Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Spazio di discussione su questioni di carattere sintattico

Moderatore: Cruscanti

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Cecubo
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Iscritto in data: gio, 23 gen 2020 17:58

Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Cecubo »

Salve a tutti, sono un novello del forum. Mi presento. Mi chiamo Cecubo perché mi piace Orazio e il bere...

Ho una domanda da porvi, che mi frulla in testa da qualche ora, e non è escluso che ve l'abbiano già posta in passato, ma ahimè, io mica l'ho trovata una discussione analoga. Perdonatemi.

Nella frase "sono guarito dalle emorroidi", o nella sua variante più simpatica, "ho trovato un rimedio alle mie emorroidi: un batuffolo imbevuto di latte su per il..."
che complemento è 'dalle emorroidi' e 'alle mie emorroidi'? Forse di separazione?

Grazie e attendo con ansia i vostri pareri.
Fausto Raso
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Fausto Raso »

"Dalle emorroidi" non è facilmente inquadrabile in qualche complemento; tuttavia, forzando un po', si potrebbe ritenere un complemento di allontanamento o separazione.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
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G.B.
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di G.B. »

Nelle due frasi:
«alle emorroidi» lo inquadrerei come complemento di fine (più forzatamente (s)vantaggio);
«dalle emorroidi» come complemento di limitazione.
G.B.
Avatara utente
Marco1971
Moderatore
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Marco1971 »

Non ho mai capito bene quale sia lo scopo di identificare il tipo di complemento. E chiedo, ingenuamente ma non troppo: a che cosa serve? Questo è un complemento di limitazione, di svantaggio, di allontanamento, di banana? E, una volta identificato, che cosa si può trarre da tale informazione?

Cioè: se il complemento è di allontanamento o di causa, o di modo o di mezzo o di qualità o di compagnia, mi permette quest’informazione di scrivere e parlare in modo migliore? O, ignorando del tutto queste categorizzazioni, è possibile esprimersi in maniera eccelsa?

Se la scuola insistesse meno su queste faccenduole e di piú su quel che conta…
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Cecubo
Interventi: 4
Iscritto in data: gio, 23 gen 2020 17:58

Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Cecubo »

Devo assolutamente tradurre entrambe le frasi nel latino più aulico possibile — roba da far commuovere il compianto Tommaso Vallauri (il principe dei latinisti, tumulato con tutti i riguardi del caso nel cimitero monumentale di Torino). Indi mi serve sapere come declinare haemorrhoidae. Se non mi tolgo sto sfizio mi sentirò più inutile di un pizzardone su un iceberg.

Comunque credo che siano entrambi complementi di limitazione. E ABLATIVO SIA!
Avatara utente
G.B.
Interventi: 877
Iscritto in data: gio, 15 ago 2019 11:13

Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di G.B. »

Fuori tema
Marco1971 ha scritto: dom, 26 gen 2020 2:36 ...Se la scuola insistesse meno su queste faccenduole e di piú su quel che conta…
A mio modesto parere larga parte del sistema di complementi in italiano (a partire dalla nomenclatura) andrebbe sì migliorato, ma non completamente svalutato e accantonato come il suo intervento fa intendere.
G.B.
valerio_vanni
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di valerio_vanni »

Marco1971 ha scritto: dom, 26 gen 2020 2:36 Non ho mai capito bene quale sia lo scopo di identificare il tipo di complemento. E chiedo, ingenuamente ma non troppo: a che cosa serve? Questo è un complemento di limitazione, di svantaggio, di allontanamento, di banana? E, una volta identificato, che cosa si può trarre da tale informazione?
Basta inventare il complemento di guarigione ;-)
Avatara utente
Infarinato
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Infarinato »

Cecubo ha scritto: dom, 26 gen 2020 11:51 Devo assolutamente tradurre entrambe le frasi nel latino più aulico possibile…
Ecco: è proprio questo il punto. Un traduttore esperto, che padroneggi davvero la lingua [di partenza e quella] d’arrivo, dovrebbe immediatamente sapere come tradurre un particolare sintagma, indipendentemente dalla sua categorizzazione formale. Di piú: in questi casi è molto piú conveniente individuare il traducente del verbo e controllarne la reggenza (ancora una volta, un traduttore esperto non dovrebbe averne bisogno), ché alcuni verbi, per ragioni storico-etimologiche, reggono casi talora «anomali» per il complemento che apparentemente individuano.

