A tal proposito, ricordo un ameno siparietto tra il sottoscritto e una ragazza pugliese di Brindisi. Non rammento bene il contesto e le circostanze che diedero luogo a quel dialogo. A ogni modo, le dissi che si sarebbe potuta organizzare una cena. Ma nel pronunciare la frase, deaffricai la c di cena e mi scappò /una'ʃena/. Lei, sbigottita, rispose: "Una scéna...teatrale? E per quale motivo, scusa?"valerio_vanni ha scritto:Però, aumentando la distanza linguistica tra chi parla e chi ascolta, il risultato può cambiare e si può anche capire una parola per un'altra.
Sulla dizione «attoriale»
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La cosa è vera, su base statistica. Ci si risparmiano tutti i casi di sostituzione fonematica.Infarinato ha scritto:Non sono d’accordo: l’italiano regionale toscano (non parlo del vernacolo, per cui la cosa vale a fortiori nei confronti degli altri dialetti italiani per una vicinanza che è anche morfosintattica e lessicale) è uno dei piú comprensibili proprio perché non altera i fonemi dell’italiano.
Ma rimangono i fenomeni fonetici, da cui non si può prescindere.
All'orecchio come prima cosa arriva il fono, e se il fono non è conosciuto non si arriva nemmeno al fonema, o si giunge a uno differente.
Non ho niente contro il contro-esempioFaccio un solo [contro]esempio: anni fa in televisione un presentatore dalla dizione non proprio inappuntabile pronunciò la frase sarà vero senza raddoppiamento fonosintattico dopo sarà e con la e di vero aperta, e mi’ ma’ capí… Sarajevo! Questi errori fonematici sono quelli che compromettono la comunicazione, non i pur appariscenti fenomeni allofonici del toscano.
Proprio perché non mi pare "contro" al mio: mostra un fenomeno differente (lei dirà "più grave"), ma non toglie validità a quello di cui ho parlato io.
Secondo me, /p/ = [p] [ɸ] è un fenomeno dell'Italiano regionale toscano, non dell'Italiano sovrarregionale.
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Ivan92 ha scritto:A ogni modo, le dissi che si sarebbe potuta organizzare una cena. Ma nel pronunciare la frase, deaffricai la c di cena e mi scappò /una'ʃena/. Lei, sbigottita, rispose: "Una scéna...teatrale? E per quale motivo, scusa?"
Questo è uno dei casi di cui parlavo: l'ascoltatore percepisce una /ʃ/, è possibile che la intenda come una "sc". E' vero che dovrebbe essere doppia, e che quindi questo [ʃ] al suo orecchio è irregolare, ma in qualche maniera si cerca di ricostruire comunque la parola. Se non conosce il fenomeno allofonico di "c", punta diritto verso una "sc" troppo corta.
Se poi l'ascoltatore fosse del Nord, e avesse quindi una tendenza a geminare [ʃ] meno che al Centro, andrebbe ancora più sicuro verso quell'interpretazione. In questo caso, probabilmente, Infarinato direbbe che "è colpa sua"; io dico che c'è un concorso di colpa.
Sono comunque rari i casi in cui la comunicazione fallisce per regionalità fonetiche: abbastanza frequentemente, però, si perdono elementi di ridondanza linguistica.
Se la trasmissione del suono non è perfetta (rumori ambientali, connessione telefonica scadente) può capitare uno scambio semantico perché manca quell'elemento che avrebbe potuto salvare la parola.
E' un fenomeno che sperimento, ogni tanto, al telefono con la mia ragazza: la connessione è scadente, e lei capisce una parola differente da quella che ho detto. Non a caso: ha sentito le mie vocali, ma nella ricostruzione della parola rovinata scarta la soluzione giusta perché nella sua parlata c'è la versione opposta di "e" "o". Ne sceglie quindi una di quelle che, nella sua parlata, hanno le vocali da me pronunciate.
Se la varietà di Italiano fosse la stessa, ci sarebbero elementi di ridondanza in più.
Non sapevo dove mettere quest'argomento e m'è parso che nella sua incidentalità potesse andar bene qui. In fondo è una pronuncia attoriale. Se guardate la pubblicità della Lufthansa, c'è una bambina volutamente saccente, e per questo ovviamente occhialuta, che è toscana (chi se n'è accorto?) e dice "è quistione di fisica." Quel 'fisica' lo pronuncia "fisicha", che è quasi la mia pronuncia, non 'fisiha', che sarebbe fiorentino/pratese. Dico 'quasi, perché la mia è leggermente più calcata. Lo dice due volte, ma la seconda volta è stata corretta e dice 'fisica' in italiano.
(Il termine pipa detto da un qualsiasi toscano, per quanto possa essere aspirato, non avrà mai la possibilità d'esser percepito come 'fifa'. Quel 'la phipha', sebbene distorto, non lo sarà mai abbastanza da non essere intellegibile da qualsiasi italiano. So che l'esempio era esagerato per far capire meglio il concetto.)
(Il termine pipa detto da un qualsiasi toscano, per quanto possa essere aspirato, non avrà mai la possibilità d'esser percepito come 'fifa'. Quel 'la phipha', sebbene distorto, non lo sarà mai abbastanza da non essere intellegibile da qualsiasi italiano. So che l'esempio era esagerato per far capire meglio il concetto.)
