A questo proposito, sono finalmente riuscito a trovare qualcosina anche nella Grammatica italiana del Serianni, §III.121, che dà un altro esempio di ditina (Rosetta Loy) oltre che —vado a memoria— di braccine e labbruzze.Marco1971 [url=viewtopic.php?p=13333#p13333]qui[/url] ha scritto:…il […] dizionario bivolume [del Gabrielli] è per molti versi insostituibile, e dà indicazioni che gli altri vocabolari non danno, come ad esempio i plurali di certi alterati – di cui discorrevo privatamente con Infarinato qualche giorno fa – e mille dettagli sui quali gli altri tacciono maestosamente. Ecco l’esempio degli alterati:Il Gabrielli bivolume ha scritto:[Sotto braccio:] Dimin. braccíno, plur. i braccíni, in Tosc. anche le braccína; braccétto (v.); accr. braccióne , pl. –ni, ma anche pop. le braccióne, raro le braccióna; bracciòtto, braccio rotondo, grassoccio, pieno.
[Sotto dito:] Dimin. ditíno (pl. i ditíni o le ditína); spreg. ditúccio (pl. i ditúcci o le ditúccia); accr. ditóne (pl. i ditóni o le ditóna); peggior. ditàccio (pl. i ditàcci o le ditàccia).
[Sotto uovo:] Dimin. ovétto (pl. gli ovétti); ovicíno (pl. gli ovicíni); ovíno (pl. gli ovíni, raro le ovína); ovettíno (pl. gli ovettini); spreg. o vezzegg. ovúccio (pl. gli ovúcci); peggior. ovàccio (pl. le ovàccia, gli ovàcci); accr. ovóne (pl. gli ovóni).
Ne approfitto per ricordare che la LIZ (grazie, Marco!) non dà occorrenze di braccina, ma nove di braccine (Fogazzaro, Dossi, Oriani, Tozzi, Pirandello). Una sola occorrenza di ditina in Imbriani; nessuna di ditine. Niente ovina, se non come nome proprio in Porta; tre di ovine (Niccolò da Correggio, Pascoli, D’Annunzio), ma come aggettivo. Una ricerca sulla Biblioteca Italiana essenzialmente conferma questi dati.
Per concludere, il Serianni, oltre ad avallare, per l’origine di questi plurali in -a ed -e, l’ipotesi dell’analogia (ora desinenziale, ora di genere) coi plurali delle rispettive basi, non sembra connotarli in alcun modo particolare, se non indirettamente definendo, com’è ovvio, «regolari» i plurali in -i (i suffissi alterativi seguendo di per sé stessi il regolare paradigma -o/-a, -i/-e).