Comunque, ricordo che questo è uno spazio di discussione sulla lingua italiana, non su quella latina. ;)
domna charola
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di domna charola »

...Infatti non ho risposto "in latino userei l'ablativo, quindi è un complemento di… di…". In effetti, quando sono costretta a individuare un complemento (ad esempio esercizi di grammatica dei nipoti), il ricorso al latino mi viene automatico. Colpa delle vecchie scuole, che impostavano una precisa forma mentis, e che ora denunciano platealmente l'età di noi ex-allievi :lol: .
Ligure
Interventi: 403
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Re: Complemento con «guarire» e «rimediare/curare/medicare»

Intervento di Ligure »

Molto azzeccati gl'interventi d'Infarinato e di domna Carola che sono riusciti - a partire da quella che non posso ritenere null'altro che una provocazione di sapore vagamente goliardico - a scrivere osservazioni interessanti sulla metodologia di traduzione nell'ambito delle lingue classiche e sui metodi "classici" d'insegnamento nelle scuole italiane.

Fondamentale - e sempre valido anche per altre lingue - il richiamo alla reggenza dei verbi e chiara l'illustrazione di un mondo scolastico in cui lo studio della cosiddetta "analisi logica" e di una varietà "smisurata" di complementi di tutte le tipologie più "perverse" che la mente umana potesse aver mai elaborato veniva considerato "propedeutico" all'esercizio vero e proprio della traduzione. In realtà, tra l'altro, la forma mentis che s'intendeva inculcare negli alunni prevedeva, in prima istanza, l'individuazione del complemento adeguato. Dal quale desumere - quale conseguenza - l'individuazione opportuna della preposizione (se prevista) e del caso morfologico.

P.S.: ovviamente fa parte delle competenze di un buon traduttore (o anche soltanto accettabile) - qualsiasi sia la lingua in cui tradurre - la padronanza del "linguaggio figurato" di quella lingua. Ciò è già implicitamente contenuto nelle considerazioni d'Infarinato sulla reggenza dei verbi. Infatti, ritenere che - secondo gli autori classici - l'ammalarsi di qualcosa o il guarire da qualcosa potesse implicare la specificazione di una "limitazione"/"una restrizione" a qualcosa non corrisponde affatto al loro modo di pensare (e di esprimersi). Sarebbe oltremodo "limitativo" l'inserimento di una competenza di tipo "logico-insiemistico" in un resoconto impregnato di attenzione rivolta ai fatti psicologici. Non una scarsa cognizione, ma una mancanza d'umanità! Non redigevano cartelle cliniche per l'ASL. Usavano forme verbali che traducevano il sentimento provato in seguito alla transizione da uno stato/situazione di malattia sofferta a una condizione di guarigione agognata. Non erano burocrati né goliardi. Attribuivano alle loro parole i sentimenti e l'adeguata valenza psicologica della disperazione del malato e dell'aspettativa/speranza di una guarigione spesso difficile. Come passaggio a un nuovo modo di vita ardentemente auspicato. Leggere o avvalersi diversamente del latino - come di qualsiasi altra lingua umana - è mera perdita di tempo.

Nessuno ha davvero mai pensato che per tradurre in latino mezzo rigo (di sciocchezze, poi ...) occorra una preliminare e incontrovertibile definizione in termini di "complementi". Si decide se adottare un linguaggio proprio o figurato e, in conseguenza di ciò, si sceglie un determinato verbo. Solitamente un verbo consente un numero limitato di alternative - correttamente indicato da Infarinato come reggenza del verbo - e il gioco è fatto. Una rappresentazione mentale - di tipo scolastico tradizionale - in termini di "complementi" è solo una specie di sostegno, di "piccola" impalcatura per chi non sa bene come procedere, camminare. Con la funzione di un antico girello per bambini o di un deambulatore per anziani.

I miei docenti d'un tempo traducevano in latino per chi non era loro allievo soltanto brevi frasi. Ma solo per i "príncipi". I motti araldici erano molto sintetici. E i "príncipi" ricompensavano adeguatamente la loro opera di traduzione. O per chi non riusciva a sollevarsi da un grave lutto e desiderava una breve frase da apporre su una lapide in questa lingua non sapendo che cos'altro poter ancora fare per il proprio congiunto venuto a mancare.
In questi casi senza ricompensa. Altre possibilità erano tassativamente escluse.
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