Per motivi professionali (del tutto indipendenti dalla linguistica), non molto tempo fa ho dovuto riascoltare non poche registrazioni relative al cosiddetto processo del Mostro di Firenze e mi sono reso facilmente conto dell'arcaicità/rusticità della pronuncia di non pochi degli imputati coinvolti. Sono andato a rileggere qualche pagina del volumetto Toscana del Giannelli, interessante, ma caratterizzato da trascrizioni piuttosto "idiosincratiche".Infarinato ha scritto:No. :)Ivan92 ha scritto:Ma prevelare non significa palatale?
Ehm, a essere davvero precisi, piú d’una (pp. 167–8). ;)Ivan92 ha scritto:C'è una zona intermedia tra il palato duro e il velo palatino?
Insomma, dire che, davanti a [ɛ e i j], [k] e [ɡ] si mutano in [c] e [ɟ] è un po’ come dire che i nessi [lj] e [nj] di olio e Antonio si mutano in [ʎ] e [ɲ], rispettivamente (anzi, con le loro trascrizioni, in *[ʎj] e *[ɲj]!), il che può essere vero anche per il toscano moderno nell’accento marcato [a ritmo allegro], senza peraltro che gli allofoni in questione arrivino mai a confondersi col /ʎʎ/ e il /ɲɲ/ di foglio e ragno, rispettivamente… e in ogni caso nulla di tutto questo appartiene all’«italiano normale».
Analogamente, ancor oggi, davanti a [ɛ e i j], nel toscano rustico si possono sentire (allato ai normali prevelari —qui uso l’IPA ufficiale– [k̟] e [ɡ̟]) [c] e [ɟ] (meglio, [kç] e [ɡʝ]), ma non sono piú dei fonemi, sibbene dei «variofoni», cioè delle varianti [allofoniche] libere di /k/ e /ɡ/, rispettivamente.
Copio un piccolissimo brano - pag. 24 - in cui tratta dei "fonemi laterali" nell'area fiorentina : " . . . sempre [l'l'] oppure [g̋g̋] o [d'd'], tutti possibili naturalmente, anche in posizione iniziale. [ag̋g̋o] "aglio", [vɔd'd'o] "voglio" soprattutto in fior. rust. , ma anche in quello dei ceti popolari dei centri non grandi. I due allofoni non laterali esistono in conseguenza di un'antica sostituzione di /l'/ con /d'/."
Prima e dopo l'autore tratta di altre tipologie di fonemi.
Mi permetto di porre le seguenti domande:
1) a quali fonemi corrispondono le trascrizioni "idiosincratiche" del Giannelli - [g̋g̋] e [d'd'] -, mentre per [l'l'] non si può pensare che a [ʎʎ] - laterale palatale geminato - ?
2) si tratta di realizzazioni che - sia pure come aspetti residuali (il volumetto risale al 1976) - si possono ancora ascoltare?
3) a che cosa si riferisce l'autore quando scrive di "antica sostituzione di /l'/ con /d'/"?
Anticipatamente ringrazio e saluto