«Non so dov’è il tuo ombrello»
Moderatore: Cruscanti
«Non so dov’è il tuo ombrello»
Un saluto a tutti.
Ho trovato questo spazio per caso, e ho curiosato un po' nei "filoni" (scusate le virgolette, ma farò un po' fatica ad abituarmi al linguaggio.) Un po' intimorito dall'alto livello delle discussioni, chiedo comunque asilo e udienza, trovandomi spesso a discutere questioni inerenti alla lingua italiana con parenti e amici.
Dunque, eccomi alla prima questione, che avevo già sollevato tempo fa in altro luogo: mi si dice che non posso affermare:"Non so dov'è il tuo ombrello", ma "Non so dove sia il tuo ombrello." Perché? Il congiuntivo non è usato quando vi è un dubbio, un'incertezza? Nel mio caso non c'è dubbio, non ho mai neanche visto il tuo ombrello, quindi non posso certo sapere dov'è, sono sicuro di quello che dico, non so dov'è. Perché devo usare il congiuntivo?
Comunque lieto di essere qui, grazie per gli eventuali chiarimenti.
Ho trovato questo spazio per caso, e ho curiosato un po' nei "filoni" (scusate le virgolette, ma farò un po' fatica ad abituarmi al linguaggio.) Un po' intimorito dall'alto livello delle discussioni, chiedo comunque asilo e udienza, trovandomi spesso a discutere questioni inerenti alla lingua italiana con parenti e amici.
Dunque, eccomi alla prima questione, che avevo già sollevato tempo fa in altro luogo: mi si dice che non posso affermare:"Non so dov'è il tuo ombrello", ma "Non so dove sia il tuo ombrello." Perché? Il congiuntivo non è usato quando vi è un dubbio, un'incertezza? Nel mio caso non c'è dubbio, non ho mai neanche visto il tuo ombrello, quindi non posso certo sapere dov'è, sono sicuro di quello che dico, non so dov'è. Perché devo usare il congiuntivo?
Comunque lieto di essere qui, grazie per gli eventuali chiarimenti.
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- Iscritto in data: mar, 19 set 2006 15:25
Salute amico e benvenuto.
La "legge grammaticale" prescrive obbligatoriamente l'uso del congiuntivo nelle frasi interrogative negative (dirette o indirette): non so dove sia andato mio cugino.
Il cortese Marco sarà molto piú esaustivo di me
La "legge grammaticale" prescrive obbligatoriamente l'uso del congiuntivo nelle frasi interrogative negative (dirette o indirette): non so dove sia andato mio cugino.
Il cortese Marco sarà molto piú esaustivo di me

«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Non sarò esauriente, ma ricorderò semplicemente che nelle interrogative indirette sono ammessi entrambi i modi:
Non so dov’è il tuo ombrello: lingua parlata, spontanea;
Non so dove sia il tuo ombrello: lingua parlata (o scritta) con cura ed eleganza.
La scelta dipende sempre da quello che si vuole esprimere.
Non so dov’è il tuo ombrello: lingua parlata, spontanea;
Non so dove sia il tuo ombrello: lingua parlata (o scritta) con cura ed eleganza.
La scelta dipende sempre da quello che si vuole esprimere.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Grazie per la pronta risposta!Marco1971 ha scritto:Non so dove sia il tuo ombrello: lingua parlata (o scritta) con cura ed eleganza.
Poiché è mio desiderio cercare di parlare e scrivere sempre con cura ed eleganza mi atterrò all'uso del congiuntivo.
Mi permetto un'ultima domanda: supponiamo che il mio amico stia cercando da un quarto d'ora il suo ombrello. E' persona emotiva, nervosa, che perde facilmente il controllo (e l'ombrello). Mi ha chiesto più volte se per caso io non abbia visto il suo ombrello; sostiene che devo averlo visto per forza, era proprio in quella stanza, in bella vista. Gli ho risposto più volte, cortesemente, che non so dove sia il suo ombrello, ma lui insiste. Alla fine mi innervosisco un poco anch'io, e alzo un po' la voce: "E basta! Ti ho detto che non so dov'è il tuo stramaledetto ombrello!"
Ecco, almeno in questo caso, diciamo come rafforzativo, potrei usare l'indicativo, anche se non si trattasse di lingua parlata ma, poniamo il caso, di un racconto?
Grazie!
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In questo caso, a mio avviso, l'indicativo va benissimo anche perché non si tratta di un'interrogativa.Daniele ha scritto:Alla fine mi innervosisco un poco anch'io, e alzo un po' la voce: "E basta! Ti ho detto che non so dov'è il tuo stramaledetto ombrello!"
Ecco, almeno in questo caso, diciamo come rafforzativo, potrei usare l'indicativo, anche se non si trattasse di lingua parlata ma, poniamo il caso, di un racconto?
Grazie!

