Etimo "chiovina"

Spazio di discussione dedicato alla storia della lingua italiana, alla sua evoluzione e a questioni etimologiche

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Scilens
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Etimo "chiovina"

Intervento di Scilens »

"chiovina" non è rappresentato nella letteratura, se si esclude l'unico caso, a mia conoscenza, dell'"immonda chiovina" del Giusti.
Vuol dire 'condotta sotterranea', non solo come fogna, perché era una chiovina anche quella che portava la sansa (olio di scarto o comunque di scarsa qualità) alla cisterna del frantoio. In una chiovina può scorrere anche l'acqua destinata all'irrigazione.
Non esiste nessuna parola latina che si possa a questa assimilare, ma il suo significato intuibile contiene il concetto di 'chiuso' e quello di 'condotta', o se non altro di derivazione.
Il suffisso -ina, che risponde alle leggi fonetiche come derivante da -ena, un pertentivo etrusco, mi riporta appunto, più che al latino, all'etrusco.
Esiste un rio o corso d'acqua dal nome Chiovina in Piemonte, ma non ne conosco le particolarità, so solo che è a carattere torrentizio e non so se abbia caratteristiche carsiche o se in antico sia stato fatto passare in grotte o altri percorsi sotterrranei.
Il termine è in completo disuso e non lo sento più da diverse decine d'anni, oltre a questo non ho la più pallida idea della sua possibile diffusione.

Alla comunità chiedo se qualcuno sia venuto a conoscenza del termine e del suo significato e se ci sia modo di risalire all'etimologia.

Vi ringrazio
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Dimenticavo l'accento, che è chiòvina
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Infarinato
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di Infarinato »

Scilens ha scritto:Alla comunità chiedo se qualcuno sia venuto a conoscenza del termine e del suo significato e se ci sia modo di risalire all'etimologia.
Veda chiovina e chiavica.

Il GRADIT rimanda da chiovina a chiodina /ˈkjɔ-/, e precisa (s.v. «chiodina»): «lat. tardo claudīna(m), forse dall'incrocio di *clavaca “chiavica” con Caudinae (furculae) “forche caudine”».
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Bravo!
http://www.dizionario.org/d/?pageurl=chiodina
Tuttavia.
Le forche caudine prendono il nome dal 'mettere la coda', metafora di sodomizzazione. Si dice anche che l'esclamazione "che culo!"" derivi dal famoso episodio romano: chi l'aveva più grosso fu fortunato perché patì di meno.
Ma con la chiovina non mi sembra che c'entri.
Cloaca dovrebbe essere stato clovaca, o meglio cluvaca, all'origine; ma un etrusco *cluvna, pur non attestato, non ha collegamento con chiaviCa, cloaCa et similia
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Un cludina, risalendo, mi potra a cluthina->clutina in toscano, cludina in romano.
Chiovina resta fuori.
Sto sbagliando qualcosa?
PaDaSu
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di PaDaSu »

Qualche indicazione in merito alla lingua etrusca:

1) Cluvna è attestato in etrusco come gentilizio femminile (cfr. DLE del Pittau)

2) Cluth (e Kluth) con il plurale Cluth(i)va significa vaso, urna, recipiente (Perusia, Volsinii)
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di u merlu rucà »

Infarinato ha scritto:
Scilens ha scritto:Alla comunità chiedo se qualcuno sia venuto a conoscenza del termine e del suo significato e se ci sia modo di risalire all'etimologia.
Veda chiovina e chiavica.

Il GRADIT rimanda da chiovina a chiodina /ˈkjɔ-/, e precisa (s.v. «chiodina»): «lat. tardo claudīna(m), forse dall'incrocio di *clavaca “chiavica” con Caudinae (furculae) “forche caudine”».
Trattandosi di condotta sotterranea, quindi relativamente chiusa, un incrocio con claudere, più che con le (Forche) Caudine, non lo escluderei.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Allora mi risulta questo.
A ovest di Pistoia con chiùdina o chiòdina intendono il tombino, il pozzetto di una fogna, parola sconosciuta al figlio quarantenne.
Mentre il termine chiovina è ancora meno conosciuto, solo uno su quattro sapeva cosa fosse e ha detto che la chiòdina è una cosa e la chiòvina un'altra, e sarebbero rispettivamente "la buca dove finiscono i tubi" e "il tubo".
Ricapitolando le parole sono due e diverse. Non conoscevo la chiodina, ma solo la chiovina.
Chiodina o chiudina= tombino/chiusino/pozzetto/buca
Chiovina=la condotta

Un grazie particolare a PaDaSu per il contributo importante. Conoscerebbe anche le attribuzioni temporali delle epigrafi che ha utilizzato?

