Ubriaco e dintorni.
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- u merlu rucà
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Ubriaco e dintorni.
Nel Ponente Ligure ubriaco si dice inbriagu/ciucu. Un ubriaco cronico è inbriagùn/ciuchetùn. Un'ubriacatura ina ciuca . Per indicare che uno è ubriaco, si usano diverse espressioni: u l'è in cinbali; u l'à ina scimia (lett. ha una scimmia); u l'è inti goti (è nei bicchieri); per definire l'andatura incerta di un ubriaco: u l'à in balìn int'in'ara (ha un pallino da caccia in un'ala).
Largu de farina e strentu de brenu.
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per quanto riguarda l´alternanza inbriagu/ciucu guardando sul sito vivaldi (la traduzione della frase (..) visse allegramente, ubriacandosi assieme ad alcuni amici (..). ho l´impressione che da Noli verso est (con l´eccezione di Sassello) la prima parola ha il sopravvento.
ciucu/a ha l´equivalente in piemontese e lombardo (indimenticabile l´urchestra de ciuchèe di Davide van de sfroos)
l´etimologia è incerta ma ritengo probabile l´opzione provenzale: chuc: 'succo' da dove il derivato chucar, 'succhiare'
in catalano colloquiale diciamo mamat, dal verbo mamar 'poppare'
(una domanda Ivan: quale sarebbe il significato di tolla/togna?)[/i]
ciucu/a ha l´equivalente in piemontese e lombardo (indimenticabile l´urchestra de ciuchèe di Davide van de sfroos)
l´etimologia è incerta ma ritengo probabile l´opzione provenzale: chuc: 'succo' da dove il derivato chucar, 'succhiare'
in catalano colloquiale diciamo mamat, dal verbo mamar 'poppare'
(una domanda Ivan: quale sarebbe il significato di tolla/togna?)[/i]
[LIJ] EBBREZZA ALCOLICA
Quando i dialetti liguri erano ancora vitali, possedevano - come qualsiasi lingua - una certa gamma di registri. L' "imbriægu" genovese - o le varianti locali - rappresentavano il registro "normale" (o "formale"). "Ciuccu" quello più "gergale" o scherzoso. Tutte le lingue hanno ampiezza di vocaboli più o meno "di gergo" per le debolezze umane. Non ne farei un aspetto diatopico. "Ciuccu" non è voce con attestazioni liguri molto antiche e i vecchi l'avvertivano quasi come un "piemontesismo". Il che potrebbe anche essere. Al contrario, cognomi quali quello degli Embrìaci ci provengono dal buio dei secoli . . .
Avevo pensato ad una contrazione da birillo (soggetto a cadere), che immaginavo derivato da birro (infatti i birillini del biliardo si chiamano anche ometti), invece trovo quest'etimo http://www.etimo.it/?term=birillo&find=Cerca che mi confonde la scarse idee.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
[LIJ] CONTINUITA' TIMBRI VOCALICI ENTRO UNA STESSA ISOGLOSSA
In realtà, potrebbe non convincere molto il ricorso al provenzale per un termine certamente gergale e riferito a un abuso alcolico già ben presente nelle società antiche e per il quale non sarebbero certamente mancati termini o derivati di origine locale.cambrilenc ha scritto:l´etimologia è incerta ma ritengo probabile l´opzione provenzale: chuc: 'succo' da dove il derivato chucar, 'succhiare'
Si può anche restare perplessi in merito all’esigenza di un prestito dal provenzale per indicare significati già ampiamente rappresentati in ambito italiano dalla voce sugo e dai verbi succhiare e ciucciare - o forme dialettali locali -.
Inoltre, il significato della voce provenzale chuc [‘t∫yk] è sugo e “telle quelle” essa non significa “ciucco” nemmeno in provenzale. Se mai, il prestito avrebbe dovuto riguardare i suoi derivati che effettivamente significano “ubriaco”. Ma così - evidentemente - non è stato.
Ovviamente, su tutto quanto sopra scritto si potrebbe anche - volendo - discutere o obiettare.
Però, esiste anche un ostacolo oggettivo all’accoglimento dell’etimo esposto. Di tipo fonetico.
Il “chuc [‘t∫yk]” provenzale ha [y], mentre le voci liguri e piemontesi(“ciuccu”/ “ciuc”) hanno , non [y]. Si dice "ciuccu/['t∫ukku]", non "ciüccu/['t∫ykku]". La grafia provenzale “maschera” il fenomeno fonetico. Ma “u” vale [y] sia in provenzale sia in francese. Non . Il provenzale, infatti, risponde con [y] all’ū (u lunga) etimologica latina. Presente nel verbo sūgěre = succhiare. Siccome l’isoglossa che racchiude i territori dove si risponde con [y] all’ū degli etimi latini non racchiude soltanto la Francia (tanto francese quanto provenzale), ma anche una vasta parte dell’Italia settentrionale, un prestito dal provenzale ai linguaggi confinanti - liguri o piemontesi - avrebbe conservato il timbro della vocale provenzale [y]. La Liguria e il Piemonte, infatti, si trovano all’interno della stessa isoglossa menzionata. Ma così non è stato . . . E i dati fonetici sono - sostanzialmente - oggettivi . . .
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prossibilmente ippogrifo ha ragione e le due parole richiamano a due livelli diversi di lingua.
a proposito, sulla pagina impariamoilventimigliese c´e questo bel esempio dove compaiono tutte e due:
U nome d’u pesciu imbriagu u gh’arriva da a longhessa, föra d’u cumüne, d’i rai liberi d’ê sou ařete d’u peitu. Desganciau d’â re, u se bugia brandandu cume in ciucu (ubriaco. Il nome è dato a questo pesce per l’eccessiva lunghezza dei raggi liberi delle pinne pettorali. Liberato dalla rete, si muove oscillando come un ubriaco)
a proposito, sulla pagina impariamoilventimigliese c´e questo bel esempio dove compaiono tutte e due:
U nome d’u pesciu imbriagu u gh’arriva da a longhessa, föra d’u cumüne, d’i rai liberi d’ê sou ařete d’u peitu. Desganciau d’â re, u se bugia brandandu cume in ciucu (ubriaco. Il nome è dato a questo pesce per l’eccessiva lunghezza dei raggi liberi delle pinne pettorali. Liberato dalla rete, si muove oscillando come un ubriaco)
Per ciucco immagino una contaminazione o, meglio, un rafforzamento che evita anche la gorgia, con "ciuco".
E ciuco (asino), che non ha etimologia, credo che venga da 'giogo'.
Nel medioevo (che è durato in certi ambienti fin dopo la seconda guerra) il ciuco era qualcosa di paragonabile al motocoltivatore. Serviva a coltrare, a portare a casa il grano, a trasportare ogni merce e cavare i ciocchi dal terreno, a tendere i fili di ferro della vigna, ad andare al mercato a vendere polli e prodotti dell'orto e dei campi.
Ciuco da giogo non pone alcun problema, in toscano.
E ciuco (asino), che non ha etimologia, credo che venga da 'giogo'.
Nel medioevo (che è durato in certi ambienti fin dopo la seconda guerra) il ciuco era qualcosa di paragonabile al motocoltivatore. Serviva a coltrare, a portare a casa il grano, a trasportare ogni merce e cavare i ciocchi dal terreno, a tendere i fili di ferro della vigna, ad andare al mercato a vendere polli e prodotti dell'orto e dei campi.
Ciuco da giogo non pone alcun problema, in toscano.
Saluto gli amici, mi sono dimesso. Non posso tollerare le contraffazioni.
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