Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Moderatore: Cruscanti
Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Buongiorno!
In un testo ho letto: "Siamo andati in gita il 7 maggio. Abbiamo visitato una villa. Questa villa era immensa e bellissima. Fuori c'era un bel giardino che era attraversato da un ruscello. Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla". L'uso dell'imperfetto è giusto? È descrittivo?? Grazie.
In un testo ho letto: "Siamo andati in gita il 7 maggio. Abbiamo visitato una villa. Questa villa era immensa e bellissima. Fuori c'era un bel giardino che era attraversato da un ruscello. Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla". L'uso dell'imperfetto è giusto? È descrittivo?? Grazie.
- Animo Grato
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Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Buongiorno a lei, amica francese! 
Non solo la scelta dell'imperfetto mi pare normale, ma farei fatica a trovare un'alternativa. Penso che rientri proprio nella categoria dell'imperfetto descrittivo.
À la prochaine!

Non solo la scelta dell'imperfetto mi pare normale, ma farei fatica a trovare un'alternativa. Penso che rientri proprio nella categoria dell'imperfetto descrittivo.
À la prochaine!
«Ed elli avea del cool fatto trombetta». Anonimo del Trecento su Miles Davis
«E non piegherò certo il mio italiano a mere (e francamente discutibili) convenienze sociali». Infarinato
«Prima l'italiano!»
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«Prima l'italiano!»
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Grazie, Animo Grato!
Questo tipo di costruzione mi sembra strana perché "le guide" e "la villa" esistono ancora nel presente.
Saluti
Questo tipo di costruzione mi sembra strana perché "le guide" e "la villa" esistono ancora nel presente.
Saluti
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Buongiorno, credo che anche la scelta del presente indicativo sia valida, in quanto "Giulia e Carla continuano a chiamarsi così". Altri esempi ritenuti corretti da linguisti interpellati ad hoc:
"Alle scuole elementari mi insegnarono che la capitale francese è (non 'era') Parigi", "L'uomo che vedesti un anno fa è mio zio". Lascio comunque la parola agli addetti ai lavori...
"Alle scuole elementari mi insegnarono che la capitale francese è (non 'era') Parigi", "L'uomo che vedesti un anno fa è mio zio". Lascio comunque la parola agli addetti ai lavori...
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Certo che le guide si chiamano ancora cosí. Ma probabilmente anche il giardino è tuttora attraversato da un ruscello, e la villa, se non è stata distrutta nel frattempo, è ancora immensa. Quando si fa una descrizione al passato, di solito si mette tutto all’imperfetto. Qui passare al presente (Fuori c’era un bel giardino che era attraversato da un ruscello. Le nostre guide si chiamano Giula e Carla) è possibile soltanto se si inserisce tutto un passo al presente storico. Altrimenti stona.
Del pari, spesso si usa l’imperfetto (dell’indicativo o del congiuntivo) per attrazione, al posto del presente, ed è il presente, in tali casi, a rappresentare una scelta marcata:
Non sapevo che (tu) abitassi/abitavi qui
è la frase piú spontanea che salirebbe alle labbra, invece di
Non sapevo che abiti qui.
Nella narrazione al passato, dunque, l’uso dell’imperfetto, anche quando si parla di cose attuali, è normalissimo, e l’introduzione del presente, che è sempre possibile, è in genere limitata a verità generali, come in questo esempio, che butto giú di getto:
Faceva freddo, ma eravamo a gennaio, e d’inverno, si sa, fa sempre freddo. Camminando nelle neve, giunsi a un noto promontorio sulla sommità del quale si ergeva un’enorme quercia, che si chiamava La Quercúnea, perché, negli estuosi meriggi della stagione calda, i suoi ampi fronzuti rami davano ombra e frescura ai viandanti che di lí passavano.
Del pari, spesso si usa l’imperfetto (dell’indicativo o del congiuntivo) per attrazione, al posto del presente, ed è il presente, in tali casi, a rappresentare una scelta marcata:
Non sapevo che (tu) abitassi/abitavi qui
è la frase piú spontanea che salirebbe alle labbra, invece di
Non sapevo che abiti qui.
Nella narrazione al passato, dunque, l’uso dell’imperfetto, anche quando si parla di cose attuali, è normalissimo, e l’introduzione del presente, che è sempre possibile, è in genere limitata a verità generali, come in questo esempio, che butto giú di getto:
Faceva freddo, ma eravamo a gennaio, e d’inverno, si sa, fa sempre freddo. Camminando nelle neve, giunsi a un noto promontorio sulla sommità del quale si ergeva un’enorme quercia, che si chiamava La Quercúnea, perché, negli estuosi meriggi della stagione calda, i suoi ampi fronzuti rami davano ombra e frescura ai viandanti che di lí passavano.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Ringrazio Marco per la puntualizzazione; rilevo tuttavia che anche l'impiego dell'imperfetto per fatti "attuali" potrebbe generare equivoci che il presente invece fugherebbe.
Ad esempio, nella frase
"In cima alla montagna che visitammo c'era un lago"
l'imperfetto potrebbe far nascere il dubbio che il lago oggi non ci sia più.
In ogni caso la mia è solo una riflessione da comune lettore...
