Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
Moderatore: Cruscanti
Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
In un capitolo del suo Pronunce straniere dell’italiano, Luciano Canepàri considera «curiose» le seguenti pronunce [tradizionali] (quelle seguite dall’asterisco compaiono solo in certi repertòri):
Agnèse, annèsso, auróra*, Bertóldo*, cèffo, cócca (estremità, tacca), collètta, connètto, crèsima, enórme, esòso, fólla, Giórgio, gótta, gróppo, lèttera, mòccolo, nèsso, nórma*, órgano*, rócca (filatoio), Rómolo, sgómino, siète, stòrpio, strènna, tèschio; amarógnolo, stètti, stèttero.
Conviene anzitutto dire che le forme seguite dall’asterisco non sono quelle canoniche della pronuncia tradizionale, e anch’io dico: auròra, Bertòldo, nòrma, òrgano, oltre che – controllate pure nel DOP – còcca (data come prima pronunzia, quindi da preferire), fòlla (idem), gròppo (idem), Ròmolo (idem) e sgòmino (c’è solo questa pronuncia).
Ora, vi chiedo: che cos’hanno di curioso queste pronunce? Le voci dòtte latine hanno sempre ‘e’ e ‘o’ aperte appunto perché dòtte e non di tradizione orale ininterrotta. Cèffo è il francese chef /SEf/ rivestito all’italiana e rócca il gotico rukka. È anche vero che alcune di queste pronunce non si giustificano etimologicamente perché ha influito l’analogia. Ma è naturale che ci siano delle eccezioni: la pronuncia tradizionale è il frutto d’un’evoluzione naturale, mentre quella moderna è una costruzione a tavolino, artificiale. Ci sono anche ragioni storiche che giustificano le ‘s’ sonore e sorde intervocaliche... Perché, dunque, ritenerle «curiose»?
Agnèse, annèsso, auróra*, Bertóldo*, cèffo, cócca (estremità, tacca), collètta, connètto, crèsima, enórme, esòso, fólla, Giórgio, gótta, gróppo, lèttera, mòccolo, nèsso, nórma*, órgano*, rócca (filatoio), Rómolo, sgómino, siète, stòrpio, strènna, tèschio; amarógnolo, stètti, stèttero.
Conviene anzitutto dire che le forme seguite dall’asterisco non sono quelle canoniche della pronuncia tradizionale, e anch’io dico: auròra, Bertòldo, nòrma, òrgano, oltre che – controllate pure nel DOP – còcca (data come prima pronunzia, quindi da preferire), fòlla (idem), gròppo (idem), Ròmolo (idem) e sgòmino (c’è solo questa pronuncia).
Ora, vi chiedo: che cos’hanno di curioso queste pronunce? Le voci dòtte latine hanno sempre ‘e’ e ‘o’ aperte appunto perché dòtte e non di tradizione orale ininterrotta. Cèffo è il francese chef /SEf/ rivestito all’italiana e rócca il gotico rukka. È anche vero che alcune di queste pronunce non si giustificano etimologicamente perché ha influito l’analogia. Ma è naturale che ci siano delle eccezioni: la pronuncia tradizionale è il frutto d’un’evoluzione naturale, mentre quella moderna è una costruzione a tavolino, artificiale. Ci sono anche ragioni storiche che giustificano le ‘s’ sonore e sorde intervocaliche... Perché, dunque, ritenerle «curiose»?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Re: Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
Marco, ovviamente tutte le pronunce d’una parola (incluse la cosiddetta «moderna» e tutte le pronunce regionali) si giustificano in qualche modo, anche se non è sempre agevole stabilirne l’origine… sennò non esisterebbero affatto.Marco1971 ha scritto:Ora, vi chiedo: che cos’hanno di curioso queste pronunce?
Io credo che con «curiose» il Canepàri intendesse semplicemente dire: «per chi ha un’impostazione ortoepica moderna/romana/centroitaliana (e, per alcune parole, anche toscana) non specificamente fiorentina». Non ci leggerei null’altro.
No, ma lo sono state, almeno stando a certi repertòri.Marco1971 ha scritto:Conviene anzitutto dire che le forme seguite dall’asterisco non sono quelle canoniche della pronuncia tradizionale…
Anzi, alcune come —vado a memoria, potrei sbagliarmi— fòlla e fólla, icóna e icòna sono state «scambiate» solo di recente dal DOP: forse anche /s'kOrtsa, -dza/ scorza, che in fiorentino era già pronunciata con la z sonora ai tempi del Salviati (1540—1589: bisognerà quindi retrodatare la cronologia del DOP [gli Avvertimenti della lingua sopra ’l Decameron sono del 1584–’86]), ma non lo era con tutta probabilità ai tempi di Dante, non lo è oggi nel resto d’Italia, e il DOP la dà [ora?] per seconda…
Nell’edizione precedente (1981), in effetti, come prima pronuncia c’era fólla e scòrza /-dza/. Invece c’era già icòna (prima di icóna).
Capisco in parte il «curioso» di Canepàri, ma mi sembra eccessivo mettere i punti esclamativi volendo semplicemente far notare l’apparente incoerenza tra /in'glese/ e /fran'tSeze/ o tra /bor'gese/ e /borge'zia/. I gallicismi hanno sempre la sonora.