Penso che con le Vostre conoscenze si possa fare qualche altro passo
e intanto vi ringrazio, perché su questa parola mi c'ero scervellato
PaDaSu
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di PaDaSu »

Della fine del III secolo a.C. è la datazione dell'iscrizione (ET Pe 5.2; TLE 619) dell'ipogeo di S. Manno che riporta (riga3):
"heczri tunur clutiva zelur"
1) heczri è un gerundivo che si può interpretare come "da porre, da collocare";
2) tunur (da thun=uno) e zelur (da zal=due) aggettivi plurali, sono all'incirca corrispondenti ai nostri singoli e doppi;
3) clutiva viene di solito tradotto come vasellame o recipiente generico a causa dell'iscrizione di Spina (ET Sp 2.4; TLE 710; V secolo a.C.) su una patera: "Mi kluti Kunas": 'Io (sono) la patera di Kunas'

Tutte le altre occorrenze sono più recenti.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Bene, per 'chiudina/chiodina' l'etrusco 'kluti' – vaso o recipiente- può bastare, mi sembra.

Avevo trovato il termine 'cluvenia' nelle tavole di Pyrgi (VI sec aC), sanza però sapere come utilizzarlo, perché viene letto come nome e la locuzione 'sal cluvenia' viene, o non tradotta, o tanto variamente interpretata da essere poco utile. Il nome latino Cluvenio presenta gli stessi limiti del gentilizio etrusco Cluvna, per le mie possibilità.
L'unico parallelo che potrei stabilire con Cluvenia -se davvero fosse un nome di una divinità- è quello con la divinità protettrice della Cloaca, Cloacina (Venere, Turan).
Le varianti toscane e umbre 'chiòca', 'chiòcana', 'chiavuca', o romane come 'chiavica' (ma sia chiavuca che chiavica sembra che vengano fatti derivare da cloaca) contengono tutte la stessa radice, ma le somiglianze si fermano qui. Poi penso che se da "chiovo" e "chiovare", da 'clavus', si arriva a "chiodo" e "chiodare" http://www.dizionario.org/d/?pageurl=chiovare allora mi si capovolge tutto e mi perdo nel dilemma dell'origine dell'uovo e della gallina.
PaDaSu
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di PaDaSu »

Scilens ha scritto:Avevo trovato il termine 'cluvenia' nelle tavole di Pyrgi (VI sec aC), sanza però sapere come utilizzarlo, perché viene letto come nome e la locuzione 'sal cluvenia' viene, o non tradotta, o tanto variamente interpretata da essere poco utile.
Gentile Scilens,
quello che dice è vero ed è ahimè applicabile a molte epigrafi etrusche. Tuttavia la locuzione da lei citata non presenta alcuna difficoltà di lettura.
'sal Cluvenias' significa semplicemente 'due (figli) da Cluvenia' dove compare il nome della moglie di Thefario Veliano.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Infatti così traduce Pittau che intende "sal" come 'due' (zal), il che sarebbe anche condivisibile, sebbene si debba sottintendere clenar, che non è menzionato in nessuna parte del testo, il quale non è di argomento familiare.
Ma davanti ad altre traduzioni come "graziosa edicola" oppure "L'espressione sal cluvenias resiste (...) agli assalti, anche se delle basi di entrambi i termini si conoscono altre ricorrenze; sal è forse il nome generico per 'cerimonia'? O indica un oggetto concreto?" (Facchetti) Che si può pensare? Mi sembra che si brancoli.
Lei è stato gentilissimo e disponibile, ma pare che anche per questa via non se ne possa venire a capo, purtroppo.
PaDaSu
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di PaDaSu »

Scilens ha scritto:Infatti così traduce Pittau che intende "sal" come 'due' (zal), il che sarebbe anche condivisibile, sebbene si debba sottintendere clenar, che non è menzionato in nessuna parte del testo, il quale non è di argomento familiare.
Ma davanti ad altre traduzioni come "graziosa edicola" oppure "L'espressione sal cluvenias resiste (...) agli assalti, anche se delle basi di entrambi i termini si conoscono altre ricorrenze; sal è forse il nome generico per 'cerimonia'? O indica un oggetto concreto?" (Facchetti) Che si può pensare? Mi sembra che si brancoli.
Potrei citarle diverse iscrizioni, ma credo che sia sufficiente il Liber Linteus ed in particolare VII-7 e XII-11, dove inquivocabilmente il termine sal non si può tradurre altro che con due (oppure due volte).

