Anch'io ho sempre sentito e detto
scipíto, anche non è una delle parole piú comumi da sentire in giro.
È un'accentazione che mi viene naturale, perché la conosco, ma ora che ci penso bene, non mi sembra affatto logica: se
scipito viene dal latino
*exsipĭdus, con cambio di prefisso da
insipĭdus «insipido», perché l'accentazione è diversa rispetto a quella di
sciàpido che deriva a sua volta da
*insapĭdus, rifacimento sempre di
insipĭdus?
Ma ci sono altre cose interessanti. Intanto, esiste
sciapo, variante regionale (umbra/senese/romana secondo il Battaglia) di
sciàpido, e da questo è stato derivato un verbo
sciapire ‹diventare sciapo›. Esiste poi
sciapíto, (variante di
scipíto accoppiato con
sciapo), che in pratica coincide col participio passato di
sciapire, dando luogo a una buffa ricorsività nel significato:
Sciapíto (p.p. di
sciapire) = diventato
sciapo ≈ diventato
sciapíto (agg.).
Ma insomma, che sia proprio questa la ragione della differente accentazione di
sciàpido e
sciapíto/scipíto, ovvero la desinenza
-ito, che attrae l'accento come fosse un participio passato?
In attesa di conferme o smentite, vi propongo una piccola curiosità: nel mio dialetto la parola corrispondente a
sciàpido/scipíto è «dissàpitu», probabilmente derivato dal latino tardo ‹de- sapĭdus›, e conserva l'accento sulla terzultima sillaba.
