«Sfroso»

Spazio di discussione su questioni di lessico e semantica

Moderatore: Cruscanti

valerio_vanni
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Intervento di valerio_vanni »

Carnby ha scritto:Non esiste dalle mie parti un'espressione esattamente equivalente (a parte il non nativo a scrocco)
Da me c'è "a uffo".
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

Nel livornese invece si dice a ufo, con una effe. Poi ci sarebbe anche a sbafo. Più sul vernacolo abbiamo aggratisse, cioè a gratis. :)

Sfroso non l'avevo mai sentito prima d'ora.
Io nella mia lingua ci credo.
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Millermann
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Intervento di Millermann »

Però, da quel che mi è sembrato di capire, i vari «a ufo», «a sbafo», «a scrocco» (ossia "senza pagare") non sono esattamente equivalenti a «di sfroso», né nel significato milanese ("di frodo/contrabbando"), né in quello veneto ("di nascosto"). :?
In Italia, dotta, Foro fatto dai latini
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Carnby
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Intervento di Carnby »

sempervirens ha scritto:Nel livornese invece si dice a ufo, con una effe. Poi ci sarebbe anche a sbafo.
Confermo a ufo e a sbafo anche qui e mi scuso per la dimenticanza. :oops:
sempervirens ha scritto:Più sul vernacolo abbiamo aggratisse, cioè a gratis.
Questo mi sa di romanesco.
Ivan92
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Intervento di Ivan92 »

Millermann ha scritto:Però, da quel che mi è sembrato di capire, i vari «a ufo», «a sbafo», «a scrocco» (ossia "senza pagare") non sono esattamente equivalenti a «di sfroso», né nel significato milanese ("di frodo/contrabbando"), né in quello veneto ("di nascosto"). :?
Gli è che, leggendo per la prima volta il termine di cui sopra, anche a me sono venuti in mente i vari a ufo, a sbafo, a scrocco. Da me si dice aggratise.
domna charola
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Intervento di domna charola »

Sul Boerio, Dizionario del Dialetto Veneto, p. 580, per sfroso:

Frodo, cioè frode che si fa celando alcuna cosa a' gabellieri per non ne pagar gabella.

con i relativi sfrosàr (verbo) e sfrosador (chi sfrosa).

https://books.google.it/books?id=mQtaAA ... so&f=false

Quanto a ufo, io in casa l'ho sempre percepito con una sfumatura diversa.

Non so da quale ambito linguistico fosse preso (sono cresciuta in un ambiente molto poliglotta, a base veneziana, catanese, valsabbina, con adozioni liguri e toscane-carraresi, in cui si parlava in italiano ma con numeroe parole prese dalle lingue locali… difficile quindi districarsi sull'origine dei vari termini), però era più legato al concetto di abbondanza:

"ce n'è a ufo", cioè finché si vuole, senza limiti (ovviamente sottinteso anche il senza pagare, che è il primo limite), ma dal punto di vista dell'offerta, non del fatto che uno se ne appropriasse "senza limite".

Mi ritroverei quindi nella definizione del Pianigiani, che sostiene la derivazione da una voce dall'antico alto tedesco, legata al concetto di "sopra", e quindi di superfluo, e da qui, che non costa

http://www.etimo.it/?term=ufo&find=Cerca

mentre sconfessa la derivazione dalla locuzione ex ufficio apposta alle lettere di pubblici uffici, che viaggiavano senza tassa, con apposta la dicitura abbreviata per riconoscerle.

Analoga a questa sarebbe l'etimologia corrente, che lo farebbe derivare dal marchio Ad Usum Fabricae legato ai trasporti - senza dazi - di pietre per edilizia religiosa.
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lorenzos
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Intervento di lorenzos »

Mi pare simpatico riportare questo passo da Al borgo e altrove di Gabriele Savini
quella corriera sgangherata sulla quale troppi maschi le rivolgevano sorrisi ammiccanti o guardavano di sfroso le sue gambe.

https://books.google.it/books?id=rw7JAg ... so&f=false
Mi pare, comunque, che qui si sia piuttosto tolleranti sull'uso del termine, che tuttavia non appare nei dizionari, e di cui il Giuseppe Bernardoni del primo intervento sconsiglia l'uso.
Gli Usa importano merci ed esportano parole e dollàri.
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Sixie
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Intervento di Sixie »

Secondo me, in sfròxo, prevale il significato di frode, inganno su quello di nascosto, sebbene il poeta Palmieri possa scrivere del suo "succhiare le mentine del Coghéto de sfròso", e intendere a ufo, senza pagare, e allora meglio sarebbe dire de sfroxon, se non proprio a maca.

