La donna negli «uffici»
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L'ho letto.
E, proprio nelle prime righe, è chiamato britannico appunto.
Semplicemente è, appunto, un'altra peculiarità.
Per variatio, all'autore ha fatto comodo il fatto che fosse inglese E di colore.
Ma qual è il punto?
Forse non lo è? Se è di colore, che male c'è nel dirlo? Se ciò lo distingue tra gli altri (questo non lo so, ma penso sia così; in caso contrario l'autore non avrebbe fatto così) l'autore fa bene a dire "il pilota di colore" (tra le altre cose).
Mi sembra quasi che si debba tacere la cosa. Ma, appunto, questo mi sa di razzismo.
E' di colore? Lo diciamo e nessuno se ne curi, come se avessimo detto "l'inglese". Proprio perché non c'è nulla di strano o di negativo.
E' di colore? Non diciamolo, potrebbe essere offensivo.
Quale di queste due argomentazioni le sembra più auspicabile?
Un discorso molto simile si applica alla questione originale, che lei cita.
Non vedo onestamente dove stia il problema.
E, proprio nelle prime righe, è chiamato britannico appunto.
Semplicemente è, appunto, un'altra peculiarità.
Per variatio, all'autore ha fatto comodo il fatto che fosse inglese E di colore.
Ma qual è il punto?
Forse non lo è? Se è di colore, che male c'è nel dirlo? Se ciò lo distingue tra gli altri (questo non lo so, ma penso sia così; in caso contrario l'autore non avrebbe fatto così) l'autore fa bene a dire "il pilota di colore" (tra le altre cose).
Mi sembra quasi che si debba tacere la cosa. Ma, appunto, questo mi sa di razzismo.
E' di colore? Lo diciamo e nessuno se ne curi, come se avessimo detto "l'inglese". Proprio perché non c'è nulla di strano o di negativo.
E' di colore? Non diciamolo, potrebbe essere offensivo.
Quale di queste due argomentazioni le sembra più auspicabile?
Un discorso molto simile si applica alla questione originale, che lei cita.
Non vedo onestamente dove stia il problema.
Variatio a distanza di seicento parole, quando poi ripete due volte «finlandese» nel giro di una dozzina? Può darsi che abbia ragione, e forse sono stato troppo diffidente, ma non sono convinto.methao_donor ha scritto:Per variatio, all'autore ha fatto comodo il fatto che fosse inglese E di colore.
La mia associazione di idee è stata un'altra: ho confrontato l'espressione scelta con altre due disponibili (negro e nero), e solo dopo m'è venuta in mente questa discussione, ovvero l'opportunità stessa di citare il colore della pelle, perciò non è stata questa ad attirare la mia attenzione, quindi non è un caso di razzismo passivo.methao_donor ha scritto:Mi sembra quasi che si debba tacere la cosa. Ma, appunto, questo mi sa di razzismo.
Poi, naturalmente, gli istinti animali spesso prevalgono sulla ragione, per cui capita di sbagliare: ma non mi pare che sia questo il caso.
Ma lí ho parlato solo di parzialità: non è detto che a tale parzialità corrisponda il razzismo o un atteggiamento deprecabile, perciò può sicuramente non esserci nessun problema.methao_donor ha scritto:Un discorso molto simile si applica alla questione originale, che lei cita.
Non vedo onestamente dove stia il problema.
I femminili di «prefetto» e «questore»
Riesumo questa vecchia discussione inserendovi il collegamento a una recente risposta dell'Accademia della Crusca sui femminili di prefetto e questore.
Dalla risposta traggo la seguente citazione:
Dalla risposta traggo la seguente citazione:
Quando si afferma – come spesso succede – che il femminile di un titolo professionale prestigioso "suona male", lo si fa non su base linguistica ma per un soggiacente stereotipo – e pregiudizio – culturale.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
- Ferdinand Bardamu
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Segnalo che l’Accademia della Crusca ha collaborato alla redazione di linee guida per l’uso del genere nel linguaggio amministrativo.
Il documento contiene molte affermazioni di buon senso e s’inserisce nel solco delle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini. Molto assennata l’osservazione secondo la quale la differenza di genere dev’essere o messa in risalto o oscurata secondo il tipo di testo.
Ci sono però altre cose che non condivido. Non comprendo molto l’intolleranza verso il maschile inclusivo: si tratta di una forma grammaticalizzata e accanircisi contro vuol dire da un lato cercare di snaturare la lingua, dall’altro appesantire il discorso con perifrasi quali «i cittadini e le cittadine».
Non concordo nemmeno sulla proposta di femminili come assessora. Questo tipo di femminilizzazione — formata a partire da nomina agentis maschili problematici, perché basati, se non isbaglio, su quelli che si chiamano participî sigmatici — ha una connotazione popolaresca che poco si addice a cariche pubbliche di rilievo. Il procedimento di formazione dei femminili, in questi casi, prevede la creazione di una nuova base ricavata dal tema dell’infinito con l’aggiunta della vocale tematica i e del suffisso regolare -trice: cosí da aggressore si fa aggreditrice. *Asseditrice sarà pure contorto, ma è piú rispettoso dell’importanza del ruolo.
