vari dubbi accento
Moderatore: Cruscanti
vari dubbi accento
Un dubbio: secondo voi si dice Alòe(con l'accento sulla o) o Aloe?
L'Aloe è una pianta
un'altra cosa si dice alcalìna( con l'accento sullai) o alcalina?
neve on la e aperta o chiusa?
e poi,non so se sono io la credulona,una volta mi dissero che le parole tipo festival,revival si pronunciano in italiano con l'accento sull'ultima lettera e non come comunemete come facciamo tutti all'inglese.
L'Aloe è una pianta
un'altra cosa si dice alcalìna( con l'accento sullai) o alcalina?
neve on la e aperta o chiusa?
e poi,non so se sono io la credulona,una volta mi dissero che le parole tipo festival,revival si pronunciano in italiano con l'accento sull'ultima lettera e non come comunemete come facciamo tutti all'inglese.
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Si pronuncia: àloe (o aloè; le Alòe sono antiche feste greche), alcalíno, néve con ‘e’ chiusa, festivàl o fèstival e rivíval (“rivàivel”). Può verificare nel DOP.
P.S. Ops, Infarinato mi ha preceduto.
P.S. Ops, Infarinato mi ha preceduto.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
domydiva ha scritto:Invece a me sembra che io la rispetti la punteggiatura,anzi di solito quando si scrive in rete si usano molte più abbreviazioni.
Scusate ma ancora non ho capito cos è che vi da tanto fastidio nella mia punteggiatura???
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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[FT] Cancellazione intervento
Sono stato io.domydiva ha scritto:Mi scusi ma perchè mi cancella gli interventi?Ma stiamo scherzando?ora cosa c'era che non andava?era una riflessione sull'influenza dell'insegnamento della lingua inglese nelle scuole...
Innanzitutto, la prima frase non era ammissibile, e frasi del genere non saranno piú ammesse.
Poi, il suo intervento era fuori tema: avrebbe dovuto aprire un altro filone.
Infine, piú che un intervento vòlto ad aprire una discussione, sembrava un’osservazione personale.
Riformuli, e vedrà che non lo cancelleremo.
Grazie.
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Festival è uno dei pochi casi in cui non sono d'accordo col DOP. Per me: festivàle, fèstival, festivàl. Anche se festivàle è raro, è simile a carnervàle! Tuttavia, se non lo si vuole adattare, fèstival è preferibile festivàl.Marco1971 ha scritto:festivàl o fèstival. Può verificare nel DOP.
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Infarinato ha scritto:Perché?
Treccani ha scritto:[fèstival (alla fr. festivàl; raro festivale) s. m. [dall’ingl. festival ‹fèstëvël›, che è dal fr. ant. festival ‹festivàl› «festivo», lat. mediev. festivalis].
L'italiano l'ha introdotto dall'inglese, non dal francese.Corriere della Sera ha scritto:LA PAROLA IN GIOCO
Festival, versione straniera dell'italiano musicone
Per l’Italia “festival” è parola relativamente recente. In origine è voce inglese, con un’etimologia a catena. In Inghilterra appare nel XIV secolo (con il significato di “festa popolare all’aperto”), ma è ricalcata sul francese antico “festivàl”, che viene dal latino medioevale “festivale(m)”, il quale risale al latino classico “festivus”, cioè piacevole, festivo. Nell’uso il termine entra in Italia molto tardi. Non la registrano i vocabolari dell’Ottocento. L’attesta nel 1900 Petrocchi in due versioni: “Féstival” all’inglese e “Festivàl” alla francese; significa comunque: “una festa musicale all’aperto in una piazza o locale fantastico alzato appositamente”. La ribadisce nel 1905 Panzini, che propone, per evitare un termine straniero, l’uso di una versione italiana curiosa: “Musicone”.
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E con ciò? Un ragionamento del genere non fa proprio onore a un «normativista di stretta osservanza» come Lei.
Quando s’importa una parola da una lingua a un’altra, fanno sempre fede le strutture della lingua d’arrivo, non quelle della lingua di partenza —altra cosa, ovviamente, è l’occasionale «citazione», nella quale (ammesso di esserne davvero in grado) si ricorre alla pronuncia originale rispettando tutt’i foni nativi.
Ora, morfologicamente, il suffisso -al inglese corrisponde all’-al francese e all’ĀLIS latino, e quindi all’-àle italiano, che ovviamente si tronca in -àl (accentato).
Fonotatticamente, poi, in italiano (lege: nell’«italiano del fondo ereditario»), in fin di frase si può solo avere una sequenza come /-ˈ(CC)al/ (sebbene, a rigore, solo in poesia [o metalinguisticamente]), non /-(CC)al/.
Questo, ovviamente, da un punto di vista strettamente normativo.
Da un punto meramente descrittivo, invece, non ci resterà che prendere atto che la pronuncia fèstival è di gran lunga la pronuncia piú diffusa (anche, ahinoi, tra i parlanti cólti) —per influsso dell’inglese, certamente, ma non solo (e qui la rimando a un’acuta osservazione del Klajn).
Quando s’importa una parola da una lingua a un’altra, fanno sempre fede le strutture della lingua d’arrivo, non quelle della lingua di partenza —altra cosa, ovviamente, è l’occasionale «citazione», nella quale (ammesso di esserne davvero in grado) si ricorre alla pronuncia originale rispettando tutt’i foni nativi.
Ora, morfologicamente, il suffisso -al inglese corrisponde all’-al francese e all’ĀLIS latino, e quindi all’-àle italiano, che ovviamente si tronca in -àl (accentato).
Fonotatticamente, poi, in italiano (lege: nell’«italiano del fondo ereditario»), in fin di frase si può solo avere una sequenza come /-ˈ(CC)al/ (sebbene, a rigore, solo in poesia [o metalinguisticamente]), non /-(CC)al/.
Questo, ovviamente, da un punto di vista strettamente normativo.
Da un punto meramente descrittivo, invece, non ci resterà che prendere atto che la pronuncia fèstival è di gran lunga la pronuncia piú diffusa (anche, ahinoi, tra i parlanti cólti) —per influsso dell’inglese, certamente, ma non solo (e qui la rimando a un’acuta osservazione del Klajn).
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