Le parole nel cuore
Moderatore: Cruscanti
Le parole nel cuore
In tutta ovvietà non esistono, linguisticamente parlando, vocaboli belli o brutti; ma nondimeno abbiamo tutti un senso estetico e un rapporto affettivo con le parole della nostra lingua. Vorrei dare qui l’abbrivo a uno scambio sui sentimenti nei confronti di voci o espressioni, siano essi positivi o negativi (ma soprattutto positivi, mi auguro); e apro le danze con tre parole che rèputo particolarmente pulcre (:D).
arcobalenare splendere come l’arcobaleno (anche fig.)
Il tuo ridente fremito...
coordina la densa terra in lena
d’umanità, la cui volontà buona
nelle tue gesta d’Uomo arcobalena. (Onofri)
estuante/estuoso che arde, che avvampa, che ribolle; bollente, caldissimo / ondeggiante, fluttuante [fra altri significati]
Le giornate lunghe, calde, senza rifiati paiono mutar la Terra e i corpi celesti a forza di sole in una fiammea ed estuante materia stellare. (Bacchelli)
Vorrei
vivere, in questa calda selva australe,
in quest’aridità d’ombre estuose. (D’Annunzio)
irène Pace (coll’agg. irènico)
Impertèrrito continuai a rispondere nel greco del Crisòstomo, dalla irene superna, dalla irene del mondo, dalla salute delle anime in terra. [accenti grafici miei] (D’Annunzio)
arcobalenare splendere come l’arcobaleno (anche fig.)
Il tuo ridente fremito...
coordina la densa terra in lena
d’umanità, la cui volontà buona
nelle tue gesta d’Uomo arcobalena. (Onofri)
estuante/estuoso che arde, che avvampa, che ribolle; bollente, caldissimo / ondeggiante, fluttuante [fra altri significati]
Le giornate lunghe, calde, senza rifiati paiono mutar la Terra e i corpi celesti a forza di sole in una fiammea ed estuante materia stellare. (Bacchelli)
Vorrei
vivere, in questa calda selva australe,
in quest’aridità d’ombre estuose. (D’Annunzio)
irène Pace (coll’agg. irènico)
Impertèrrito continuai a rispondere nel greco del Crisòstomo, dalla irene superna, dalla irene del mondo, dalla salute delle anime in terra. [accenti grafici miei] (D’Annunzio)
Marco ha scritto:
Aggiungo il mio granello
:
vociare parlare a voce alta, in modo sguaiato;
veruno alcuno, nessuno, in espressioni negative;
balenare che ha piú significati: lampeggiare; risplendere di colpo o a tratti di luce viva (una fiamma balenò nella notte);
apparire fugacemente; barcollare, vacillare; emanare, sprigionare splendore:
La terra lagrimosa diede vento, che balenò una luce vermiglia (Dante)
Il mare, mentre più cresceva il giorno, balenava fra i tronchi... (D'Annunzio).
Aulire: profumare, olezzare, mandare buon odore; O voi che fate tutti i venti aulire (D'Annunzio).
E infine un'aggettivo che non conoscevo punto (:oops:) cerùleo: di colore azzurro chiaro.
Ha proprio ragione, Marco!In tutta ovvietà non esistono, linguisticamente parlando, vocaboli belli o brutti; ma nondimeno abbiamo tutti un senso estetico e un rapporto affettivo con le parole della nostra lingua. Vorrei dare qui l’abbrivo a uno scambio sui sentimenti nei confronti di voci o espressioni, siano essi positivi o negativi (ma soprattutto positivi, mi auguro)