Ad esempio, nella frase
"In cima alla montagna che visitammo c'era un lago"
l'imperfetto potrebbe far nascere il dubbio che il lago oggi non ci sia più.
In ogni caso la mia è solo una riflessione da comune lettore...
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Sí, ma che il lago ci sia ancora o no è irrilevante ai fini della narrazione (e se si considera importante, si può menzionare tra parentesi):
In cima alla montagna che visitammo c'era un lago (che tuttora si può vedere), ecc.
In cima alla montagna che visitammo c'era un lago (che tuttora si può vedere), ecc.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Grazie, sig. Marco! Deduco da quanto mi ha scritto che l'uso dell'imperfetto "Le guide si chiamavano" non è sbagliato ed è ammesso anche nei testi scritti. Giusto?
Grazie mille!
Grazie mille!
- Infarinato
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Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Non è «ammesso», cara Vinci: come le hanno già spiegato Animo Grato e Marco, in casi come questo è obbligatorio.Vinci ha scritto: dom, 19 mag 2019 15:44 Deduco da quanto mi ha scritto che l'uso dell'imperfetto "Le guide si chiamavano" non è sbagliato ed è ammesso anche nei testi scritti.

Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Grazie per la precisazione.
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Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Il punto è proprio questo, del presente non si parla proprio.Marco1971 ha scritto: dom, 19 mag 2019 15:34 Sí, ma che il lago ci sia ancora o no è irrilevante ai fini della narrazione
Oppure, in caso contrario, "(che oggi non c'è più)".(e se si considera importante, si può menzionare tra parentesi):
In cima alla montagna che visitammo c'era un lago (che tuttora si può vedere), ecc.
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Alla luce degli interventi inseriti nel filone (superiori in termini di autorevolezza, oltreché di numero, al mio), non insisto con l’enunciazione della mia linea di pensiero, poiché potrebbe rivelarsi potenzialmente fuorviante per altri eventuali utenti, al momento esterni alla discussione.
Solo per mostrare una parte della sua “genesi” e dimostrare che essa – per quanto opinabile – non deriva da un’astratta concezione personale, mi permetto di portare alla vostra attenzione i seguenti passi letterari, annotati molti anni fa e in tempi quindi non sospetti, ad hoc.
“La via, detta Sabbionara, dove un vecchio rustico s’inghirlanda e s’agghinda, arrivava all’asilo…”
“Quando raggiunsi la panca che fronteggia il capanno, c’era…”
“Si vedevano le luci delle colline che circondano la città…”
Non sono purtroppo in grado di risalire ai rispettivi autori e Google libri non è venuto in mio soccorso: non pretendo di conseguenza che tali citazioni siano valutate valide al supporto dell’attendibilità della teoria.
Spero di non aver suggerito l’intento di voler creare polemiche sterili…
Un saluto a tutti gli utenti del forum
Solo per mostrare una parte della sua “genesi” e dimostrare che essa – per quanto opinabile – non deriva da un’astratta concezione personale, mi permetto di portare alla vostra attenzione i seguenti passi letterari, annotati molti anni fa e in tempi quindi non sospetti, ad hoc.
“La via, detta Sabbionara, dove un vecchio rustico s’inghirlanda e s’agghinda, arrivava all’asilo…”
“Quando raggiunsi la panca che fronteggia il capanno, c’era…”
“Si vedevano le luci delle colline che circondano la città…”
Non sono purtroppo in grado di risalire ai rispettivi autori e Google libri non è venuto in mio soccorso: non pretendo di conseguenza che tali citazioni siano valutate valide al supporto dell’attendibilità della teoria.
Spero di non aver suggerito l’intento di voler creare polemiche sterili…
Un saluto a tutti gli utenti del forum
Re: Uso dell’imperfetto in «Le nostre guide si chiamavano Giulia e Carla»
Io ho ritrovato uno dei passi, e dal contesto si evince che si parla di un’azione abituale [sott. mia]:
…e per la quietissima via, detta Sabbionara, dove un vecchio usciale rustico s’inghirlanda e s’avvinghia d’edera cara ai passerotti durante la carestia dei mesi nevicosi, arrivava all'Asilo Aportiano per i bambini e al pensionato delle signore cadute in strettezze, di cui… (Riccardo Bacchelli, Una passione coniugale, 1930)
Qui l’autore ha scelto il presente per sottolineare il perpetuarsi di un’abitudine. Si noti, anche negli altri due esempi, di cui non ho trovato contezza, che si tratta di frasi relative e non, come nell’esempio iniziale, di una frase principale – che avrebbe dato luogo a un passo intero steso al presente storico.
…e per la quietissima via, detta Sabbionara, dove un vecchio usciale rustico s’inghirlanda e s’avvinghia d’edera cara ai passerotti durante la carestia dei mesi nevicosi, arrivava all'Asilo Aportiano per i bambini e al pensionato delle signore cadute in strettezze, di cui… (Riccardo Bacchelli, Una passione coniugale, 1930)
Qui l’autore ha scelto il presente per sottolineare il perpetuarsi di un’abitudine. Si noti, anche negli altri due esempi, di cui non ho trovato contezza, che si tratta di frasi relative e non, come nell’esempio iniziale, di una frase principale – che avrebbe dato luogo a un passo intero steso al presente storico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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