«(S)fregio»
Inviato: mer, 13 ott 2021 12:37
Siccome adesso non posso consultare dizionari etimologici autorevoli, allora chiedo a voi, anche per conoscere la vostra opinione.
I dubbi provengono da questo ragionamento. L'equivalente di «sfregio», nella variante di marchigiano che si parla da me, è sfricio /'sfri:ꭍo/ [s'fri:ꭍo] (forse sarebbe meglio scrivere sfrixo, in quanto non c'è coalescenza fra /ꭍ/ e /tꭍ/ intervocalici). Credo di affermare il vero: qui la parola «sfregio», infatti, è un cultismo, e perciò pronunciata sfrègio /'sfrε:ʒo/ [s'frε:ʒo]. Si fa uno sfrixo quando si lascia un graffio su un oggetto. Premetto che tra le parole con /ꭍ/ scempio s'annoverano, per esempio, baxo, cuxito, caxo, confuxó(ne), faxolo dal latino, e i gallicismi buxía e grixo, cioè «bugia» e «grigio». Insomma, come ben sapete, dove io scrivo l'iccase, si nasconde un'esse etimologica. Sulla storia della parola, a questo punto, anzi che andare a pescare un tardo Phrўgĭu(m opus), mi sembra piú adatto un simile Frīsĭu(m opus).
Dal Castiglioni-Mariotti,
Frīsĭus, a, um, agg., dei Frisii, TAC. Ann. 4, 74, 1; sost. m. pl. Frīsĭi, ōrum, i Frisi, i Frisoni, abitanti della Frisia, popolazione del Nord(e) della Germania, TAC. Ann. 4, 72, 1.
I frigi erano in Anatolia; i frisoni, in Germania. Il volgo li confondeva? I due nomi si sono mischiati formando un ibrido *frĭsĭu(m)? E se invece a confondersi fossero stati gli antichi francesi, i quali hanno poi diffuso questa forma volgare in Italia? Scopro a testo fatto che nel vecchiotto Pianigiani c'è qualcosa al riguardo.
La seconda cosa che ho notato è che non ho mai sentito *frixo, cioè sfrixo senza l'esse sottrattiva. È possibile che «fregio», al contrario di «sfregio», sia una parola di tradizione interrotta anche in Toscana? Il DiPI sembra confermare (1, 2).
I dubbi provengono da questo ragionamento. L'equivalente di «sfregio», nella variante di marchigiano che si parla da me, è sfricio /'sfri:ꭍo/ [s'fri:ꭍo] (forse sarebbe meglio scrivere sfrixo, in quanto non c'è coalescenza fra /ꭍ/ e /tꭍ/ intervocalici). Credo di affermare il vero: qui la parola «sfregio», infatti, è un cultismo, e perciò pronunciata sfrègio /'sfrε:ʒo/ [s'frε:ʒo]. Si fa uno sfrixo quando si lascia un graffio su un oggetto. Premetto che tra le parole con /ꭍ/ scempio s'annoverano, per esempio, baxo, cuxito, caxo, confuxó(ne), faxolo dal latino, e i gallicismi buxía e grixo, cioè «bugia» e «grigio». Insomma, come ben sapete, dove io scrivo l'iccase, si nasconde un'esse etimologica. Sulla storia della parola, a questo punto, anzi che andare a pescare un tardo Phrўgĭu(m opus), mi sembra piú adatto un simile Frīsĭu(m opus).
Dal Castiglioni-Mariotti,
Frīsĭus, a, um, agg., dei Frisii, TAC. Ann. 4, 74, 1; sost. m. pl. Frīsĭi, ōrum, i Frisi, i Frisoni, abitanti della Frisia, popolazione del Nord(e) della Germania, TAC. Ann. 4, 72, 1.
I frigi erano in Anatolia; i frisoni, in Germania. Il volgo li confondeva? I due nomi si sono mischiati formando un ibrido *frĭsĭu(m)? E se invece a confondersi fossero stati gli antichi francesi, i quali hanno poi diffuso questa forma volgare in Italia? Scopro a testo fatto che nel vecchiotto Pianigiani c'è qualcosa al riguardo.
La seconda cosa che ho notato è che non ho mai sentito *frixo, cioè sfrixo senza l'esse sottrattiva. È possibile che «fregio», al contrario di «sfregio», sia una parola di tradizione interrotta anche in Toscana? Il DiPI sembra confermare (1, 2).