[Regola fantasma]GN davanti a 1 vocale, N davanti a 2 vocali

Spazio di discussione su questioni di grafematica e ortografia

Moderatore: Cruscanti

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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Andrea Russo ha scritto:
.Silvia. ha scritto:L'ABC (o abicì)
Direi abbiccì. La grafia abicì (il DOP commenta: meno bene) non mi pare affatto naturale.

Rispetto la Sua percezione innaturale, tuttavia per me è naturalissima.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

.Silvia. ha scritto:Seriamente, se facciamo passare il messaggio che le regoline vanno bene per i bambini perché non sono in grado di assimilare concetti complessi, allora non stupiamoci delle regole fantasma. Gran parte, se non tutte, vengono da lì.
Questo è vero. Bisognerebbe trovare un punto d’accordo tra le due cose. Le regole generalizzate sono giustificate se si tratta di pargoletti, man mano che s'avanza colla scuola (e con le letture personali) i precedenti dettàmi s'hanno da sfatare gradualmente.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

.Silvia. ha scritto:
Sandro1991 ha scritto:Diamo a studiare la grammatica di Serianni alle elementari? :P
Alla scuola dell'obbligo, Serianni non sanno chi sia :-)
Forse questo è "il" problema.

Seriamente, se facciamo passare il messaggio che le regoline vanno bene per i bambini perché non sono in grado di assimilare concetti complessi, allora non stupiamoci delle regole fantasma. Gran parte, se non tutte, vengono da lì.
Il problema non è che alle elementari ci siano delle (necessarie) semplificazioni. Sarebbe ingiusto (e anche un po’ ridicolo) pretendere che un bambino di otto anni impari, che so, che in vendesi c'è un relitto della legge di Tobler-Mussafia.

Il vero problema è che allo stesso bambino, quando arriva alle medie o alle superiori, non s’insegna a superare certe regolette pratiche apprese alle elementari, quelle regolette che qui etichettiamo come «fantasma». Anzi, s’incoraggia il povero alunno a perseverare negli stessi pregiudizi.

C’è un tempo per tutto, e quel che può essere tollerato durante l’apprendimento dell’abbiccì [son veneto, anche me vien più naturale abicì, ma le lettere dell’alfabeto, in italiano, cogeminano] dovrebbe essere superato negli stadi successivi. Questa è la mia modesta opinione.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

.Silvia. ha scritto:
Andrea Russo ha scritto:Direi abbiccì. La grafia abicì (il DOP commenta: meno bene) non mi pare affatto naturale.

Rispetto la Sua percezione innaturale, tuttavia per me è naturalissima.
Spero voglia anche rispettare la pronuncia neutra (o «normale») dell’italiano (tradizionale fiorentina e moderna «canepariana»), in cui bi (B) e ci (C) sono monosillabi forti (o «cogeminanti»): /ˈbi*/, /ˈʧi*/. ;)
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Il problema non è che alle elementari ci siano delle (necessarie) semplificazioni. Sarebbe ingiusto (e anche un po’ ridicolo) pretendere che un bambino di otto anni impari, che so, che in vendesi c'è un relitto della legge di Tobler-Mussafia.

Il vero problema è che allo stesso bambino, quando arriva alle medie o alle superiori, non s’insegna a superare certe regolette pratiche apprese alle elementari, quelle regolette che qui etichettiamo come «fantasma». Anzi, s’incoraggia il povero alunno a perseverare negli stessi pregiudizi.

C’è un tempo per tutto, e quel che può essere tollerato durante l’apprendimento dell’abbiccì [son veneto, anche me vien più naturale abicì, ma le lettere dell’alfabeto, in italiano, cogeminano] dovrebbe essere superato negli stadi successivi. Questa è la mia modesta opinione.
Dov’è il pulsante mi garba? :wink:
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Bimbi, e se si cominciasse a far pronunciare [in italiano] gn /*ɲ/ e (n)ni /(n)nj/, o ’un si farebbe prima [che a insegnare «regolette» per lo scritto]? ;)
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.Silvia.
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Intervento di .Silvia. »

