«Stare sul chi va là» e «stare sul chi vive»

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Moderatore: Cruscanti

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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:Ma per «chi va là [in quel posto]?», «chi [ci] va là», «chi [è che] va laggiù» ecc.?
Ho fatto una ricerca molto rapida: raffinandola un po’, sono sicuro che qualche esempio si troverebbe… Tuttavia, io cercavo una locuzione fissa che potesse essere alla base della locuzione esclamativa stereotipata [militare] di cui sopra, e mi parrebbe difficile imputare l’assenza totale di risultati a una mera lacuna del corpus
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Infarinato ha scritto:No, semmai è la grafia [univerbata] a rispecchiare una pronuncia ormai consolidata [per la locuzione esclamativa]… ;) Una pronuncia alla cui origine vedrei una tipica cristallizzazione d’àmbito militaresco.

Del resto non v’è traccia di chi va là (tosc. mod. «chi c’è costí?») in fiorentino/toscano antico: solo chi è là? (esempi con quel preciso significato in Boccaccio e Sacchetti).

Anzi, potrebbe addirittura trattarsi d’un prestito, probabilmente dal francese (forse attraverso l’italiano settentrionale): il GRADIT data la locuzione di comando al 1791, mentre secondo il Littré il francese qui(-)va(-)là ? risalirebbe almeno al XVI secolo. :)
Grazie mille della dettagliata risposta. E il che non cogeminante di piuccheperfetto a che cosa può essere dovuto, secondo lei?

Tirando un po' le fila del discorso, sia chi va là? sia chi vive? sono esclamazioni di origine francese. Il DOP non riporta chi vive?, perciò non possiamo avere un'attestazione della sua pronuncia, ma, mi confermeranno Infarinato, Marco e gli altri toscani, si dovrebbe comunque dire /ki 'vvive/. Insomma, ci dovrebb'essere una normalizzazione secondo la pronuncia toscana cogeminante dell'imprestito dal francese (mi si corregga la terminologia, se è inesatta).
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Ferdinand Bardamu ha scritto:E il che non cogeminante di piuccheperfetto a che cosa può essere dovuto, secondo lei?
Tutte le attestazioni antiche (non anteriori al Cinquecento, comunque) presentano —mi pare, Marco mi corregga— la grafia staccata, ergo bisognerebbe vedere quale grammatico ha usato per primo la grafia unita [senza raddoppiamento dopo che]… che non è nemmeno detto rispecchiasse la pronuncia dello scrivente (…è un po’ come se i nostri posteri evincessero [anche] per i parlanti [centromeridionali] di oggi una pronuncia quale /pidu'ista/ dalla grafia [di gran lunga piú comune, ma poco raccomandabile] piduista anziché la reale /piddu'ista/).

Poiché si tratta d’un tecnicismo d’uso assai ristretto [anche fra i parlanti colti], avrà finito col prevalere [magari di pochissimo] una delle due grafie unite (quale che fosse, probabilmente quella «meno corretta») senza che vi fosse strenua opposizione da parte dei sostenitori dell’altro «partito».
Ferdinand Bardamu ha scritto:Tirando un po' le fila del discorso, sia chi va là? sia chi vive? sono esclamazioni di origine francese. […] ci dovrebb'essere una normalizzazione secondo la pronuncia toscana cogeminante dell'imprestito dal francese…
Non credo che le due locuzioni siano comparabili. Chi vive? può essere interpretata soltanto come uso particolare [= «militare»] dell’omografa [e omofona] proposizione interrogativa, e quindi non può che essere pronunciata allo stesso modo (intonazione a parte). Chi va là?, invece, (lo abbiamo già detto) non ha corrispondenti diretti in italiano [toscano, antico o moderno], ergo, soprattutto se giuntavi già con laterale degeminata e caratteristica intonazione militaresca, dovette risultare difficilmente riconoscibile ai parlanti nativi da non indurli a «raddrizzarne» la quantità consonantica.

Chiudo con un’ultima considerazione sul [canepariano] «bilanciamento eufonico», a scanso d’equivoci: esso è sicuramente reale, ma —direi— vale di piú per la pronuncia moderna che per quella tradizionale (il raddoppiamento fonosintattico di tipo toscano [al contrario di altri] soffre davvero pochissime eccezioni: cfr. Agostiniani 1992, op. cit., e M. Loporcaro, L’origine del raddoppiamento fonosintattico: saggio di fonologia diacronica romanza, Basel and Tübingen: «Francke Verlag», 1997) e piú per i lunghi enunciati [con molti monosillabi forti] che per quelli brevi.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Infarinato ha scritto:Tutte le attestazioni antiche (non anteriori al Cinquecento, comunque) presentano —mi pare, Marco mi corregga— la grafia staccata...
Esatto. Nella BIZ[a] non si rinviene alcuna ricorrenza della forma univerbata (né con una né con due ‘p’). In Leopardi si trova scritta in due modi diversi, come in questo passo dello Zibaldone:

Quest’uso dell’indicativo preterito piucchè perfetto in luogo e in senso del piucchè perfetto dell’ottativo o soggiuntivo, è frequentissimo presso i latini massime allora quando esso va congiunto con altro più che perfetto del soggiuntivo, onde sarebbe stato bisogno il duplicar questo, come nel cit. luogo, dove se in vece di fuerat poneste fuisset, raddoppiereste quel fuisset (fosse stata) che viene subito dopo. (4 dicembre 1821)

P.S. Cercando piucche*, ho trovato, in forma abbreviata, questo:

...provasi e dal suo significato del presente (or perchè ciò s’e’ fosse il proprio perfetto di nosco? il quale ha pure il presente ec.) e dell’imperf. nel piuccheperf. ec.

Forse Leopardi non cogeminava dopo il che?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

Infarinato ha scritto:una pronuncia quale /pidu'ista/ dalla grafia [di gran lunga piú comune, ma poco raccomandabile] piduista anziché la reale /piddu'ista/.
C'è anche tivù per il [più] corretto tivvù, molto comune nel linguaggio giornalistico.
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