Termini informatici più o meno tecnici

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l'italiana
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Intervento di l'italiana »

Grazie methao_donor per la risposta!
Un dubbio simile m'è venuto anche per quanto concerne "messaggiare", nel senso di inviare messaggi.
E poi alcuni dicono "messaggio X" o "messaggiare con X" ...intendendo per X un nome proprio di persona.
Dire "messaggiare X" sa tanto di "bombardamento di messaggi ad X"...
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

Già. Quest'ultimo è però riportato dal Devoto-Oli, proprio in questa accezione.
~ Contattare mediante uno short message: l’ho messaggiato anche ieri, ma non mi ha ancora risposto
• Comunicare tramite uno short message: messaggiami l’ora dell’appuntamento.
Dé, e c'è di pòo 'asino. :lol:
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l'italiana
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Intervento di l'italiana »

methao_donor ha scritto:Già. Quest'ultimo è però riportato dal Devoto-Oli, proprio in questa accezione.…
Ma vale anche per la messaggistica istantanea (per esempio su programmi come Messenger)?
Sinceramente pensavo si riferisse solo ai messaggini del cellulare!
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

La definizione del Devoto-Oli si riferisce appunto ai messaggini del cellulare; infatti short message [service] = sms (che, tra l'altro, il D-O non riporta, limitandosi a lemmatizzare appunto short message; mah...).
Riferito ai programmi di messaggeria istantanea, direi che nel linguaggio informale si può benissimo usare (anche perché, sostanzialmente, il linguaggio "spontaneo" non si regola con altre leggi che quelle della trasparenza).
In questo caso, però, userei "con":
ad esempio, potrei dire che in questo momento messaggio con l'italiana (anche se un fòro non è propriamente un servizio di messaggeria istantanea, ma insomma sempre messaggi stiamo scambiando), mentre mi sonerebbe strano dire messaggio l'italiana (che invece, anche se non mi garba, potrei anche usare nel caso del messaggino sms).
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Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Concordo con methao_donor: farei la stessa differenza, usando con nel caso di messaggeria istantanea (anche se, a dire il vero, io dico parlo/chiacchiero/chiàstiero con). :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

A disdoro del già pregevole Devoto-Oli debbo dire che la qualità redazionale delle voci informatiche è davvero lamentevole, e short message è il colmo! La cosa piú assurda è che questi lessicografi o redattori di voci vengon meno al principio stesso del dizionario, che dovrebbe servire a spiegare il significato delle parole in modo comprensibile, e quindi qui si poteva dire messaggino, che, se anche sembra meno tecnico, non lo è affatto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
l'italiana
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Intervento di l'italiana »

Grazie per le risposte, siete stati molto gentili!
Vi avviso che da oggi sarete i miei esperti linguisti ufficiali! :D
Mi sento fortunata: mi hanno risposto anche due docenti universitari.
Sempre lo stesso dilemma: "perché non sono ancora stati inseriti nel dizionario?"
Altra domanda mi sorge spontanea: in base a cosa un termine "straniero" introdotto nel linguaggio quotidiano della nostra lingua (esempio lampante postare o messaggiare) può esser considerato a pieno titolo un neologismo? Voglio dire, se non vengono inseriti nei dizionari, (per lo meno in quelli più rispettabili, almeno nella versione "in linea", sicuramente più "facilmente aggiornabile" rispetto a quella cartacea) in base a quali criteri posso esser sicura che siani dei veri neologismi? Cioè, chi mi assicura che lo siano realmente o in base a quali regole lo si può affermare, se non stanno nel dizionario?

Grazie in anticipo per le vostre opinioni.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

I dizionari sono sempre «in ritardo» sull’evoluzione del lessico e cercano, prima di includere un neologismo, di valutarne l’effettiva diffusione e le previsioni di longevità.

Ma, per rispondere alla sua domanda, qualsiasi parola o accezione nuova in circolazione costituisce un neologismo, registrato o no, di larga o limitata diffusione. Ecco la bella definizione del Treccani in linea:
neologismo s. m. [dal fr. néologisme, comp. di néo- “neo-” e gr. λόγος “parola”, col suff. -isme “-ismo”]. – In genere, parola o locuzione nuova, non appartenente cioè al corpo lessicale di una lingua, tratta per derivazione o composizione da parole già in uso (per es., modellismo, servosterzo), o introdotta con adattamenti da altra lingua (per es., informatica, dal fr. informatique e ingl. informatics, o guerra lampo, dal ted. Blitzkrieg; ma in questi casi si parla più spesso di “prestito” o “calco”), oppure formata con elementi greci o latini (e sono di questo tipo la maggior parte dei neologismi tecnici, scientifici e d’altri linguaggi settoriali, che vengono quotidianamente coniati nelle varie lingue di cultura); la creazione di neologismi risponde alla necessità di esprimere concetti nuovi, di denominare o qualificare nuove cose e istituzioni, ma può essere anche opera di singoli parlanti, e spec. scrittori, per arricchimento del proprio lessico (nel quale caso la diffusione e circolazione del nuovo termine può essere molto limitata). Costituisce neologismo anche l’aggiunta di un significato nuovo a parola già esistente; si parla allora di n. semantico, per distinzione dagli altri, che sono detti n. lessicali (e talora, quando l’innovazione consiste in sintagmi più o meno complessi anziché in parole singole, n. sintattici).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
l'italiana
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Intervento di l'italiana »

Bene, quindi "postare" potrebbe rientrare nella categoria "neologismo semantico".
Ottima definizione! Oggi il servizio di consulenza del sito Treccani mi ha deluso, ma hanno riacquistato punti con questa definizione! 8)

Grazie Marco71!
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

l'italiana ha scritto:Bene, quindi "postare" potrebbe rientrare nella categoria "neologismo semantico".
Ottima definizione! Oggi il servizio di consulenza del sito Treccani mi ha deluso, ma hanno riacquistato punti con questa definizione! 8)

Grazie Marco71!
Mh... non sono molto convinto di questo.

