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Ubriaco e dintorni.

Inviato: gio, 24 apr 2014 19:37
di u merlu rucà
Nel Ponente Ligure ubriaco si dice inbriagu/ciucu. Un ubriaco cronico è inbriagùn/ciuchetùn. Un'ubriacatura ina ciuca . Per indicare che uno è ubriaco, si usano diverse espressioni: u l'è in cinbali; u l'à ina scimia (lett. ha una scimmia); u l'è inti goti (è nei bicchieri); per definire l'andatura incerta di un ubriaco: u l'à in balìn int'in'ara (ha un pallino da caccia in un'ala).

Inviato: gio, 24 apr 2014 19:59
di Ivan92
Qui a Castelfidardo, in provincia d'Ancona, si dice (i)mbriago. Un ubriacone è invece un (i)mbriagò. Per indicare che uno è ubriaco, si dice s'è pijado na tolla/togna de Dio. :)

Inviato: dom, 27 apr 2014 17:01
di cambrilenc
per quanto riguarda l´alternanza inbriagu/ciucu guardando sul sito vivaldi (la traduzione della frase (..) visse allegramente, ubriacandosi assieme ad alcuni amici (..). ho l´impressione che da Noli verso est (con l´eccezione di Sassello) la prima parola ha il sopravvento.

ciucu/a ha l´equivalente in piemontese e lombardo (indimenticabile l´urchestra de ciuchèe di Davide van de sfroos)

l´etimologia è incerta ma ritengo probabile l´opzione provenzale: chuc: 'succo' da dove il derivato chucar, 'succhiare'

in catalano colloquiale diciamo mamat, dal verbo mamar 'poppare'

(una domanda Ivan: quale sarebbe il significato di tolla/togna?)[/i]

[LIJ] EBBREZZA ALCOLICA

Inviato: dom, 27 apr 2014 17:59
di ippogrifo
Quando i dialetti liguri erano ancora vitali, possedevano - come qualsiasi lingua - una certa gamma di registri. L' "imbriægu" genovese - o le varianti locali - rappresentavano il registro "normale" (o "formale"). "Ciuccu" quello più "gergale" o scherzoso. Tutte le lingue hanno ampiezza di vocaboli più o meno "di gergo" per le debolezze umane. Non ne farei un aspetto diatopico. "Ciuccu" non è voce con attestazioni liguri molto antiche e i vecchi l'avvertivano quasi come un "piemontesismo". Il che potrebbe anche essere. Al contrario, cognomi quali quello degli Embrìaci ci provengono dal buio dei secoli . . .

Inviato: dom, 27 apr 2014 18:41
di Carnby
Qui briao, briao fradicio, mézzo, briao mézzo, briao ('om'un) tegolo, di fori 'om'un terrazzo/tegolo, ha preso una balla... :)

Inviato: dom, 27 apr 2014 23:01
di Scilens
Briàcho da ubriaco, ma Brillo?

Inviato: lun, 28 apr 2014 0:27
di Carnby
Scilens ha scritto:Briàcho da ubriaco, ma Brillo?
Aggettivo estratto da brill(at)o, «eccitato», secondo Devoto.

Inviato: lun, 28 apr 2014 14:34
di Scilens
Avevo pensato ad una contrazione da birillo (soggetto a cadere), che immaginavo derivato da birro (infatti i birillini del biliardo si chiamano anche ometti), invece trovo quest'etimo http://www.etimo.it/?term=birillo&find=Cerca che mi confonde la scarse idee.

[LIJ] CONTINUITA' TIMBRI VOCALICI ENTRO UNA STESSA ISOGLOSSA

Inviato: gio, 01 mag 2014 20:24
di ippogrifo
cambrilenc ha scritto:l´etimologia è incerta ma ritengo probabile l´opzione provenzale: chuc: 'succo' da dove il derivato chucar, 'succhiare'
In realtà, potrebbe non convincere molto il ricorso al provenzale per un termine certamente gergale e riferito a un abuso alcolico già ben presente nelle società antiche e per il quale non sarebbero certamente mancati termini o derivati di origine locale.

Si può anche restare perplessi in merito all’esigenza di un prestito dal provenzale per indicare significati già ampiamente rappresentati in ambito italiano dalla voce sugo e dai verbi succhiare e ciucciare - o forme dialettali locali -.

Inoltre, il significato della voce provenzale chuc [‘t∫yk] è sugo e “telle quelle” essa non significa “ciucco” nemmeno in provenzale. Se mai, il prestito avrebbe dovuto riguardare i suoi derivati che effettivamente significano “ubriaco”. Ma così - evidentemente - non è stato.

Ovviamente, su tutto quanto sopra scritto si potrebbe anche - volendo - discutere o obiettare.

Però, esiste anche un ostacolo oggettivo all’accoglimento dell’etimo esposto. Di tipo fonetico.
Il “chuc [‘t∫yk]” provenzale ha [y], mentre le voci liguri e piemontesi(“ciuccu”/ “ciuc”) hanno , non [y]. Si dice "ciuccu/['t∫ukku]", non "ciüccu/['t∫ykku]". La grafia provenzale “maschera” il fenomeno fonetico. Ma “u” vale [y] sia in provenzale sia in francese. Non . Il provenzale, infatti, risponde con [y] all’ū (u lunga) etimologica latina. Presente nel verbo sūgěre = succhiare. Siccome l’isoglossa che racchiude i territori dove si risponde con [y] all’ū degli etimi latini non racchiude soltanto la Francia (tanto francese quanto provenzale), ma anche una vasta parte dell’Italia settentrionale, un prestito dal provenzale ai linguaggi confinanti - liguri o piemontesi - avrebbe conservato il timbro della vocale provenzale [y]. La Liguria e il Piemonte, infatti, si trovano all’interno della stessa isoglossa menzionata. Ma così non è stato . . . E i dati fonetici sono - sostanzialmente - oggettivi . . .

Inviato: mer, 07 mag 2014 0:33
di cambrilenc
prossibilmente ippogrifo ha ragione e le due parole richiamano a due livelli diversi di lingua.

a proposito, sulla pagina impariamoilventimigliese c´e questo bel esempio dove compaiono tutte e due:

U nome d’u pesciu imbriagu u gh’arriva da a longhessa, föra d’u cumüne, d’i rai liberi d’ê sou ařete d’u peitu. Desganciau d’â re, u se bugia brandandu cume in ciucu (ubriaco. Il nome è dato a questo pesce per l’eccessiva lunghezza dei raggi liberi delle pinne pettorali. Liberato dalla rete, si muove oscillando come un ubriaco)

Inviato: mer, 21 mag 2014 23:37
di Scilens
Per ciucco immagino una contaminazione o, meglio, un rafforzamento che evita anche la gorgia, con "ciuco".
E ciuco (asino), che non ha etimologia, credo che venga da 'giogo'.
Nel medioevo (che è durato in certi ambienti fin dopo la seconda guerra) il ciuco era qualcosa di paragonabile al motocoltivatore. Serviva a coltrare, a portare a casa il grano, a trasportare ogni merce e cavare i ciocchi dal terreno, a tendere i fili di ferro della vigna, ad andare al mercato a vendere polli e prodotti dell'orto e dei campi.

Ciuco da giogo non pone alcun problema, in toscano.