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«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Sí, certo.Daniele ha scritto:Ecco, almeno in questo caso, diciamo come rafforzativo, potrei usare l'indicativo, anche se non si trattasse di lingua parlata ma, poniamo il caso, di un racconto?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Però stia attento, caro Daniele, perché per parlare o scrivere in maniera accurata deve sempre tener conto del co(n)testo.Daniele ha scritto:Grazie per la pronta risposta!Marco1971 ha scritto:Non so dove sia il tuo ombrello: lingua parlata (o scritta) con cura ed eleganza.
Poiché è mio desiderio cercare di parlare e scrivere sempre con cura ed eleganza mi atterrò all'uso del congiuntivo.
Altrimenti la sua scrittura o il suo modo di parlare più che elegante potrebbe risultare semplicemente inadeguato.
Usi quindi anche l'indicativo al posto del congiuntivo qualora il livello di certezza della sua frase o la circostanza comunicativa lo consigli.
Un benvenuto anche da parte mia.

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
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Non mi convince. Anzitutto la frase in oggetto non può che appartenere alla lingua parlata, anche se comparisse in uno scritto. In secondo luogo non si capisce perché qui debba essere più elegante il congiuntivo, in virtù di quale astratta legge grammaticale. Anziché eleganza, qui il congiuntivo esprime artificiosità, mentre l'argomentazione iniziale di Daniele non fa una grinza: ho l'assoluto certezza di qualcosa - anche se è una certezza al negativo (so di non sapere) - quindi uso l'indicativo.Marco1971 ha scritto:Non sarò esauriente, ma ricorderò semplicemente che nelle interrogative indirette sono ammessi entrambi i modi:
Non so dov’è il tuo ombrello: lingua parlata, spontanea;
Non so dove sia il tuo ombrello: lingua parlata (o scritta) con cura ed eleganza.
La scelta dipende sempre da quello che si vuole esprimere.
Non è vero: questa frase può comparire ad esempio in una lettera, che lingua parlata non è.Freelancer ha scritto:Non mi convince. Anzitutto la frase in oggetto non può che appartenere alla lingua parlata, anche se comparisse in uno scritto.
Il congiuntivo è generalmente percepito come piú scelto rispetto all'indicativo quando sia possibile una scelta fra i due (non sto a citare le grammatiche, tanto la cosa è ovvia). Non si tratta di legge grammaticale ma di senso e sentimento della lingua.Freelancer ha scritto:In secondo luogo non si capisce perché qui debba essere più elegante il congiuntivo, in virtù di quale astratta legge grammaticale. Anziché eleganza, qui il congiuntivo esprime artificiosità, mentre l'argomentazione iniziale di Daniele non fa una grinza: ho l'assoluto certezza di qualcosa - anche se è una certezza al negativo (so di non sapere) - quindi uso l'indicativo.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Per nulla!
Esempio inventato: Nell’ultima tua mi chiedi del tuo ombrello: purtroppo non so proprio dove sia... E se non basta un esempio inventato, ne troverò di reali. 


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Ecco, appunto, è inventato. Ma anche se ne trova di reali, la frase rimane del solo parlato, quindi non capisco di che stiamo discutendo. Per discettare sull'uso appropriato o meno del congiuntivo ci vogliono esempi migliori.Marco1971 ha scritto:Per nulla!Esempio inventato: Nell’ultima tua mi chiedi del tuo ombrello: purtroppo non so proprio dove sia... E se non basta un esempio inventato, ne troverò di reali.
Or non so dove sia, fra Battro e Tile,
o fra gente selvaggia o fra gentile... (Tasso, Rime)
Non so dove sia andata, benedetta donna... Dico, la mamma, signorina. (Pirandello, Cecè).
Non so dove sia ora. Aspettiamo nostra madre stasera. (D’Annunzio, Piú che l’amore).
O è l’ombrello a crearle difficoltà?
o fra gente selvaggia o fra gentile... (Tasso, Rime)
Non so dove sia andata, benedetta donna... Dico, la mamma, signorina. (Pirandello, Cecè).
Non so dove sia ora. Aspettiamo nostra madre stasera. (D’Annunzio, Piú che l’amore).
O è l’ombrello a crearle difficoltà?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Mi crea difficoltà (se così la vuole mettere) il fatto che si debba seguire una regola grammaticale quando la logica mi dice che ci vuole l'indicativo.Marco1971 ha scritto:Or non so dove sia, fra Battro e Tile,
o fra gente selvaggia o fra gentile... (Tasso, Rime)
Non so dove sia andata, benedetta donna... Dico, la mamma, signorina. (Pirandello, Cecè).
Non so dove sia ora. Aspettiamo nostra madre stasera. (D’Annunzio, Piú che l’amore).
O è l’ombrello a crearle difficoltà?
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Mi perdoni, gentile Roberto, la grammatica non è sempre "logica"...Freelancer ha scritto: Mi crea difficoltà (se così la vuole mettere) il fatto che si debba seguire una regola grammaticale quando la logica mi dice che ci vuole l'indicativo.
Se seguissimo la logica e non la grammatica scriveremmo Maria a mangiato una mela; la "logica" ci dice che quella a senza l'h è verbo e non preposizione.


«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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