Con o senza la Crusca: che cambia?

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Marco1971
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Con o senza la Crusca: che cambia?

Intervento di Marco1971 »

Ecco un video di otto mesi fa sul rischio di chiusura dell’Accademia. Sorvoliamo sulle inesattezze – e sull’italiano parlato della presidente. La domanda che mi pongo, e che vi pongo, è: a che cosa serve, oggi, l’Accademia della Crusca? E se, per mancanza di fondi, dovesse chiudere, cosa cambierebbe?

Mi spiego meglio: un’istituzione volta a tutelare la lingua vale finché 1) è universalmente riconosciuta come autorità nel campo in cui opera; e 2) tutela effettivamente la lingua (magari solo con raccomandazioni). Ora, queste due condizioni sono soddisfatte? Che cosa fa di concreto, fuori di congressi vari, questa Istituzione, per promuovere l’italiano, non nel mondo, ma in Italia?

Non so, m’interrogo, brancolo forse nel buio, ma una cosa mi par certa: studiare il passato è cosa buona e giusta; disinteressarsi del presente e delle gravi cose che vi accadono, è forse irresponsabile. Sempre che da qualche parte «qualcuno» avverta un senso di «responsabilità». Linguistica, e civica.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Le mie interrogazioni possono sembrare retoriche, ma non sono... Nessuno ha qualcosa da dire in proposito? :roll:
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Fausto Raso
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Intervento di Fausto Raso »

Caro Marco,
a mio avviso con o senza la Crusca non cambia nulla. Da tempo, ormai, questa Istituzione ha abdicato ai suoi compiti di tutela della lingua italiana, basti pensare al fatto che dà il suo 'imprimatur' agli anglismi che quotidianamente si "insinuano" nel nostro lessico. Anzi li adopera con la scusa della cosí detta globalizzazione e con la scusa, altresí, che molti termini si debbono adoperare necessariamente nel campo dell'informatica. Ma non è affatto vero: basta dare uno sguardo ai forestierismi "tradotti" in italiano consultabili su questo sito.
Ultima modifica di Fausto Raso in data dom, 27 feb 2011 0:28, modificato 1 volta in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

La ringrazio, caro Fausto. Mi sembra che quel che manca alla Crusca sia una politica comune, una coesione di princípi e di opinioni. Ogni membro, invece, parla e scrive a nome proprio. Non è questa, mi pare, la definizione di quel che va sotto il nome di accademia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
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Intervento di PersOnLine »

Condivido anch'io il suo parere - per quello che può valere il mio punto di vista -, e debbo aggiungere che mi sono sentito parecchio infastidito da questa richiesta di fondi, non vedendo, per l'appunto, quali attività meritorie farebbe la Crusca a difesa e per promuovere il buon uso della lingua italiana.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Grazie anche a lei, PersOnLine. È rassicurante non sentirsi soli. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
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Intervento di CarloB »

Anche gli istituti storici nazionali (per il Medioevo, l'Età moderna e contemporanea, il Risorgimento) sono stati vittime di tagli feroci e ridotti assai peggio della Crusca, sull'orlo della chiusura. Sono stati tacciati di inutilità. Quindi anche i modestissimi fondi che ricevono dallo Stato sembrano spese superflue.
Mi sembra però che bisognerebbe distinguere, sia nel caso di quegli istituti sia nel caso della Crusca, l'utilità dell'istituzione in sé e i criteri con i quali è stata diretta e orientata. Questi si possono benissimo criticare e cambiare, senza necessariamente eliminare l'istituzione. Altrimenti siamo al proverbiale gettare il bambino con l'acqua sporca.
Una volta scomparsa la Crusca, temo che la difesa della lingua sarà ancor più debole, non certo più forte.
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Grazie del suo contributo, caro CarloB. Non si parla però di voler eliminare l’istituzione, ma della sua effettiva utilità pubblica per il Paese, del fatto, insomma, che sta lí un po’ come un simbolo, come un’eco sbiadita del passato, e che se sparisse da sé, non produrrebbe nessun effetto, né positivo, né negativo.