Il documento contiene molte affermazioni di buon senso e s’inserisce nel solco delle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini. Molto assennata l’osservazione secondo la quale la differenza di genere dev’essere o messa in risalto o oscurata secondo il tipo di testo.
Ci sono però altre cose che non condivido. Non comprendo molto l’intolleranza verso il maschile inclusivo: si tratta di una forma grammaticalizzata e accanircisi contro vuol dire da un lato cercare di snaturare la lingua, dall’altro appesantire il discorso con perifrasi quali «i cittadini e le cittadine».
Non concordo nemmeno sulla proposta di femminili come assessora. Questo tipo di femminilizzazione — formata a partire da nomina agentis maschili problematici, perché basati, se non isbaglio, su quelli che si chiamano participî sigmatici — ha una connotazione popolaresca che poco si addice a cariche pubbliche di rilievo. Il procedimento di formazione dei femminili, in questi casi, prevede la creazione di una nuova base ricavata dal tema dell’infinito con l’aggiunta della vocale tematica i e del suffisso regolare -trice: cosí da aggressore si fa aggreditrice. *Asseditrice sarà pure contorto, ma è piú rispettoso dell’importanza del ruolo.
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Ecco un articolo al riguardo:Dubbi addio, si dice chirurga e ministra, sindaca e avvocata: rispettando l’italiano si rispettano anche le donne.
A me garba quel «dubbi addio».
A me garba quel «dubbi addio».
- Ferdinand Bardamu
- Moderatore
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L’articolo riportato da Andrea è stato pubblicato anche nella pagina di Facebook della Crusca. Come al solito, sulla rete sociale saltano fuori le obbiezioni meno sensate: questi femminili sarebbero «brutti», «cacofonici», «inutili per la parità fra i sessi», «una violenza contro la lingua» (questa è bella), «forzature linguistiche».
Se le critiche alla «bruttezza» o «sgradevolezza» di queste parole sono del tutto inconsistenti (le stesse critiche sono mosse a chi propone traducenti italiani ai forestierismi), gli argomenti che sostengono che siano scorrette grammaticalmente sono addirittura paradossali.
Se le critiche alla «bruttezza» o «sgradevolezza» di queste parole sono del tutto inconsistenti (le stesse critiche sono mosse a chi propone traducenti italiani ai forestierismi), gli argomenti che sostengono che siano scorrette grammaticalmente sono addirittura paradossali.
FFT: non ho resistito... O terra addio...Andrea Russo ha scritto:A me garba quel «dubbi addio».
Un caro saluto a tutti!
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Ferdinand Bardamu
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Salute a te, Marco. E grazie della perla musicale.
Tornando al tema, sembra accettabile tra i profani (la parola mi piace poco, anche perché sono un profano anch’io, ma come definire altrimenti chi s’impanca a linguista trinciando giudizî come «è brutto», «è cacofonico», ecc.?) anteporre l’articolo femminile al nome di professione o carica al maschile: la sindaco, la ministro e via dicendo.
La scusa è che il suddetto nome sarebbe di genere neutro, ma non vedo che cosa c’entri: ne risulta una mancata concordanza di genere che è una palese sgrammaticatura, tipica di uno straniero, es. un inglese, che apprenda la nostra lingua.
D’altra parte, se questa soluzione è evidentemente la peggiore possibile, l’uso coerente del maschile non mi soddisfà del tutto. In un esempio del genere: «Il ministro Madia è andato in visita … è stato chiaro riguardo a … si è detto contrario a …» avverto sempre un’incongruenza. Di là da qualunque preoccupazione etica, mi pare che un tale uso abbia comunque qualcosa di forzato, giacché l’italiano fa coincidere, laddove possibile, sesso e genere grammaticale. E allora, come non si dice il sarto Maria Rossi, cosí si dovrebbe preferire l’avvocata o la ministra Maria Rossi.
Tornando al tema, sembra accettabile tra i profani (la parola mi piace poco, anche perché sono un profano anch’io, ma come definire altrimenti chi s’impanca a linguista trinciando giudizî come «è brutto», «è cacofonico», ecc.?) anteporre l’articolo femminile al nome di professione o carica al maschile: la sindaco, la ministro e via dicendo.
La scusa è che il suddetto nome sarebbe di genere neutro, ma non vedo che cosa c’entri: ne risulta una mancata concordanza di genere che è una palese sgrammaticatura, tipica di uno straniero, es. un inglese, che apprenda la nostra lingua.