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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Non è lei a essere toscana, ma la sua doppiatrice. Il video della pubblicità è questo. Mi par che dica però questione, non quistione.Scilens ha scritto:Se guardate la pubblicità della Lufthansa, c'è una bambina volutamente saccente, e per questo ovviamente occhialuta, che è toscana (chi se n'è accorto?)…
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Non solo, ma mi pare addirittura che la doppiatrice cambi da toscana a «milanese» dalla prima scena alla seconda (*aéreo; e *séntono nella terza scena)! …Sempre che non si tratti d’ipercorrettismi, ma mi sembra che anche la tonalità della voce sia lievemente diversa.Ferdinand Bardamu ha scritto:Non è lei a essere toscana, ma la sua doppiatrice.Scilens ha scritto:Se guardate la pubblicità della Lufthansa, c'è una bambina volutamente saccente, e per questo ovviamente occhialuta, che è toscana (chi se n'è accorto?)…
Direi che si tratta sempre d’un [h] (anche se non d’un [ɦ] sonoro): probabilmente è di area fiorentino/pratese, ma qui «si tiene» e produce un [h] un po’ piú marcato del solito senza tuttavia riuscire a pronunciare un [k].Scilens ha scritto:Quel 'fisica' lo pronuncia "fisicha", che è quasi la mia pronuncia, non 'fisiha', che sarebbe fiorentino/pratese.
A riprova di ciò, c’è anche —sempre nella prima scena— un bel propulsione con [ls] anziché [lʦ].
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Inoltre, secondo il DiPI, la pronuncia con -e- chiusa prevale in tutte le regioni centritaliane?Marco1971 ha scritto:Di nulla! Ha ragione, è accettato anche èrmo. Però, leggendo il classico dei classici, è sempre meglio seguire la pronuncia piú scelta.
ermo
ˈɛrmo. ˈe- [TUMLR e/ɛ]
Perché Luciano Canepari consiglia la pronuncia con -e- aperta?
Penso di sì.fiorentino90 ha scritto:Inoltre, secondo il DiPI, la pronuncia con -e- chiusa prevale in tutte le regioni centritaliane?
È con ogni probabilità la pronuncia prevalente tra i doppiatori: il DiPI nasce con un criterio statistico e, pur restando autorevole, preferisco il rigore e la rigidità del DOP.fiorentino90 ha scritto:Perché Luciano Canepari consiglia la pronuncia con -e- aperta?
Secondo Lei, in casi come questi, nei quali le due pronunce convivono all'interno dei toschi confini, sarebbe preferibile attenersi alla pronuncia etimologica (gónna, spégnere, fólla) o a quella che va per la maggiore?Infarinato ha scritto:Gònna, léttera, spégnere (-ng-) etc.: si stratta generalmente (ma non sempre) di pronunce «piú etimologiche»
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Se non ci sono particolari ragioni filologiche che lo sconsiglino (per esempio, nel declamare un poema scritto in una particolare epoca storica), direi di attenersi alla pronuncia toscana che oggi va per la maggiore. N.B.: léttera non è pronuncia di nessuna parte della Toscana ormai da molti secoli.
Dunque non soltanto a quella fiorentina? Il DOP ci dice, per esempio, che spègnere è pronuncia squisitamente fiorentina, ma nel resto della Toscana prevale spégnere. Come comportarsi in questi casi?Infarinato ha scritto: [D]irei di attenersi alla pronuncia toscana che oggi va per la maggiore.
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Primo: per la frequenza d’uso nelle varie regioni [linguistiche] dell’Italia centrale attenersi sempre al DiPI.
Secondo: essendo Firenze di gran lunga la città [e la provincia] piú popolosa della Toscana (la seconda città piú popolosa essendo Prato, linguisticamente vicinissima a Firenze), è ovvio che parlare di «pronuncia maggioritaria in Toscana» equivalga quasi sempre a dire «pronuncia maggioritaria a Firenze».
Direi, però, che, se una pronuncia minoritaria a Firenze è maggioritaria nel resto della Toscana, a Roma e nell’Italia mediana, e ha dalla sua pure l’etimologia (è il caso di spégnere: in Toscana, solo spengere), è sicuramente una pronuncia altrettanto «valida»… e raccomandabile, perlomeno come «seconda variante».
Nel caso in cui valgano tutte le condizioni di cui sopra, ma la pronuncia non sia attestata in Toscana (è il caso di léttera), io (come il DOP) direi che è sicuramente accettabile come «seconda variante», ma non l’eleverei al rango di «prima».
Secondo: essendo Firenze di gran lunga la città [e la provincia] piú popolosa della Toscana (la seconda città piú popolosa essendo Prato, linguisticamente vicinissima a Firenze), è ovvio che parlare di «pronuncia maggioritaria in Toscana» equivalga quasi sempre a dire «pronuncia maggioritaria a Firenze».
Direi, però, che, se una pronuncia minoritaria a Firenze è maggioritaria nel resto della Toscana, a Roma e nell’Italia mediana, e ha dalla sua pure l’etimologia (è il caso di spégnere: in Toscana, solo spengere), è sicuramente una pronuncia altrettanto «valida»… e raccomandabile, perlomeno come «seconda variante».
Nel caso in cui valgano tutte le condizioni di cui sopra, ma la pronuncia non sia attestata in Toscana (è il caso di léttera), io (come il DOP) direi che è sicuramente accettabile come «seconda variante», ma non l’eleverei al rango di «prima».
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