Aggiungo il mio granello

vociare parlare a voce alta, in modo sguaiato;
veruno alcuno, nessuno, in espressioni negative;
balenare che ha piú significati: lampeggiare; risplendere di colpo o a tratti di luce viva (una fiamma balenò nella notte);
apparire fugacemente; barcollare, vacillare; emanare, sprigionare splendore:
La terra lagrimosa diede vento, che balenò una luce vermiglia (Dante)
Il mare, mentre più cresceva il giorno, balenava fra i tronchi... (D'Annunzio).
Aulire: profumare, olezzare, mandare buon odore; O voi che fate tutti i venti aulire (D'Annunzio).
E infine un'aggettivo che non conoscevo punto (:oops:) cerùleo: di colore azzurro chiaro.
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________
Arianna
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________
Arianna
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Mi affeziono specie alle parole dall'etimologia particolarmente affascinante.
Eccone alcune.
maieutica: l'arte di far partorire un pensiero definito, perfetto
apodittico: che è evidente e non ha bisogno di dimostrazione, da apodéiknymi "io mostro"
embricarsi: sovrapporsi e incastrarsi formando un tutt'uno inestricabile, come le tegole (embrici)
Eccone alcune.
maieutica: l'arte di far partorire un pensiero definito, perfetto
apodittico: che è evidente e non ha bisogno di dimostrazione, da apodéiknymi "io mostro"
embricarsi: sovrapporsi e incastrarsi formando un tutt'uno inestricabile, come le tegole (embrici)
Ultima modifica di Federico in data sab, 05 mar 2011 15:46, modificato 1 volta in totale.
Piú che parole « del cuore », voglio proporne qui alcune di preziose:
Tra i suoni:
bruire, murmure, baccheggiare, chioccolare, mugliare, tinnire;
Tra gli odori:
aulente, fragrare, redolente;
Tra i colori, ricollegandomi al ceruleo di Arianna:
celesti: cilestre, biadetto, glauco
bianchi: niveo, liliale, opalino, terreo, lattescente,
rossi: vinato, marocchino, puniceo, roggio, rutilante.
Tra i suoni:
bruire, murmure, baccheggiare, chioccolare, mugliare, tinnire;
Tra gli odori:
aulente, fragrare, redolente;
Tra i colori, ricollegandomi al ceruleo di Arianna:
celesti: cilestre, biadetto, glauco
bianchi: niveo, liliale, opalino, terreo, lattescente,
rossi: vinato, marocchino, puniceo, roggio, rutilante.
Sui colori, mi garbano particolarmente ciàneo (o cianèo, ma lo preferisco con l’accentazione greca) e rubro:
ciàneo (cianèo): azzurro scuro
S’apria di nero cianèo scolpita
nel fianco della rupe una spelonca
sacra di Pindo alle fanciulle e cara
piú che l’antro cirrèo. (Monti)
rubro: rosso vivo (del sangue, del corallo) / rossastro per effetto della luce del sole (il cielo, i monti, ecc.)
Indi facendo mille congetture
sopra la mala notte e ’l crudel sonno,
de la casta sua dea venne a’ delubri
già fatti al novo sole i monti rubri. (Erasmo da Valvasone)
Grazie per i vostri contributi, che, spero, cresceranno.
ciàneo (cianèo): azzurro scuro
S’apria di nero cianèo scolpita
nel fianco della rupe una spelonca
sacra di Pindo alle fanciulle e cara
piú che l’antro cirrèo. (Monti)
rubro: rosso vivo (del sangue, del corallo) / rossastro per effetto della luce del sole (il cielo, i monti, ecc.)
Indi facendo mille congetture
sopra la mala notte e ’l crudel sonno,
de la casta sua dea venne a’ delubri
già fatti al novo sole i monti rubri. (Erasmo da Valvasone)
Grazie per i vostri contributi, che, spero, cresceranno.

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Re: Le parole nel cuore
Per me le «parole del cuore» non possono che essere quelle del mio «lessico familiare» [toscano]. Eccone alcune in ordine sparso: babbo, gota, asserpolarsi, gemicare, incignare, tregenda, cecína, chiotto, chetare.
Disseppellisco questo filone per proporvi il bellissimo verbo esurire, pulcro piú nella forma del participio presente esuriente e in quella del gerundio esuriendo, di dantesca memoria (Purg., 24-154):
E senti’ dir: «Beati cui alluma
tanto di grazia, che l’amor del gusto
nel petto lor troppo disir non fuma,
esurïendo sempre quanto è giusto!»
Il verbo, marcato come ‘letterario antico’ dal Battaglia ma come solo ‘letterario’ dal GRADIT, si coniuga esurisco, esurisci, ecc., e significa «Aver fame; aver voglia, bramare».
Incompleta (e quindi in parte sbagliata) l’annotazione del GRADIT: «forme attestate: ger. pres. esuriendo, inf. pres.». È attestato anche il participio presente esuriente, in S. Maria Maddalena de’ Pazzi e in Pascoli (e, vedo nella LIZ[a], anche in Serdini).
Chiudo con una noterella: in inglese si usa tuttora, perlopiú in tono scherzoso, l’aggettivo esurient. (Hanno tolto le ultime lettere della forma latina, per rendere il forestierismo di fattura anglofona.
)
E senti’ dir: «Beati cui alluma
tanto di grazia, che l’amor del gusto
nel petto lor troppo disir non fuma,
esurïendo sempre quanto è giusto!»
Il verbo, marcato come ‘letterario antico’ dal Battaglia ma come solo ‘letterario’ dal GRADIT, si coniuga esurisco, esurisci, ecc., e significa «Aver fame; aver voglia, bramare».
Incompleta (e quindi in parte sbagliata) l’annotazione del GRADIT: «forme attestate: ger. pres. esuriendo, inf. pres.». È attestato anche il participio presente esuriente, in S. Maria Maddalena de’ Pazzi e in Pascoli (e, vedo nella LIZ[a], anche in Serdini).
Chiudo con una noterella: in inglese si usa tuttora, perlopiú in tono scherzoso, l’aggettivo esurient. (Hanno tolto le ultime lettere della forma latina, per rendere il forestierismo di fattura anglofona.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 1725
- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
È un verbo pulcherrimo; peccato che il DOP, il DISC e il Gabrielli in rete non lo attestino. È "snobbato" anche da buona parte dei "coniugatori".
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Sapevo che un amante della lingua come lei avrebbe apprezzato. 
Per quanto riguarda i coniugatori in rete, c’è da dire che a parte le loro molte imprecisioni non registrano – anche per motivi pratici – i verbi d’uso prettamente letterario.

