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Ancora sul raddoppiamento fonosintattico
Inviato: ven, 07 set 2007 17:44
di Bue
Perche' se e tu vogliono il raddoppiamento fonosintattico, che non e` giustificato etimologicamente?
E` per preservare la brevita` della vocale? Ma perche' quella di tu dovrebbe essere breve, essendo lunga in latino? (Vedo ora che anche la i di SI lo era)
Grazie
PS Caixine direbbe che e` perche' il toscano deriva dall'etrusco, mica dal latino...
Inviato: ven, 07 set 2007 17:54
di Marco1971
Rispondo solo alla prima domanda: tutti i monosillabi cosiddetti forti (come tu e se congiunzione, come anche le lettere dell’alfabeto [monosillabiche] e le note musicali) determinano la cogeminazione (a meno che ci sia una pausa o «un forte dislivello di tono musicale» [Camilli]).
Aggiungo che la distinzione tra vocali lunghe e brevi s’era persa già in latino (il che spiega la fortuna di bucca[m] al posto di os, oris [lunga], che si confondeva con os, ossis [breve]).
Inviato: ven, 07 set 2007 18:22
di Bue
Marco1971 ha scritto:Rispondo solo alla prima domanda: tutti i monosillabi cosiddetti forti (come tu e se congiunzione, come anche le lettere dell’alfabeto [monosillabiche] e le note musicali) determinano la cogeminazione (a meno che ci sia una pausa o «un forte dislivello di tono musicale» [Camilli]).
Ma cosa determina se un monosillabo e` forte o no? Ad esempio, perche' "da" e` forte (in toscano) e "di" no? A me sembra un po' tautologico-mangiacodistico: un monosillabo e` forte se cogemina, e cogemina se e` forte.
Aggiungo che la distinzione tra vocali lunghe e brevi s’era persa già in latino (il che spiega la fortuna di bucca[m] al posto di os, oris [lunga], che si confondeva con os, ossis [breve]).
Beh io sapevo che si era mutata gia` nel latino parlato all'epoca di Cicerone in distinzione tra vocali aperte e chiuse (basse e medioalte), che e` rimasta fonemica in italiano, anche se non so quante (credo nessuna) coppia minima in italiano ad esempio tra "i" ed "e" chiusa, o tra "e" chiusa e aperta venga direttamente dalla corrispondente coppia minima in latino tra I lunga e breve o tra E lunga e breve.... L'unica coppia latina che mi
viene in mente e` (appunto)
venit (presente, vocale breve) vs.
venit (perfetto, vocale lunga) che ha avuto come esito
viene/venne (in cui la lunghezza relativa delle vocali si e` invertita...)
Inviato: ven, 07 set 2007 18:31
di Marco1971
Un monosillabo forte reca un accento nella frase fonetica. In
So che hai ragione, «so» è accentato. Il caso di
da è appunto etimologico: latino
de ab/ad.
Ho dimenticato di menzionare l’eccezione
po’, che non cogemina in pronuncia tipo.
Inviato: ven, 07 set 2007 18:36
di Bue
Marco1971 ha scritto:Un monosillabo forte reca un accento nella frase fonetica
"Tu" quoque?
Inviato: ven, 07 set 2007 18:40
di Marco1971
Bue ha scritto:Marco1971 ha scritto:Un monosillabo forte reca un accento nella frase fonetica
"Tu" quoque?
Certo,
come tu sai.

Inviato: ven, 07 set 2007 20:51
di Bue
Bah, io non sono convinto.
Che in una frase come "se vuoi" sul "se" ci sia un accento tonico mi sembra davvero stiracchiata...
Se il "tu" volesse un accento tonico a mio avviso non permetterebbe l'elisione prima della vocale, come in "O Tito, te t'hai ritinto il tetto"...
Inviato: ven, 07 set 2007 20:56
di Marco1971
Bue ha scritto:Bah, io non sono convinto.
A questo punto, non mi resta che invocare l’aiuto del nostro caro Infarinato.