Infarinato ha scritto: Spero voglia anche rispettare la pronuncia neutra (o «normale») dell’italiano (tradizionale fiorentina e moderna «canepariana»), in cui bi (B) e ci (C) sono monosillabi forti (o «cogeminanti»): /ˈbi*/, /ˈʧi*/. ;)

La rispetto, ma non la osservo :)
La mia pronuncia non è neutra e dovrei fare uno sforzo... talvolta ci riesco, ma non sempre. Spero questo non rappresenti, per Lei, un problema.
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
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Intervento di .Silvia. »

Infarinato ha scritto:Bimbi, e se si cominciasse a far pronunciare [in italiano] gn /*ɲ/ e (n)ni /(n)nj/, o ’un si farebbe prima [che a insegnare «regolette» per lo scritto]? ;)
Bisognerebbe prevedere un corso apposito di formazione per tutti i (nuovi) docenti nel corso di laurea di Scienze della formazione o tutti gli altri previsti per l'abilitazione all'insegnamento nelle scuole italiane. Cominciando ora... tra 40 anni dovremmo essere a posto!
A te ricorro; e prego ché mi porghi mano
A trarmi fuor del pelago, onde uscire,
S'io tentassi da me, sarebbe vano.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Il problema è che per gli insegnanti italiani tutto è "difficile": la matematica, la grammatica, la storia, ecc. e a ogni ciclo di studi sempre lo ripetono. Ma se si parte dal presupposto che tutto è difficile, che tutto va semplificato per essere imparato, che qualche piccolo sforzo in più è inutile perché tanto "è difficile", alla fine del percorso percorso di studi non si sarà imparato nulla perché "tanto è difficile!": è la classica profezia che si autoavvera.
A un bambino di sei-sette anni puoi certo parlare di foni, fonemi, digrammi e grafemi, ma gli si può comunque spiegare che l'italiano ha 30 suoni e 21 segni, e che alcuni suoni sono rappresentati da due segni (e per fortuna che la nostra è una delle ortografie più semplici); e in quinta dovrebbe essere già consapevole che alle medie dovrà imparare quali sono quelle, in fondo poche, eccezioni ortografiche.
Bue
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Intervento di Bue »

Io della mia, di infanzie, ricordo le regole insegnatemi dalla mia maestra elementare (che nel 1969 si definiva "all'antica") e che io prendevo per regole assolute e ferree, per nessuna ragione al mondo aggirabili o frangibili.

Tra queste:

- l'unica parola contenente il gruppo GNIA e` "compagnia"(risultato: quando, a 26 anni suonati e in possesso di laurea,vidi "Vergogniamoci!" come titolo cubitale di un giornale, mi scandalizzai oltremodo);

- CIA --> CIE se preceduto da vocale, --> CE se preceduto da consonante, senza eccezione alcuna (risultato: essendo ancora alle elementari e avendo letto PROVINCIE nell'insegna di una banca, giudicai vergognosamente ignoranti gli estensori dell'insegna stessa);

- le varie proibizioni assolute come l'accento su "se stesso", "gli" per "a lei" o "a loro", ecc., che sappiamo essere regole non fondate.

Queste "regole fantasma" non sono necessariamente quindi proprie delle nuove generazioni. Inoltre, a volte dare regole troppo ferree puo` dar luogo a rigidita` non giustificate. Certo, probabilmente e` meglio qualche regola ingiustificata in piu` che molte regole giustificate in meno...
Andrea Russo
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Intervento di Andrea Russo »

Bue ha scritto:Queste "regole fantasma" non sono necessariamente quindi proprie delle nuove generazioni.
Secondo me non lo sono affatto. Credo che siano proprio delle regole fantasma ereditate dalle generazioni passate, e che le insegnanti (o gl'insegnanti) di oggi persistono a spiegare agli alunni delle scuole elementari.

Un'altra cosa: perché quest'avversione contro l'accento su sé stesso? Posso (quasi) capire chi dice che non è necessario perché è il contesto che diambigua, ma per qual motivo non devo accentarlo?
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