Il filone dello sfogo: quali pronunce non sopportate punto?

Spazio di discussione su questioni di fonetica, fonologia e ortoepia

Moderatore: Cruscanti

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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Souchou-sama ha scritto:Ah, peccato: molti veneti possono sfruttar il loro «-èr-» per pronunciar correttamente i suffissi /-jɛre, -jɛro/.
Le dirò: forse si tratta di una sorta d'ipercorrettismo o, comunque, di desiderio di allontanarsi dal dialetto. Gli anziani e i semicolti che si sforzano di parlare italiano, dicono, coerentemente, bichière (sic), intèro, vèro [in dialetto l'apertura della e distingue vèro, ‘vero’, e véro, ‘vetro’].
Souchou-sama ha scritto:Lo chiedevo perché, appunto, il Canepàri –che è veneziano– segnala un’alta frequenza della pronuncia «èlevo», che tuttavia –qui in Lombardia o altrove– non ho mai sentito.
Allora ho nobilitato una pronuncia che mi viene spontanea. Molto interessante, grazie.

Ah, quanto a pronunce odiose, aggiungo quel periódo di cui parlavo qui.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Andrea Russo ha scritto:Fausto, è sicuro che sia léccornia? :roll: In genere l'errore che fanno in tanti è leccòrnia...
Sí, oltre a leccòrnia, da lei citato.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

Marco1971 ha scritto:Pronunce che non sopporto (oltre a quelle già menzionate): íncavo, guàina, facòcero.
Ha ragione. Eppure, è rarissimo sentire la pronuncia corretta d’incàvo e facocèro — davvero troppo raro, per esser la pronuncia «moderna»! :(
Fausto Raso ha scritto:sàlubre, utènsile, zàffiro, càduco
Luca86 ha scritto:dòccia, -ògna/o (vergògna, sògno, ecc.), bósco, cósto, spórco, vèndere, mèttere, dèvio (v. deviare), Frìuli
Vi ringrazio: anch’io non sopporto queste pronunce in particolare, ma non m’erano sovvenute!
Andrea Russo ha scritto:Anche se non è la pronuncia stàndara il DOP mi "rassicura" spiegando che la e aperta è tipica della pronuncia pisana e senese.
Infatti, anche il DiPI dà «ˈmettere [T e/ɛ]». E mi pare proprio che anche una mia (ex-)docente universitaria pisana dicesse *mèttere. :)
u merlu rucà ha scritto:Sono abbastanza tollerante, anche perché appartengo alla fazione di quelli che accettano il fatto che l'italiano è diventato una lingua nazionale
Sí – sulla carta, però. E stia attento a non confonder la «tolleranza» con… la permissività! ;)
u merlu rucà ha scritto:Non riuscirò mai a dire tsio/tsucca/tsucchero, se non per prendere benevolmente in giro qualche amico toscano :D
Se lo lasci dire: ha davvero uno strano modo di scegliere chi prender in giro. :D
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Tra le pronunce regionali che mi recan noia, ci sono fóto e tópo, sentite in Trentino. Nazionalmente, ci sono poi gli obbrobri *accellerare e *ombellico.
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Intervento di Souchou-sama »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Tra le pronunce regionali che mi recan noia, ci sono fóto e tópo, sentite in Trentino. Nazionalmente, ci sono poi gli obbrobri *accellerare e *ombellico.
S’immagini che anche qui, nella «Lombardia orientale», sono molto diffuse le orribili *fóto e *móto (s.f.); *tópo, invece, dovrebbe esser tipicamente veneto. *Accellerare, qui, è diffusissimo, e altrettanto detestabile.

Comunque, alle pronunce insopportabili supra elencate, aggiungo: *dètto (< dire), *strètto; *fèsso («sciocco»), *stèsso; il congiuntivo imperfetto in *-èss-; colluttorio; liquerizia; *avvanzo; *pói; *fèrmo, *schèrmo, *schèrzo, *vèrde; tanto *léggere (v.) quanto *leggére (agg.); *lègge («norma») e *légge (egli); *péggio; *succédere &c; *pènna, *tònno; orgòglio; tivú; la confusione tra ésca & èsca, e tra pésca & pèsca; *trè; *ésci, *ésce &c; *òrlo; *conòsco; *crèsco; *zéro; *nòn; *régola; *éssere, *éro, *éra &c; parole come mezzo o sessanta pronunciate *mezo e *sesanta; e cosí via…

