Il suo "piú" acerrimo nemico

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Moderatore: Cruscanti

Gianluca
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Il suo "piú" acerrimo nemico

Intervento di Gianluca »

Piú di una volta ho sentito pronunciare la frase «il suo piú acerrimo nemico è...», in cui il superlativo dell'aggettivo acre è preceduto da piú.
Io so che gli aggettivi acre, celebre, integro, aspro, misero e salubre formano il superlativo assoluto aggiungendo il suffisso -errimo: acerrimo, celeberrimo, integerrimo, asperrimo (o asprissimo), miserrimo (o miserissimo), saluberrimo (o salubrissimo), e che queste forme sono rare e usate preferibilmente per esprimere significati astratti: Sono afflitti da una rivalità acerrima; È un uomo di costumi integerrimi, in opposizione alle altre forme usate per esprimere significati concreti: Questo limone ha un sapore molto aspro.
(L'uso comune, quindi, è orientato verso le forme rafforzate con l'avverbio: molto acre, assai celebre, etc. o verso le forme regolari: asprissimo, miserissimo.)
Per quanto riguarda la forma piú acerrimo, però, non saprei che cosa dire, dal momento che io so che gli aggettivi migliore, peggiore, maggiore, minore sono già forme di comparativo di maggioranza, pertanto che non sono mai preceduti da piú o da il piú; e che allo stesso modo, i superlativi assoluti ottimo, pessimo, massimo, minimo non hanno bisogno di rafforzativi. Ma non vorrei che il caso in questione fosse un'eccezione.
Ultima modifica di Gianluca in data dom, 21 ago 2011 13:28, modificato 3 volte in totale.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Se n’era parlato qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Grazie tante!
Ne ho fatto tesoro! :wink:
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Gli aggettivi migliore, peggiore, maggiore, minore, sono già forme di comparativo di maggioranza, pertanto non sono mai preceduti da piú o da il piú, e che allo stesso modo, i superlativi assoluti ottimo, pessimo, massimo, minimo, non hanno bisogno di rafforzativi.
Su invito di un amico, pongo un caso curioso: supponiamo che Tizio, esperto enologo, debba dare un giudizio sulla bontà di due vini e sceglierne uno. Tizio afferma: «Sono entrambi ottimi vini!» Caio, però, ricordandogli che la scelta deve ricadere su uno dei due, cosí gli risponde: «Va bene, sono entrambi ottimi vini; ma qual è piú ottimo?»

Il mio amico domanda perché non si potrebbe dire, visto che piú acerrimo si usa.
La mia risposta? «Ottimo esprime una qualità posseduta al massimo grado dal nome cui si riferisce, senza alcun paragone con altre grandezze.
Ciò che invece esprime una qualità posseduta al massimo (o minimo grado), stabilendo un confronto è il superlativo relativo, e dal momento che si vuole porre un confronto tra due cose, nella fattispecie i vini, diremo qual è il migliore».

Quale dovrebbe essere la risposta?
Ultima modifica di Gianluca in data dom, 21 ago 2011 13:29, modificato 1 volta in totale.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

Gianluca ha scritto:Il mio amico domanda perché non si potrebbe dire, visto che piú acerrimo si usa.

[…]

Quale dovrebbe essere la risposta?
«Il suo amico» commetterebbe un paralogismo, perché dal fatto che il valore di superlativo sia [nell’uso attuale] molto attenuato in acerrimo non si può dedurre che lo sia altrettanto in ottimo. ;)
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Grazie Infarinato! :)

La mia risposta è accettabile?
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Marco1971 ha scritto:Se n’era parlato qui.
Ed anche in maniera piuttosto esauriente: è sempre consigliabile usare la funzione di ricerca prima di aprire una nuova discussione. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
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Federico
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Intervento di Federico »

Gianluca ha scritto:La mia risposta è accettabile?
Direi di sí, però ottimo volendo si può usare anche relativamente: l'ottimo fra tutti i vini, ricollegandosi al significato di optimum. O no?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

Gentile Federico, grazie! Non lo sapevo. :oops:

È escluso, però, (dire) piú ottimo. Conferma?
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

*Piú ottimo è agrammaticale. Non è accettabile. Forse lo sarà fra cent’anni, ma per ora no.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Gianluca
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Intervento di Gianluca »

:) Grazie! Gentilissimo.
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Di nulla. Ho trovato alcune attestazioni letterarie antiche (che non cambian nulla all’odierna agrammaticalità: ne avessimo copiose testimonianze, e ben distribuite secolarmente, oggi sarebbe ammesso). Per curiosità, le riporto qui sotto.

E però il dico a ognuno, che voi mi perdoniate; però ch’io il fo per lo meglio, e per più ottimo che sia fra quelli tre ch’io ti dissi. (Bernardino da Siena, Prediche senesi del 1427, Predica 28)

Oh, tu se’ la buona massaia: perché ti turbi? – Questo disse Iesù; perché è più ottima parte la vita contemplativa, che non è l’attiva. (Bernardino da Siena, Prediche senesi del 1427, Predica 3)

Hai tu imparato stamane nulla? – Sì. – Quanto ch’è a me, questa regola m’è giovata già più anni: io ho durata questa fatiga del predicare già più anni, e holla trovata la più ottima e migliore fatiga che io durasse mai; e ho voluto lassare stare ogni altra operazione. (Bernardino da Siena, Prediche senesi del 1427, Predica 28)

L’imperio paterno è il più santo dominio che sia; e la servitù filiale la più ottima obidienzia che si trovi. (Aretino, Il Filosofo, At. 2, sc. 5)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Incarcato
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 12:29

Intervento di Incarcato »

Quattro attestazioni, di cui tre del buon Bernardino... :roll:
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Black Mamba
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Iscritto in data: sab, 13 ott 2007 19:41

Intervento di Black Mamba »

Inserisco qui il mio quesito per evitare di aprire un altro filone.

In un documento ho appena letto questa frase:

«se la media sarà minore all'1,50%, l'importo sarà aumentato dello 0,30%.»

Non si dovrebbe dire minore dell'1,50%?
Forse sarebbe bastato sostituire minore con inferiore e dire inferiore all'1,50%. :roll:
Hoc unum scio, me nihil scire.
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