Re: Ancora sul raddoppiamento fonosintattico
Inviato: ven, 07 set 2007 23:43
di Infarinato
Innanzitutto, bisogna distinguere tra cogeminazione «fonologica», che riguarda tutt’i polisillabi tronchi e tutt’i monosillabi accentati (cioè quei monosillabi, come appunto
tu, che
almeno in alcuni contesti possono recare un accento primario), e cogeminazione «[morfo]lessicale», che coinvolge
alcuni monosillabi non accentati (
e.g.,
se cong.,
e,
a,
da) e alcuni bisillabi piani (
come,
qualche,
dove, etc.).
Ciò premesso, vi rimando a
questo mio vecchio intervento per origine ed eziologia del fenomeno, e per la dimostrazione del fatto che
po’ non rappresenta in realtà un’«eccezione».
Per
se cong. (< *
sĭd,
non sī, che avrebbe dovuto dare
si in italiano!), poi, fermo restando che l’analogia può sempre agire nella cogeminazione morfolessicale (
dove, ad esempio, non dovrebbe cogeminare in base all’etimologia), vi rimando ai
dizionari, po’ po’ di lavativi che ’un siete altro!
P.S. La quantità della sillaba
in latino non c’entra un fico secco col raddoppiamento sintattico in italiano.

Re: Ancora sul raddoppiamento fonosintattico
Inviato: sab, 08 set 2007 10:33
di Bue
Infarinato ha scritto:vi rimando ai
dizionari, po’ po’ di lavativi che ’un siete altro!
Mannòooo, sarebbe stato molto più veloce e meno faticoso, guardare sul dizionario (d'altronde già definito in questi lidi
garzantumiera)... ma è meglio attingere direttamente alla fonte del sapere!
La quantità della sillaba in latino non c’entra un fico secco col raddoppiamento sintattico in italiano.
Oh, ecco, sono
queste le solide argomentazioni linguistiche che tagliano la testa al toro e le corna al Bue!

Inviato: dom, 09 set 2007 3:44
di Marco1971
E poi, se uno straniero come Juan Diego Flórez (tenore davvero notevole in tutt’i sensi, l’unico capace di coloratura a regola d’arte) canta /em'mia,tus'sei/ (nei belliniani Puritani, aria A te, o cara), vuol dire che la musicalità travalica tutto, /em'muzi,kalella,kodZeminats'tsjone/ [sperando di aver azzeccato gli accenti secondari...].
Inviato: dom, 09 set 2007 10:08
di Bue
Sentirò il 30 giugno a Dresda se canterà cruscantemente /ladOnnE
mm'O
bile/ o il /la'donnaE
m'O
bbile/ che invece ho spesso sentito da altri (raddoppiamento di origine meridionale "incoraggiato" dal punto di valore della nota...)
(
Qui ad esempio c'è un bel /la'donnaE
m'O
bbbil/, anzi due)
Inviato: dom, 09 set 2007 12:34
di Marco1971
Bue ha scritto:(
Qui ad esempio c'è un bel /la'donnaE
m'O
bbbil/, anzi due)
Ah no, no, no: qui la
b è scempissima (gli si può rimproverare solo una zeta sonora invece della sorda in
menzognero).
Inviato: dom, 09 set 2007 16:01
di Bue
sapevo che avrei dovuto specificare meglio... si tratta del secondo "la donna è mobil" (anzi il primo, giacché la prima volta dice "mobile", la seconda "mob(bbb)il"), quello che viene appunto dopo il "menzognero"
Inviato: dom, 09 set 2007 16:41
di Marco1971
Sul primo
mobile non c’è dubbio: la
b è chiaramente scempia; sulle altre due occorrenze, nella forma
mobil, la
b è effettivamente leggermente rafforzata, ma a un orecchio toscano non è comparabile a una doppia.
Nel canto non si possono rispettare tutte le cogeminazioni, proprio per i frequenti dislivelli di tono musicale; notavo solo che Flórez, oltre ad avere una dizione di mirabile chiarezza (e una tecnica impareggiabile per un tenore), in alcuni casi è anche capace di cogeminare.