Aggiornamento: aggiungo un inspiegabile *riccotaro che ho appena letto due volte di séguito…
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Souchou-sama ha scritto:
u merlu rucà ha scritto:Non riuscirò mai a dire tsio/tsucca/tsucchero, se non per prendere benevolmente in giro qualche amico toscano :D
Se lo lasci dire: ha davvero uno strano modo di scegliere chi prender in giro. :D
Non è che i toscani siano il mio bersaglio preferito. Lo faccio (sempre con simpatia) con tutti, in primis con i paesi vicini. E' quello che si definisce blasone popolare, prendere in giro (dalle mie parti si dice cugliunà) usando delle caratteristiche fonetico-morfologico-lessicali tipiche del preso in giro. Non ricordo più chi sia, ma un linguista famoso ha detto che con i blasoni popolari si potrebbero tracciare parecchie isoglosse :wink: .
Tra parentesi ricordo di aver suscitato pure io una certa ilarità in Toscana, presso la famiglia di un mio amico, per aver chiesto un'azione di pescare (pésca), invece di un frutto (pèsca) :D .
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Luca86
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Intervento di Luca86 »

Aggiungo: upùpa, cùculo, erràta corrìge, ilàre («allegro»), -ési (sost.; cosmési), spóso, -ósi (sost.; psicósi).
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Personalmente non provo particolare ribrezzo quando sento una pronuncia sbagliata, anche sentita dai cosiddetti («)professionisti della voce(»). Piú che altro mi danno fastidio i soliti *interpretrare, *pultroppo, *fatilico, *contraddiva e simili, in bocca a professori o a gente che con la lingua ci lavora (…non quella lingua :mrgreen: ). Ieri, ad esempio, ho sentito *ancòra in un documentario, il grande Claudio Capone il colpevole, tuttavia tendo a perdonarlo, e semmai gioco a cercare di capire per quale strana attrazione fonica quella «o» si sia aperta (volete ch’egli non sappia sia chiusa?). Diciamo che sono piú indulgente… altrimenti dovrei indignarmi ogni qual volta cerco di parlare il neutralese, e non mi pare un meccanismo di regolazione emotigeno molto adattivo. :)
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Altre pronunce da brivido:

Càtodo, àcribia, diurèsi, esogèno, ignifúgo, callifúgo, concàvo, formíca (laminato plastico), enomètro, àddome, pèrone, cònnoto (verbo connotare), anedottico (grafia e pronuncia errate), augúre.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Souchou-sama
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Intervento di Souchou-sama »

u merlu rucà ha scritto:E' quello che si definisce blasone popolare, prendere in giro usando delle caratteristiche fonetico-morfologico-lessicali tipiche del preso in giro.
Capisco. Tuttavia, i Toscani hanno già /a/ [ʌ], /b/ [β], /ʧ/ [ʃ], /d/ [ð], /g/ [ɣ], /ʤ/ [ʒ], /k/ [h, ∅], /p/ [ɸ], /t/ [θ], /u/ [μ], /wɔ/ [ɔ], &c — che senso ha prenderli in giro per i loro tratti piú neutri (nonché esistenti anche in Umbria & a Roma)? :D [Chiedo scusa se non uso simboli piú precisi per /d, t/, ma non li ho sottomano…]
u merlu rucà ha scritto:(dalle mie parti si dice cugliunà)
Non c’è bisogno di scomodar il dialetto: coglionare esiste anche in italiano. :wink:
Luca86 ha scritto:Aggiungo: upùpa, cùculo, erràta corrìge, ilàre («allegro»), -ési (sost.; cosmési), spóso, -ósi (sost.; psicósi).
Signor Luca, Lei continua a leggermi nel pensiero! *Spóso e *–ósi, in particolare, son abbastanza ridicoli…
Sandro1991 ha scritto:altrimenti dovrei indignarmi ogni qual volta cerco di parlare il neutralese, e non mi pare un meccanismo di regolazione emotigeno molto adattivo. :)
Sa, nonostante sia abbastanza diffuso, non trovo emotigeno su alcun dizionario… :wink:
Per il resto, se Lei riesce a non «indignarsi», meglio cosí, suppongo. Non è qualcosa che si decide di fare: una volta che «ci si fa l’orecchio», il fastidio è inevitabile, e –nel mio caso– piuttosto acuto.
Fausto Raso ha scritto:Càtodo, àcribia, diurèsi, esogèno, ignifúgo, callifúgo, concàvo, formíca (laminato plastico), enomètro, àddome, pèrone, cònnoto (verbo connotare), anedottico (grafia e pronuncia errate), augúre.
Forse intendeva dire *catòdo e diúresi? ché càtodo e diurèsi sarebbero le pronunce (piú) neutre! :D Per il resto, anch’io non sopporto *–fúgo. Le altre, per fortuna, le ho sentite pronunciate perlopiú correttamente.
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Sandro1991
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Intervento di Sandro1991 »

Neanch’io ho trovato emotigeno, tuttavia il testo che sto studiando trabocca di emotigeno; ho voluto esordirlo. :D (Buffo, ma dice proprio come i meccanismi regolatori [sotto]corticali del sistema limbico, se ben allenati, modulano il fastidio, sicché nulla d’inevitabile. ;)