Capisco in parte il «curioso» di Canepàri, ma mi sembra eccessivo mettere i punti esclamativi volendo semplicemente far notare l’apparente incoerenza tra /in'glese/ e /fran'tSeze/ o tra /bor'gese/ e /borge'zia/. I gallicismi hanno sempre la sonora.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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È quello che ho scritto (o, perlomeno, intendevo) io… ma forse volevi dire il contrario?Marco1971 ha scritto:Invece c’era già icòna (prima di icóna).
È il punto di vista del «povero disgraziato» che deve imparare una lista di parole con molte «eccezioni», ed è indubbio —direi: è naturale — che la pronuncia tradizionale ne abbia molte di piú della moderna.Marco1971 ha scritto:Capisco in parte il «curioso» di Canepàri, ma mi sembra eccessivo mettere i punti esclamativi volendo semplicemente far notare l’apparente incoerenza tra /in'glese/ e /fran'tSeze/ o tra /bor'gese/ e /borge'zia/.
Volevo dire che nell’edizione 1981, l’ordine è icòna o icóna. Dal tuo messaggio avevo capito che nell’edizione recente multimediale sono state invertite le forme date per prime (ed è il caso di fólla/fòlla passato ora a fòlla/fólla ma non quello di icona).Infarinato ha scritto:È quello che ho scritto (o, perlomeno, intendevo) io… ma forse volevi dire il contrario?Marco1971 ha scritto:Invece c’era già icòna (prima di icóna).
Certo, la pronuncia moderna è riservata agli scansafatiche.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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E invece sí: ora è icóna o icòna!Marco1971 ha scritto:Volevo dire che nell’edizione 1981, l’ordine è icòna o icóna. Dal tuo messaggio avevo capito che nell’edizione recente multimediale sono state invertite le forme date per prime (ed è il caso di fólla/fòlla passato ora a fòlla/fólla ma non quello di icona).
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Re: Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
Il mio audiolibro di dizione e fonetica (del 2005/2008, non ricordo di preciso) insegna scor/ts/a, ma, per i termini terminanti in -engo, preferisce (o dà soltanto) la pronuncia con e aperta. Il DOP in rete e il DiPI preferiscono scor/ts/a a scor/dz/a e maréngo a marèngo. Io, invece, continuerei a dire scor/dz/a e marèngo. Potrei sbagliarmi, ma credo che tutt'i termini in -engo (-enga, ecc.) ammettino la pronuncia con aperta, anzi, in alcuni casi, è l'unica pronuncia possibile. Tuttavia, non è una questione di semplicità: un italiano neutro che si basa principalmente sul fiorentino, non può che preferire -èngo a -éngo. Nell'ottica d'un italiano standard, scor/ts/a sarà preferibile a scor/dz/a, ma non direi lo stesso per maréngo, invernéngo, Albénga...Infarinato ha scritto:Anzi, alcune come —vado a memoria, potrei sbagliarmi— fòlla e fólla, icóna e icòna sono state «scambiate» solo di recente dal DOP: forse anche /s'kOrtsa, -dza/ scorza, che in fiorentino era già pronunciata con la z sonora ai tempi del Salviati (1540—1589: bisognerà quindi retrodatare la cronologia del DOP [gli Avvertimenti della lingua sopra ’l Decameron sono del 1584–’86]), ma non lo era con tutta probabilità ai tempi di Dante, non lo è oggi nel resto d’Italia, e il DOP la dà [ora?] per seconda…
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Re: Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
Sinceramente non capisco l'attaccamento a una pronuncia che - a quanto leggo - soccombe davanti alla rivale sia dal punto di vista etimologico, sia per prestigio letterario, sia - infine - per ampiezza di diffusione. La sfortuna ha voluto che, per una volta, l'area minoritaria (in tutti i sensi) fosse la Toscana ma, per quanto amore io possa nutrire per Firenze, Batistuta e il lampredotto, scor/dz/a mi sembra un regionalismo non meno riprovevole della brianzola fabbrichètta.fiorentino90 ha scritto:Io, invece, continuerei a dire scor/dz/a
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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Re: Le presunte stranezze della pronuncia tradizionale
Tuttavia, una pronuncia che domina in Toscana (soprattutto a Firenze) non si può porre sullo stesso livello d'una pronuncia che domina in un'altra regione.Animo Grato ha scritto:Sinceramente non capisco l'attaccamento a una pronuncia che - a quanto leggo - soccombe davanti alla rivale sia dal punto di vista etimologico, sia per prestigio letterario, sia - infine - per ampiezza di diffusione. La sfortuna ha voluto che, per una volta, l'area minoritaria (in tutti i sensi) fosse la Toscana…fiorentino90 ha scritto:Io, invece, continuerei a dire scor/dz/a
Detto questo, capisco la preferenza che il DOP ha per scor/ts/a, ma di meno quella per maréngo e simili.
Non credo.Animo Grato ha scritto:…scor/dz/a mi sembra un regionalismo non meno riprovevole della brianzola fabbrichètta.
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Comunque, secondo me, il DOP avrebbe dovuto dare per prima pronuncia rogo con l'o chiusa.
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