Un aggiornamento, per così dire, a queste considerazioni le troviamo in L’italiano contemporaneo, di Paolo D’Achille, pubblicato nel 2003, che quindi fotografa la situazione 40 anni dopo quanto scritto da Devoto, nel modo seguente:
[...] Per quello che riguarda la struttura sillabica, la progressiva introduzione di forestierismi non adattati ha determinato anzitutto la crescita, nella lingua contemporanea, di parole con finale consonantica, nei secoli precedenti ammesse solo eccezionalmente e invece sempre più frequenti e acclimatata nel lessico comune. Compaiono in posizione finale di parola quasi tutte le consonanti: oltre a /n/ (foneticamente per lo più resa con [ŋ]: fon) /m/ (album), /l/ (alcool/), /r/ (bar) e /s/ (autobus), possiamo trovare anche le occlusive (stop, baobab, bancomat, sud, frac, smog), le affricate sorde /tʃ/ (swatch) /ts/ (quiz), la fricativa sorda /f/ (staff). La posizione è possibile, limitatamente a pochi nomi propri e a isolati prestiti anche per le altre palatali tranne /?/ (bridge, apache, design), per /dz/ e per /v/ (Oz, Vov). Notevole, sempre in questa posizione, la presenza di code “ramificate”, cioè costituite da due consonanti: est, nord, film, sport, golf, box, compact disc. Queste particolarità si riscontrano anche in sigle e acronimi italiani, come colf ‘collaboratrice (o collaboratore) familiare’ e gip ‘giudice per le indagini preliminari’, certo favoriti dal precedente accoglimento di golf e jeep. L’inserimento nel lessico italiano non solo di parole straniere non adattate, ma anche di voci di origine latina e greca, ha determinato inoltre la possibilità di avere sillabe chiuse da consonanti diverse da n, m, l, r, s e quindi, insieme agli attacchi delle sillabe seguenti, gruppi consonantici che l’italiano tradizionale [n.d.r.: ossia il modello basato sul fiorentino trecentesco] non ammetteva (ab-side, at-mosfera, ec-zema, ap-nea, cap-sula, ecc.); alcune di queste sequenze “impossibili” si trovano peraltro ormai, come si è visto, anche a inizio di parola (psicologo, pneumatico, xilofono), tanto che c’è chi andando a capo divide, per analogia, a-pnea, ca-psula. Code ramificate interne chiuse da /s/, infine, sono attestate in parole come ins-pirare; anche /z/ preconsonantica può chiudere la sillaba in alcuni grecismi, come prisma, fantasma.
L’accoglimento di sequenze consonantiche estranee al sistema linguistico originario ha portato anche all’abbandono, nello scritto, della i prostetica, che veniva tradizionalmente premessa alla s preconsonantica iniziale di parole in sequenza come in Ispagna, per isbaglio, ecc., e che sopravvive solo in per iscritto.
[...]
A proposito dei prestiti, andrà rilevato, per concludere, che il loro mancato adattamento, sempre più frequente, non sembra comportare modifiche nell’inventario dei fonemi italiani: da segnalare forse a tale riguardo solo la presenza della fricativa palatale sonora /Ʒ/ nella pronuncia di francesismi come garage, gigolot, abat-jour, ecc., perché presente anche, come allòfono dell’affricata palatale in posizione intervocalica nella varietà toscana, per esempio in fagioli. La crescente diffusione dei prestiti sembra piuttosto parzialmente intaccare quella corrispondenza tra grafia e pronuncia che abbiamo segnalato all’inizio come tipica dell’italiano, non solo perché a computer corrisponde [com'pjuter], a mouse ['maus], ecc., ma soprattutto perché possono sorgere problemi di pronuncia nei derivati italiani, che formalmente non sempre lasciano trasparire l’origine straniera, come nei casi, già citati nel capitolo II, 2-3, di newyorkese e di freudiano, o come in chattare ‘comunicare attraverso un chat-line’, sbudgettare ‘spendere più di quanto previsto nel budget (cioè nel bilancio preventivo)’, bluffare, jeanseria ‘negozio che vende blue-jeans’ (peraltro scritto talvolta anche ginseria), ecc.