[Parentesi neuroscientifica chiusa, che mi si perdoni.]
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Luca86
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Intervento di Luca86 »

Ultimamente sento spesso sub(b)aqueo (sic!). Poi aggiungo alla mia lista: -ént- (intelligénte, accidénte, vénto, oriénte, génte, cénto, [io] sénto, ecc. ecc.), cordóglio, germòglio, órto, dòdici, trèdici, quattòrdici, ottòbre, (fer[r])agòsto, fazzoletto (con le z sonore), kòlossal, chiesa (/*k-/: la chiesa /lak'kjEza/), sedia (/*'s-/: la sedia /las'sEdja/), sfògo.
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Carnby
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Intervento di Carnby »

È già stato detto un po' di tutto. A me personalmente dà fastidio la /e(n)/ generalizzata dei settentrionali, l'assenza di cogeminazione, l'abuso di /z/ (anche nei composti come dinosauro) lo strascicamento romanesco delle affricate, /-b-/ → /-bb-/ e la lenizione centromeridionale delle occlusive. Nella mia pronuncia toscana ammetto che non sia molto «neutra» la realizzazione di /ʧ, ʤ/ come /ʃ, ʒ/ ma quando cerco di evitarla mi sembra di parlare in modo molto innaturale. Anche bréve (che sento spesso nei centralini) e cósa non mi piacciono, così come cóppia, che è anche del toscano occidentale.
Riguardo agli appunti fatti dagli utenti, devo notare che sòno è anche fiorentino, mentre mèttere, vèndere, scèndere sono diffusissimi in Toscana (non a Firenze); òmega è la pronuncia alla latina che qualche professore riteneva consigliabile (come Èdipo, Esòpo e... Òrfeo!). Tra i forestierismi trovo fastidiose le pronunce «italiane» di suspense come */'saspens/ o */sus'pans/. Nel mio idioletto ho [ts] per /-(n)s-, -(l)s-, -(r)s-/ e /z/ in casi come susina, piselli e sorriso (l'uso toscano oscilla in questi casi) e ho generalizzato /z/ in casi come fuso e chiese; pur non avendo coppie minime, rispetto l'alternanza non predicibile dei due fonemi in casi come francese e portoghese. Non riuscirei mai a dire /*'ʣio/ mentre /*'ʣukka/ e /*'ʣukkero/ mi suonano meno strani.
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Souchou-sama
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Località: Persico Dosimo

Intervento di Souchou-sama »

Quasi dimenticavo di lamentare l’insopportabile nasalizzazione “nordica” (sicché /ˈtɛmpo/ diventa qualcosa come [ˈtɛɛ̃ŋpo] o [ˈteẽŋpo], se non addirittura –esagerando un po’– [ˈtẽẽŋpõ])*, per non parlare della disgustosa /s/ alveolare («mi conscenta»)…

* Chiaramente, col canIPA userei simboli piú precisi per la realizzazione di /m, o/.
Luca86 ha scritto:sub(b)aqueo (sic!), cordóglio, kòlossal, sedia (/*'s-/: la sedia /las'sEdja/), sfògo
Anch’io sento (troppo) spesso queste pronunce.
Carnby ha scritto:Nella mia pronuncia toscana ammetto che non sia molto «neutra» la realizzazione di /ʧ, ʤ/ come /ʃ, ʒ/ ma quando cerco di evitarla mi sembra di parlare in modo molto innaturale.
In effetti, /ʧ/ → [ʃ] (& /ʤ/ → [ʒ] per i toscani) è un tratto che permane anche in molti centro-meridionali che, per altri versi, cercano di migliorar la propria pronuncia. (Tuttavia, a me personalmente non dà alcun fastidio; ma coll’accento toscano son tutto fuorché imparziale. :wink:) Penso alla succitata docente universitaria pisana che, insegnando a Milano, non correggeva i suoi /ʧ, ʤ/ → [ʃ, ʒ], mentre cólle /s, z/ arrivava al punto di dire stasera */staˈzera/!
Carnby ha scritto:Anche bréve (che sento spesso nei centralini) e cósa non mi piacciono, così come cóppia, che è anche del toscano occidentale.
A questo proposito, anche la docente pisana diceva cóppia, che mi suonava davvero strano (pur essendo pronuncia largamente diffusa e «accettabile», nonché etimologica).
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GianDeiBrughi
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Intervento di GianDeiBrughi »

Sinceramente pur essendo nato e cresciuto in Lombardia soffro relativamente le "é" chiuse che dicono quassù da noi. Anche se poi fuori di casa o con i parenti di qua le dico tranquillamente anch'io. :P
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