Non dobbiamo lasciarci fuorviare dal testo punico ed inventare traducenti che sarebbero solo degli hapax.
Tenga inoltre presente l'importanza della madre nel contesto della cultura etrusca a differenza di quella punica.
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Scilens
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Intervento di Scilens »

Se "sal" può darsi per certo che corrisponda a "due", non è altrettanto certo che qui ci si riferisca a dei figli, perché nella "traduzione" fenicia si parla di una "edicola" e perché non mi ricordo nessun caso dove la parola figlio/i nelle epigrafi funebri sia sottintesa e nemmeno abbreviata. A sostegno di questa interpretazione si può invocare solo l'esistenza di un Cluvenius latino, che non è poco, ma che è comunque latino. Dico questo perché non mancano i casi di titoli etruschi scambiati dai romani per nomi personali. Sono anch'io un convinto ammiratore di Pittau, però cerco di confrontare i diversi studi e ancora non ho approfondito come vorrei il testo delle lamine di Pyrgi. E stasera non mi c'è rientrato di cercare un libro...Ma sto divagando.
Quel che cerco di scrivere è che se continuassimo ad avere a che fare con antroponimi e gentilizi dei quali non conosciamo il significato non avremmo in mano nulla di utile a spiegarci la chiovina e dovremmo servirci solo dell'Italiano – o Toscano- per cercare di risalire ad un termine che molto probabilmente -per non dire sicuramente- è etrusco.
Questa situazione è comunissima, molte parole senza etimologia vengono da un presunto latino tardo che spesso è solo immaginato, altre volte i vocaboli sono attestati in latino medievale o tardoantico, ma sono traslitterazioni latinizzate di parole non latine.
La parola 'chiovina' sarebbe stata tra le più adatte ad aggirare il latino medievale, ma poi ci troviamo davanti un'attestazione unica che ci sbarra il passo.
PaDaSu
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Iscritto in data: sab, 14 lug 2012 10:45
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Re: Etimo "chiovina"

Intervento di PaDaSu »

Scilens ha scritto:Se "sal" può darsi per certo che corrisponda a "due", non è altrettanto certo che qui ci si riferisca a dei figli, perché nella "traduzione" fenicia si parla di una "edicola" e perché non mi ricordo nessun caso dove la parola figlio/i nelle epigrafi funebri sia sottintesa e nemmeno abbreviata.
Le posso dare una mano, sia citandole i riferimenti dove c'è l'abbreviazione CL, sia indicandole dove invece è sottintesa. Ad onor del vero mi pare di ricordare che dove è sottintesa in luogo del genitivo talvolta c'è il pertinentivo. Esempio: ET Pe 1.760: au vipi varna lχ: ‘Aule Vipi Varna (figlio) di Lauchmes’.

Per quanto riguarda il genitivo singolare di classe I o II, chi scrive è della scuola di pensiero che distingue fra animato (classe I) ed inanimato (classe II). E' vero che non mancano le eccezioni (Perugia ad esempio) ma la maggior parte delle occorrenze dell'etrusco meridionale rientrano in questa classificazione. Distinzione, fra l'altro, che quasi tutti fanno per il plurale ma non per il singolare. Fatto questo che trovo davvero singolare! :lol:

Ciò premesso Cluvenias è un genitivo animato, quindi riferentesi a persona non a cosa e la dimostrazione è anche nel latino Cluvenius.

Non sono d'accordo con il Pittau quando fa anche l'ipotesi del CL nascosto dal'impronta del chiodo. Trovata, dopo molto penare, una buona immagine della lamina, si vede bene che l'impronta non può nascondere il CL. Mentre lo stesso mi pare più convincente quando dice:

"«Avendo(ne) la protettrice dello Stato concesso a Thefario Velianio due da Cluvenia», in cui il vocabolo CLENAR «figli» risulterebbe sottinteso, dato che ai vari santuari di Giunone si andava soprattutto per chiedere la grazia di una discendenza di figli; e “i discendenti” (ACNASHVER) infatti sono citati subito dopo."
Scilens ha scritto:Quel che cerco di scrivere è che se continuassimo ad avere a che fare con antroponimi e gentilizi dei quali non conosciamo il significato non avremmo in mano nulla di utile a spiegarci la chiovina e dovremmo servirci solo dell'Italiano – o Toscano- per cercare di risalire ad un termine che molto probabilmente -per non dire sicuramente- è etrusco.
Questa situazione è comunissima, molte parole senza etimologia vengono da un presunto latino tardo che spesso è solo immaginato, altre volte i vocaboli sono attestati in latino medievale o tardoantico, ma sono traslitterazioni latinizzate di parole non latine.
La parola 'chiovina' sarebbe stata tra le più adatte ad aggirare il latino medievale, ma poi ci troviamo davanti un'attestazione unica che ci sbarra il passo.
Sostanzialmente non posso che concordare. L'unica cosa da notare è che mentre la forma tarda etrusca dovrebbe essere stata Cluvna (poi forse Clovna), quella latina Cluvenius ha l'accento sulla e. Quindi scartato il latino, non possiamo che concludere che il termine chiòvina o viene dall'etrusco oppure è di conio medievale.
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