Cambiare i criteri sui quali è impostata mi sembra francamente impossibile... Chi avrebbe l’autorità per farlo?

Idealmente, certo, ci vorrebbe un organo solido e solidale, e le risposte dovrebbero essere il frutto d’una concertazione fra i membri (come fa l’Académie Française: rispose a un mio quesito una persona, sí, ma a nome di tutta l’Académie, usando il ‘noi’: “sconsigliamo tale uso...”); e sarebbe necessario un centro di neologia, con pubblicazioni ufficiali (si veda qui un esempio).

Ma ben sappiamo che in Italia una cosa del genere non potrà mai accadere...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
CarloB
Interventi: 444
Iscritto in data: mar, 01 feb 2005 18:23

Intervento di CarloB »

Ma gli esempi che lei porta, caro Marco, dimostrano che è possibile pensare a un'istituzione organizzata diversamente. Non conosco la situazione spagnola, ma forse anche da loro la Real Academia de la Lengua ha una funzione utile e attiva.
Certo, le storie degli altri sono diverse dalla nostra. Però qualche volta le storie svoltano e prendono direzioni nuove. Per parafrasare un modo di dire in voga, «Una Crusca diversa è possibile».

Chi potrebbe farsene fautore? Beh, i linguisti italiani innanzi tutto, spero non ciechi e sordi davanti a problemi che essi per primi segnalano e denunciano. L'Accademia stessa, con un atteggiamento propositivo. Una campagna di stampa favorevole: non sono rari i giornalisti che hanno mostrato sensibilità al riguardo. Le organizzazioni degli insegnanti, anche: visto che il problema dell'educazione linguistica li vede battersi nelle trincee più esposte.
E' un libro dei sogni?
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Non so che dirle, Carlo… Non so cosa ne pensino gli altri, ma per me è un’utopia: dovremo cavarcela da noi stessi. Se il mio DiNo avrà successo – come pensano i miei amici giornalisti – potrà forse dare un piccolo contributo a un riassestamento, anche minimissimo, del gran disordine in cui è caduta la nostra lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
PersOnLine
Interventi: 1303
Iscritto in data: sab, 06 set 2008 15:30

Intervento di PersOnLine »

Ma gli equivalenti della Crusca, in Francia e in Spagna, godono di qualche disposizione legislativa che sancisce come autorità in ambito linguistico per il paese?
CarloB
Interventi: 444
Iscritto in data: mar, 01 feb 2005 18:23

Intervento di CarloB »

Di sicuro ciascuno può fare la sua parte, in primo luogo curando di scrivere e parlare meglio che può.
Qualcuno può dare un contributo scientifico qualificato, come il dizionario che sta preparando lei, caro Marco. Ma anche senza competenze e conoscenze linguistiche e lessicologiche, tutti possiamo cercare di dare almeno l'esempio e di evitare la corrività alle mode e agli sdoganamenti.
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

PersOnLine ha scritto:Ma gli equivalenti della Crusca, in Francia e in Spagna, godono di qualche disposizione legislativa che sancisce come autorità in ambito linguistico per il paese?
Quale ne sia lo statuto legale, non so con esattezza. Intanto può leggere le due voci di Wikipedia Académie Française e Real Academia Española.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

CarloB ha scritto:Di sicuro ciascuno può fare la sua parte, in primo luogo curando di scrivere e parlare meglio che può.
Qualcuno può dare un contributo scientifico qualificato, come il dizionario che sta preparando lei, caro Marco. Ma anche senza competenze e conoscenze linguistiche e lessicologiche, tutti possiamo cercare di dare almeno l'esempio e di evitare la corrività alle mode e agli sdoganamenti.
Non saprei dir meglio: dev’essere una crociata collettiva. :)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Avatara utente
Carnby
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Iscritto in data: ven, 25 nov 2005 18:53
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Intervento di Carnby »

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