Un neologismo semantico potrebbe essere, ad esempio, il caso di "programmare", a cui all'accezione usuale è stato aggiunto, negli ultimi tempi, il significato di "scrivere un programma per calcolatore".
Questa è, a tutti gli effetti, un'estensione semantica.
Diverso è secondo me il caso di "postare".
Credo non si possa dire che il significato di "scrivere un post" sia un'estensione semantica del significato originale della parola.
E' una parola affatto nuova e del tutto diversa dal "postare" italiano, e che per mera coincidenza ha una forma eguale.
Considerarle come lo "stesso" termine, secondo me, è come dire a due persone, per nulla legate, che sono lo stesso soggetto solo perché entrambi si chiamano Antonio.
Tanto più che chi usa "postare" nel gergo informatico, solitamente, ignora il significato presente sui dizionari.

Temo di essermi spiegato in maniera un po' contorta, ma spero di aver reso l'idea...

Quanto alla sua domanda iniziale: postare si può considerare, sempre secondo me, come un neologismo a tutti gli effetti, seppure io lo ritenga da evitare (come, anzi più, di pesticida o digitale; ma qui non vorrei risollevare un vespaio :D ), al pari dei vari (e ancor più orrifici :D ) codare, yieldare, spreaddare, addare ecc.

Diversa questione (casomai il suo dubbio riguardasse anche questo) è quella dei forestierismi crudi, come post, o anche termini ben più usuali come computer: questi non sono da considerarsi, direi, neologismi, quanto, appunto, semplicemente forestierismi.
Il sonno della ragione genera mostri.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Methao_donor dice, e molto chiaramente, il vero: postare nel senso di ‘mandare un intervento’ deriva dall’anglicismo ‘post’, e nulla ha che fare con postare ‘porre, collocare in un determinato luogo’ ecc., che deriva da ‘posto’. Sono omografi e omofoni come tanti altri, che nei dizionari vengono trattati separatamente, in voci diverse contrassegnate da ¹, ², ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Intervento di Freelancer »

Marco1971 ha scritto:Methao_donor dice, e molto chiaramente, il vero: postare nel senso di ‘mandare un intervento’ deriva dall’anglicismo ‘post’, e nulla ha che fare con postare ‘porre, collocare in un determinato luogo’ ecc., che deriva da ‘posto’. Sono omografi e omofoni come tanti altri, che nei dizionari vengono trattati separatamente, in voci diverse contrassegnate da ¹, ², ecc.
Penso però che il ragionamento possa essere articolato un altro po': non c'è dubbio che postare sia un verbo deverbale creato a partire da un verbo inglese (non credo esistano deverbali da verbi in italiano, o sì? mentre esistono i denominali da nomi); però c'è un motivo ben preciso perché i due sono omografi e omofoni, ossia entrambi hanno all'origine il latino positus participio passato di ponere. E in inglese esiste to post con lo stesso significato di postare ('collocare in corrispondenza di una funzionalità specifica'). Presumendo che to post nel significato di inviare sia un'estensione semantica del verbo nell'accezione originaria, ecco che postare può anche considerarsi, a posteriori, un'estensione semantica lecita, dato che l'invio di un messaggio a un forum può considerarsi una collocazione virtuale, soprattutto ora che vediamo in tempo reale il messaggio apparire sullo schermo davanti a noi. Insomma postare ha in sé una complessità etimologica e lessicale che, devo dire, mi fa riflettere sull'opportunità di condannarne recisamente - come sinora facevo - l'uso nel significato informatico.
Bue
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Intervento di Bue »

Ma to post nel senso di "inviare" (la posta) non si diceva impostare, una volta?
O era un regionalismo nordico? Io lo usavo come sinonimo di "imbucare".
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Bue ha scritto:Ma to post nel senso di "inviare" (la posta) non si diceva impostare, una volta?
Certo.
Nell'altro forum avevo scritto:
bubu7 su WordReferenceForums ha scritto:Strutturalmente postare è italiano al cento per cento. Richiama poi i servizi postali, il che non guasta.
Certo, ha un vizio d'origine ma quante parole italiane possono presentare una genealogia immacolata?
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
l'italiana
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Intervento di l'italiana »

Buongiorno a tutti!
Scusate ma non ho capito bene le vostre risposte...mi spiego meglio.
Riprendendo la frase del Treccani:
Costituisce neologismo anche l’aggiunta di un significato nuovo a parola già esistente; si parla allora di n. semantico, per distinzione dagli altri, che sono detti n. lessicali (e talora, quando l’innovazione consiste in sintagmi più o meno complessi anziché in parole singole, n. sintattici).
Se postare era già presente nella lingua italiana con un altro significato (dal De Mauro: porre, collocare in un determinato luogo | disporre truppe o artiglierie nelle opportune postazioni) e ne assume uno nuovo, quello di "inviare i messaggi", non posso considerarlo come neologismo semantico?
Avevo intuito questa spiegazione in questo modo.... :oops:

(Ciao bubu!!! :D )
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