Nicola Spada, chi era costui?

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Andrea D'Emilio
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Nicola Spada, chi era costui?

Intervento di Andrea D'Emilio »

Ho letto il suo La lingua italiana, Tipografia delle Mantellate, Roma, 1964, e m'è parso un linguista pugnace. Qualcuno ne sa qualcosa?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Non l’ho mai sentito nominare… Potrebbe darci qualche esempio della sua pugnacità linguistica? :D
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea D'Emilio
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Intervento di Andrea D'Emilio »

Nel libro si trovano parole da evitare, espressioni improprie, sottili distinzioni semantiche... presenterò esempi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie. :) Basta che non sia il solito purismo gratuito... :?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea D'Emilio
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Intervento di Andrea D'Emilio »

Mi spiega che cos'è il purismo gratuito? E il neopurismo glottotecnico? Quale purismo è puro davvero? Grazie.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Andrea D'Emilio ha scritto:Mi spiega che cos'è il purismo gratuito? E il neopurismo glottotecnico? Quale purismo è puro davvero? Grazie.
Io comincerei di qui.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Il purismo tradizionale rifiuta qualsiasi innovazione (neoformazioni, adattamenti di parole straniere, slittamenti semantici non rispondenti all’etimo, ecc.). Esso «rifiuta e condanna con intransigenza i neologismi e ogni tipo di apporto da altre lingue o dialetti, e propone di rifarsi al modello autorevole e indiscusso di autori classici di età considerate auree, per difendere e salvaguardare la purezza lessicale, grammaticale e sintattica della lingua nazionale.» (Treccani)

Il neopurismo, invece, al quale mi associo, tende a «un’equilibrata difesa dei valori tradizionali, storici e sistematici della nostra lingua pur accettando, se necessarie o opportune, tutte le innovazioni, lessicali e grammaticali, che s’inseriscano nel nostro sistema o almeno non vi contrastino apertamente.» (Stessa fonte)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea D'Emilio
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Intervento di Andrea D'Emilio »

Spada condanna chi scrive ''un mese, un anno fa'': si dovrebbe dire ''un mese addietro, or è un anno''. Fa indicherebbe il tempo trascorso da poco, nel giorno in cui si parla: ''un'ora fa''.
Ma perché?

''Perdere'' è senza speranza di ritrovare, diversamente da ''smarrire'' (Spada cita Rodinò, Repertorio per la lingua italiana di voci non buone o male adoperate, Tipografia del Fibreno, Napoli, 1866).

''Ognuno'' per i molti, ''ciascuno'' per i pochi.

''Parere'' di cosa più vicina al vero (lat. appareo: ''Tanto gentile e tanto onesta pare''), ''sembrare'' per una somiglianza più vaga.

''Divenire'', per effetto lento e regolare, ''diventare'' per cambiamento più visibile (Spada cita Tommaseo).
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Andrea D'Emilio ha scritto:Spada condanna chi scrive ''un mese, un anno fa'': si dovrebbe dire ''un mese addietro, or è un anno''. Fa indicherebbe il tempo trascorso da poco, nel giorno in cui si parla: ''un'ora fa''.
Ma perché?
Molto sollazzevole, questo Spada... Forse era fuor di senno quando scrisse ciò, oppure troppo digiuno di letteratura: il costrutto con fa è antichissimo e si trova persino nel dugentista senese Cecco Angiolieri (Rime, 67):

Ma s’io prendessi di rinnamorarmi,
in questo modo mi v’accordarei:
ch’Amor dovesse ’n prim’assicurarmi
di quella che m’ha mort’anni fa sei,
che non dovesse su’ pregio tornarmi;
se non, lo ’nfern’ a gran boce cherrei.


Tutte queste distinzioni – tranne forse quella tra perdere e smarrire – sono vani arzigogoli, affatto estranei alla realtà linguistica.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Andrea D'Emilio
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Intervento di Andrea D'Emilio »

Il ''fa'' da usare in giornata non ce l'ho trovato, ma le altre distinzioni sono registrate nel Dizionario dei sinonimi di Tommaseo.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Certo, ha ragione. Ma egli era d’uopo sottolineare che trattasi di distinzioni non applicabili all’italiano d’oggi (ma valevano davvero nell’Ottocento?). Lei avrà senz’altro visto che non discutiamo solo di italiano corrente, anzi, sovente proprio di sottigliezze e di forme e usi letterari. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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