Dittonghi & iati: diagramma di flusso

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Zabob
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Dittonghi & iati: diagramma di flusso

Intervento di Zabob »

Nel tentativo di dare un'impostazione grafica alle differenze fra iato e dittongo ho elaborato uno schema a blocchi. Ritenendo possa essere di qualche utilità lo pubblico qui.
Naturalmente sono benvenute osservazioni e suggerimenti!
Immagine
Ultima modifica di Zabob in data lun, 06 mag 2013 20:44, modificato 2 volte in totale.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Intervento di Infarinato »

Ovviamente Lei si riferisce alla definizione «tradizionale» di dittongo e iato, non a quella [vera] «fonetica», per la quale la rimando a due miei vecchi (e pluricitati) interventi: uno e due (con un errata corrige al secondo).
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ovvio, quella tradizionale! Avevo già letto i Suoi interventi: quello più lungo due volte a distanza di tempo: la prima volta mi era parso troppo "tecnico", poi l'ho riletto dopo aver approfondito un po' l'argomento.
Oggi com'oggi non si sente dire dieci parole, cinque delle quali non sieno o d'oltremonte o nuove, dando un calcio alle proprie e native. (Fanfani-Arlìa, 1877)
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Ho notato che di rado chi descrive iati e dittonghi si cura delle coppie di vocali in sillaba atona; gli esempi sono (quasi) sempre concentrati su boàto, paùra, piède, ecc. Ma, dal punto di vista "tradizionale", non dovrebbe fare differenza.
Se non ho capito male la sua disamina, Infarinato, -ao- in "caolino" tradizionalmente è uno iato, ma foneticamente un dittongo. "Iato", ove venga pronunciato /i'ato/ e non /'jato/, viceversa, tradizionalmente è un dittongo, ma foneticamente uno iato.
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Intervento di Infarinato »

Zabob ha scritto:Se non ho capito male la sua disamina, Infarinato, -ao- in "caolino" tradizionalmente è uno iato, ma foneticamente un dittongo.
Proprio cosí. :)
Zabob ha scritto:"Iato", ove venga pronunciato /i'ato/ e non /'jato/, viceversa, tradizionalmente è un dittongo, ma foneticamente uno iato.
Sí, /iˈa(to)/ è sia tradizionalmente sia foneticamente un[o] iato; /ˈja(to)/ è tradizionalmente un «dittongo ascendente» e fone[ma]ticamente una «sequenza eterofonica» /CV/.

E qui la rimando allo spassosissimo (e chiaro) paragrafetto del Canepàri sui «Dittonghi».
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Intervento di Carnby »

Lancio una provocazione: e se la concezione tradizionale avesse «ragione» e Canepari «torto»? Non parlo della terminologia di «dittongo» e «ïato» ma del fatto che due vocali contigue siano tautosillabiche o eterosillabiche. La teoria tradizionale prevede che siano sempre eterosillabiche (e quindi formino «ïato») a meno che una lingua non abbia nel suo inventario fonematico /j, w/ e l'accento cada, eventualmente, sulla vocale «forte». Nella metrica italiana due vocali contigue possono essere considerate tautosillabiche o eterosillabiche (in quest'ultimo caso qualche editore pone la dieresi). Dato che questa è una cosa sulla quale mi sono scervellato per anni senza trovare una risposta (anche confrontando lingue differenti come inglese o russo), gradirei che si potesse discutere senza preconcetti di questo argomento. Va da sé che bisogna per forza escludere da tutto questo i dittonghi fonologici i quali valgono come una sola vocale a livello fonematico (generalmente una vocale lunga): dato che in italiano non esistono (anche se in alcuni dialetti sì), possiamo tranquillamente tralasciarlie.
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Intervento di Infarinato »

Carnby ha scritto:Lancio una provocazione: e se la concezione tradizionale avesse «ragione» e Canepari «torto»? Non parlo della terminologia di «dittongo» e «ïato» ma del fatto che due vocali contigue siano tautosillabiche o eterosillabiche. […] Dato che questa è una cosa sulla quale mi sono scervellato per anni senza trovare una risposta…
E temo non la troverà, perché il concetto di sillaba, di cui ancora non esiste una definizione scientifica universalmente valida (e forse mai esisterà), è un «concetto di comodo» —comodissimo, direi— che, però, esula dalla fonetica e (soprattutto) dalla fonematica stricto sensu.
Carnby ha scritto:La teoria tradizionale prevede che siano sempre eterosillabiche (e quindi formino «ïato») a meno che una lingua non abbia nel suo inventario fonematico /j, w/ e l'accento cada, eventualmente, sulla vocale «forte».
E che dire di casi come quello dell’it. mai /ˈmai/ [ˈmaˑi], con asillabica, che in italiano, come ha ben dimostrato il Muljačić, appartiene a /i/ e non a /j/? :?
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Zabob
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Intervento di Zabob »

Zabob ha scritto:Sí, /iˈa(to)/ è sia tradizionalmente sia foneticamente un[o] iato
Dunque devo modificare il mio schema per tener conto di parole come "iato" e "abituato", ché non sono dittonghi (né tradizionalmente né – sarei per dire tanto meno – foneticamente). Forse per non complicare ulteriormente il discorso la maggior parte dei manuali fanno finta che questi casi non vi siano.
L'iato /li'ato/ e lo iato /lo'jato/: plurali? gl'iati /ʎi'ati/ e gli iati /ʎi'jati/?
N.B.: avrei dovuto scrivere: «"Iato", ove venga pronunciato /'jato/ e non /i'ato/, viceversa, tradizionalmente è un dittongo». Invece li ho invertiti.
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Intervento di Zabob »

Siamo alla versione 2.0 del diagramma di flusso (non "schema a blocchi", come l'ho chiamato prima). :wink:

Novità:
a) formato PNG anziché JPEG (miglior leggibilità)
b) maggior uso del colore
c) il precedente schema non teneva conto di parole come liuto o rione, che con quei criteri sarebbero classificate (erroneamente) come dittonghi.
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