Soggetto collettivo e verbo plurale

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Moderatore: Cruscanti

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bartolo
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Soggetto collettivo e verbo plurale

Intervento di bartolo »

Un mio amico, colto, contesta l'affermazione secondo cui l'accordo tra soggetto singolare di valore collettivo e verbo al plurale debba essere evitato in uno scritto sorvegliato, o formale: voglio specificare che la frase in oggetto è la seguente: «Tutta la gente sono cattivi» (quindi col soggetto privo di quelle specificazioni che renderebbero "sopportabile" la concordanza "a senso", come: "una piccola folla di uomini camminavano", "un po'" di spaghetti non ti faranno male").
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Aggiungo che questo mio amico afferma che l'espressione in oggetto con l'accordo "a senso" segnala un "mittente" colto.
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Daniele
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Re: soggetto collettivo e verbo plurale

Intervento di Daniele »

bartolo ha scritto:Un mio amico, colto, contesta l'affermazione secondo cui l'accordo tra soggetto singolare di valore collettivo e verbo al plurale debba essere evitato in uno scritto sorvegliato, o formale: voglio specificare che la frase in oggetto è la seguente: «Tutta la gente sono cattivi» (quindi col soggetto privo di quelle specificazioni che renderebbero "sopportabile" la concordanza "a senso", come: "una piccola folla di uomini camminavano", "un po'" di spaghetti non ti faranno male").
Scusi, non capisco. Il suo amico sostiene che si debba dire la gente sono cattivi? :shock: :shock: :shock:
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Sì, esattamente: o meglio, che si possa dire. Egli parla di "nobile" sillessi («però che di gente di molto valore / conobbi che 'n quel limbo eran sospesi», Inf. IV, 44-45), e non di solecismo.
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Daniele
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Intervento di Daniele »

Be', non posso esserle molto d'aiuto nel dirimere la questione, ché sono ignorante; mi pare però che il verso dantesco sia ben diverso, e noto che lì gente è ben lontano dal verbo, e forse questo c'entra qualcosa. Sono pronto comunque a scommettere una discreta somma che la gente sono cattivi è un obbrobrio. Se ho ragione, il motivo ce lo potrà forse spiegare qualcuno più dotto di me.
:wink:
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bartolo
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Intervento di bartolo »

Chissà che cosa ne pensano i "dottissimi" ( :wink: ) Marco, Incarcato e tutto il "cotanto senno"... :)
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Daniele
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Intervento di Daniele »

Li invochiamo! :D
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

È possibile la concordanza al plurale con gente, ma non è italiano normale: è stilisticamente una forma marcata o in senso letterario-arcaizzante o in senso plebeo. Il Gabrielli cita Manzoni:

Sappia dunque che questa buona gente son risoluti d’andar a metter su casa altrove.

Si può usare, insomma, solo per creare questi particolari effetti, ma non in testi formali.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Si può usare, insomma, solo per creare questi particolari effetti, ma non in testi formali.
Sono d’accordo con lei sebbene il Serianni (Gramm. XI.361) non specifichi alcuna restrizione di registro anche in esempi che, personalmente, non riesco a digerire: «nemmeno in un deserto questa gente ti lasciano in pace» (Pavese, La luna e i falò).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Per tagliare la testa al toro non sarebbe meglio usare il plurale di gente? :wink:
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Ma al plurale le genti vale ‘le stirpi, le razze, i popoli, le nazioni’.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Marco, per caso puoi tirare fuori dal cappello ( :mrgreen: ) altre occorrenze?
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Diamo un’occhiata ad alcune delle nostre grammatiche.

Raffaello Fornaciari nella sua Sintassi italiana dell’uso moderno (1881), pag. 301, sostiene:
Se il soggetto è un nome collettivo singolare, seguito da un complemento partitivo di numero plurale, anche il predicato si fa plurale, e si accorda col genere del complemento.
[...]
Anche senza il complemento partitivo si trova sovente il predicato in plurale.
Quindi quando è presente il complemento partitivo si usa il plurale e, sovente, anche quando manca il complemento.

Passiamo a Giuseppe Patota, Grammatica di riferimento dell’italiano contemporaneo (2006), pag. 55:
Nell’italiano standard, quando un nome collettivo è al singolare e in funzione di soggetto, il verbo va al singolare:
Il pubblico ha applaudito il cantante per cinque minuti.
Parte dei profughi si è rifugiata oltre il confine.


Quando il nome collettivo è seguito da “di + un nome plurale” (come nel secondo esempio) è frequente anche la cosiddetta concordanza a senso, cioè al plurale:
Parte dei profughi si sono rifugiati oltre il confine.

La concordanza a senso non è consigliabile nella lingua scritta ma è accettabile in quella parlata.
Quindi la concordanza a senso è sempre sconsigliabile nello scritto.

Vedete come la sensibilità linguistica è cambiata in cento anni…

Io, però, non me la sento di sottoscrivere completamente la posizione di Patota, soprattutto quanto affermato nel periodo finale della citazione.
Faccio mia, invece, completamente, la posizione di Aldo Gabrielli esposta, ad esempio, nel suo Museo degli errori (1977):
Quando un nome collettivo singolare sia seguito da un complemento di specificazione potremo usare tanto il verbo nel singolare, concordandolo col numero singolare del collettivo, quanto il verbo al plurale, concordandolo a senso col valore plurale del collettivo stesso.
Se il complemento di specificazione manca, il verbo sarà usato nel singolare.
Ma non mancano, si badi, esempi di costruzione col verbo al plurale alche in questo particolare caso.
Quindi, nel caso di collettivo seguito dal complemento di specificazione, si possono usare entrambe le costruzioni.
Quando manca il complemento di specificazione è consigliabile (vivamente consigliabile, secondo me) usare il verbo al singolare.
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Incarcato
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Intervento di Incarcato »

Quindi, tornando a noi, il consiglio è di scrivere: tutta la gente è cattiva.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Incarcato ha scritto:Quindi, tornando a noi, il consiglio è di scrivere: tutta la gente è cattiva.
Sì, sia nello scritto sia nel parlato. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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