D’altra parte, se questa soluzione è evidentemente la peggiore possibile, l’uso coerente del maschile non mi soddisfà del tutto. In un esempio del genere: «Il ministro Madia è andato in visita … è stato chiaro riguardo a … si è detto contrario a …» avverto sempre un’incongruenza. Di là da qualunque preoccupazione etica, mi pare che un tale uso abbia comunque qualcosa di forzato, giacché l’italiano fa coincidere, laddove possibile, sesso e genere grammaticale. E allora, come non si dice il sarto Maria Rossi, cosí si dovrebbe preferire l’avvocata o la ministra Maria Rossi.
Per quel che mi riguarda, non darei troppa importanza ai giudizi dei cosiddetti profani e non mi scaglierei contro le loro obbiezioni, ché tutto ciò fa parte della classica reazione alle innovazioni che sovvertono un certo tipo d'ordine.
È una questione d'abitudine. L'orecchio necessita di tempo prima che si possa avvezzare a nuovi termini. Sino a che tali parole non entreranno a far parte della lingua di tutti giorni, è normale che taluni possano reagire mostrando la lingua in segno di disgusto. Il discorso riguardante la parità fra i sessi, invece, non penso abbia ragion d'essere. Al pari di Ferdinand, non comprendo l'accanimento contro il maschile inclusivo in alcuni casi, ma l'idea di "femminilizzare" le professioni mi garba e credo sia piú che giusta. Occorre però che vi siano regole ben precise che non generino una congerie di sostantivi declinati da usare a piacimento. Insomma, tra sindaca e sindachessa, per esempio, si scelga il vocabolo che piú si confà alle geometrie della lingua italiana e si usi soltanto quello.
È una questione d'abitudine. L'orecchio necessita di tempo prima che si possa avvezzare a nuovi termini. Sino a che tali parole non entreranno a far parte della lingua di tutti giorni, è normale che taluni possano reagire mostrando la lingua in segno di disgusto. Il discorso riguardante la parità fra i sessi, invece, non penso abbia ragion d'essere. Al pari di Ferdinand, non comprendo l'accanimento contro il maschile inclusivo in alcuni casi, ma l'idea di "femminilizzare" le professioni mi garba e credo sia piú che giusta. Occorre però che vi siano regole ben precise che non generino una congerie di sostantivi declinati da usare a piacimento. Insomma, tra sindaca e sindachessa, per esempio, si scelga il vocabolo che piú si confà alle geometrie della lingua italiana e si usi soltanto quello.
- Infarinato
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- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
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No, ché mano è solo (e da sempre) femminile, mentre, e.g., sindaco è già (e rimarrebbe) anche maschile (e analogamente per gli altri esempi citati).
Orbene, un nome in -o (che continui un sostantivo della 2ª o della 4ª declinazione latina, o neoformazione indeclinabile che sia) non è mai ambigenere.
Un po’ diverso il caso dei nomi -a, ma anche qui sono [potenzialmente] ambigeneri solo sottoclassi particolari di grecismi (nomi in -ísta, -èta, etc.).
Orbene, un nome in -o (che continui un sostantivo della 2ª o della 4ª declinazione latina, o neoformazione indeclinabile che sia) non è mai ambigenere.
Un po’ diverso il caso dei nomi -a, ma anche qui sono [potenzialmente] ambigeneri solo sottoclassi particolari di grecismi (nomi in -ísta, -èta, etc.).
- giulia tonelli
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- Iscritto in data: mar, 12 lug 2005 10:51
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Intervengo perche' ricordo molto bene questo filone. L'ho riletto tutto, e, sebbene continui a ritrovarmi nella mia posizione di 7 anni fa (cioe', le cose che ho scritto mi suonano ancora vere), pero' devo dire che ho cambiato idea, sulla questione.
Fermo restando che penso sarebbe meglio cercare di creare un mondo in cui il sesso delle persone non e' cosi' importante, la mia sensibilita' e' ora diversa. Bisogna che la lingua cambi insieme al mondo che cerca di descrivere. E quindi ci vogliono le chirurghe, le avvocate, le sindache e le ministre. E, magari tra qualche anno, le fisiche e le matematiche (per ora, nelle mie traduzioni uso ancora "studiosa di matematica", scrivere "Emmy Noether era una matematica" ancora mi stona un po').
Forse una delle ragioni per cui ho cambiato idea e' che i maschilisti trovano queste parole insopportabili, e quindi ho capito che sono importanti.
Niente, ve lo volevo dire.
Fermo restando che penso sarebbe meglio cercare di creare un mondo in cui il sesso delle persone non e' cosi' importante, la mia sensibilita' e' ora diversa. Bisogna che la lingua cambi insieme al mondo che cerca di descrivere. E quindi ci vogliono le chirurghe, le avvocate, le sindache e le ministre. E, magari tra qualche anno, le fisiche e le matematiche (per ora, nelle mie traduzioni uso ancora "studiosa di matematica", scrivere "Emmy Noether era una matematica" ancora mi stona un po').
Forse una delle ragioni per cui ho cambiato idea e' che i maschilisti trovano queste parole insopportabili, e quindi ho capito che sono importanti.
Niente, ve lo volevo dire.
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