Per quanto riguarda i coniugatori in rete, c’è da dire che a parte le loro molte imprecisioni non registrano – anche per motivi pratici – i verbi d’uso prettamente letterario.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Oggi vorrei condividere con voi la bellezza del verbo letterario angere, che significa «opprimere, angustiare» ed è attestato a partire dal Petrarca (piacque tanto al Tasso che ne abusò, smussandone il musico sapore).
...non edra, abete, pin, faggio o genebro
poria ’l foco allentar che ’l cor tristo ange,
quant’un bel rio ch’ad ognor meco piange,
co l’arboscel che ’n rime orno et celebro. (Petrarca, Canzoniere, 148)
Il mio cor m’ange, Anfrido; ei mi comanda
Alte e nobili cose; e la fortuna
Mi condanna ad inique: e strascinato
Vo per la via ch’io non mi scelsi, oscura
Senza scopo: e il mio cor s’inaridisce,
Come il germe caduto in rio terreno,
E balzato dal vento. (Manzoni, Adelchi, atto 3, scena 1)
Voi sospirate!... Che v’ange tanto?
Lo dite a questa povera figlia...
Se v’ha mistero... per lei sia franto...
Ch’ella conosca la sua famiglia. (Verdi, Rigoletto, atto 1, scena 9 [libretto di Piave])
Tal, dopo sí gran guerra, dopo tanta notte funesta,
dopo l’amaro tedio, dopo il lamento vile,
(lungi per sempre, lungi, o sogni, dall’anima nostra:
sogni, che troppo un giorno perseguitammo in vano!)
l’anima, liberata di tutte procelle, respira;
non il ricordo l’ange, non il desío l’acceca,
più non la morde cura d’antichi amori o novelli,
ansia non piú l’affanna d’altri ignorati beni.
L’anima sta: tranquilla rispecchia la vita e raccoglie
entro il suo vasto cerchio l’anima delle cose. (D’Annunzio, Elegie romane, «Dal monte Pincio»)
...non edra, abete, pin, faggio o genebro
poria ’l foco allentar che ’l cor tristo ange,
quant’un bel rio ch’ad ognor meco piange,
co l’arboscel che ’n rime orno et celebro. (Petrarca, Canzoniere, 148)
Il mio cor m’ange, Anfrido; ei mi comanda
Alte e nobili cose; e la fortuna
Mi condanna ad inique: e strascinato
Vo per la via ch’io non mi scelsi, oscura
Senza scopo: e il mio cor s’inaridisce,
Come il germe caduto in rio terreno,
E balzato dal vento. (Manzoni, Adelchi, atto 3, scena 1)
Voi sospirate!... Che v’ange tanto?
Lo dite a questa povera figlia...
Se v’ha mistero... per lei sia franto...
Ch’ella conosca la sua famiglia. (Verdi, Rigoletto, atto 1, scena 9 [libretto di Piave])
Tal, dopo sí gran guerra, dopo tanta notte funesta,
dopo l’amaro tedio, dopo il lamento vile,
(lungi per sempre, lungi, o sogni, dall’anima nostra:
sogni, che troppo un giorno perseguitammo in vano!)
l’anima, liberata di tutte procelle, respira;
non il ricordo l’ange, non il desío l’acceca,
più non la morde cura d’antichi amori o novelli,
ansia non piú l’affanna d’altri ignorati beni.
L’anima sta: tranquilla rispecchia la vita e raccoglie
entro il suo vasto cerchio l’anima delle cose. (D’Annunzio, Elegie romane, «Dal monte Pincio»)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fluttivagocerúleo!
(Trovato per caso nel Battaglia, cercando altro.)
Letter. Azzurro e vagante come le onde del mare.
Cento d’intorno al nobil carro nuotano
e Tetidi e Nereidi
fluttivaghecerulee,
col biforcuto piè. (Baruffaldi)
Col nostro serbatoio lessicale sconfinato e obliato potremmo colmare tutte le presunte lacune d’oggi!

Letter. Azzurro e vagante come le onde del mare.
Cento d’intorno al nobil carro nuotano
e Tetidi e Nereidi
fluttivaghecerulee,
col biforcuto piè. (Baruffaldi)
Col nostro serbatoio lessicale sconfinato e obliato potremmo colmare tutte le presunte lacune d’oggi!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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