Sfròxo potrebbe anche combinarsi con sfrixo, col significato di "di striscio, radente, di sfuggita", in una frase come: vegnerghene fòra de sfrixo.
Anche i maschi che sbirciano le gambe della donna sulla corriera, nella citazione di Savini, potrebbero guardare di sfriso, oltre che di sfroso.
Se interessa: figlio illegittimo si dice fiòlo de sfròxo.
We see things not as they are, but as we are. L. Rosten
Vediamo le cose non come sono, ma come siamo.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Riporto la voce «Sfroso» del Dizionario etimologico dei dialetti italiani di Manlio Cortelazzo e Carla Marcato, Torino: «UTET», 2005:
  • Sfróṡo, sm. (lombardo, veneto). ‘Contrabbando’, usato specie nell’espressione di sfroṡo ‘di contrabbando, di nascosto’, nota anche nel lunigianese de sfroṡu.
    Si tratta di forme deverbali dal lombardo e veneto sfroṡa(re), emiliano sfruṡàr, ligure (genovese) sfrožà, sfronžà (di qui passate al sardo campidanese ṡfroṡài), toscano settentrionale sfroṡare ‘frodare il dazio’, voci ricondotte ad un latino parlato *fraudiāre da fraus, fraude ‘frode’, oppure ad un *frosāre di tradizione semidotta costruito sul nominativo fraus. Deverbali sono anche il lombardo ed emiliano sfrus ‘contrabbando’.
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Infarinato
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Intervento di Infarinato »

domna charola ha scritto:Mi ritroverei quindi nella definizione del Pianigiani, che sostiene la derivazione da una voce dall'antico alto tedesco, legata al concetto di "sopra", e quindi di superfluo, e da qui, che non costa

http://www.etimo.it/?term=ufo&find=Cerca

mentre sconfessa la derivazione dalla locuzione ex ufficio apposta alle lettere di pubblici uffici, che viaggiavano senza tassa, con apposta la dicitura abbreviata per riconoscerle.
Smettiamola, per favore, una volta per tutte di citare il Pianigiani per le etimologie: è davvero troppo datato.
Il [i]DELI[/i] ha scritto:a ufo ‘senza pagare, a spese altrui’ (av. 1676, L. Lippi).

La loc., che ha sbrigliato la fantasia degli etimologisti aneddotici, è considerata unanimamente [sic] di orig. onom. (REW, DEI, Migliorini-Duro, Devoto Avv.), secondo un passaggio semantico ingegnosamente illustrato con abbondanza di dati da L. Spitzer (Butlletí de Dialectologia catalana IX 1921 85-87): “uf! è una interiezione, che si realizza riempiendo le gote d’aria e poi espellendola, ciò che esprime sovrabbondanza corporale o dello spirito (il provz. ha tanto a oufe, quanto a boufe, a poufe). A questo punto (e la cronologia non lo contraddice, anzi un’annotazione del D’Ambra, lo confermerebbe), si può pensare, per l’it., ad un’importazione dalla penisola iberica, anche se altri (Corominas) pensano al percorso inverso”. Piú fantasiose e pittoresche spiegazioni si dettero nel passato, come quella delle Note al Malmantile del 1688 (p. 325): “A VFO. Senza spendere. È detto plebeo. Si scrivono da i Magistrati di Firenze lettere di commissioni a i Ministri forensi, le quali da coloro, che le chieggono, e le presentano, si pagano a i Magistrati, che le fanno, ed a i Ministri, che le ricevono; e quando non sono chieste, ma son fatte, e mandate per proprio interesse di quel Magistrato, che le fa, non vi è spesa alcuna, e però affinché tali lettere, le quali non si pagano, si possono distinguer da quelle, che si pagano, scrivono nella soprascritta ex offitio, ma l’abbreviano scrivendo ex Vffo, ed i tavolaccini, o donzelli, che le consegnano non leggono se non ex Vfo, e distinguono queste due specie di lettere, dando a quelle, che si pagano il nome di lettere col diritto, cioè con la dovuta spesa, ed all’altre il nome dell’Vfo, cioè senza spesa. E di qui è nato questo detto a Vfo, che vuol dir senza spesa, e serve in ogni occasione”, o come quella riportata dal Panz. Diz.: “Per la difficile etimologia di questa parola, si aggiunge anche la seguente: il materiale per la fabbrica di San Pietro era esente da dogana e portava la scritta ad urbis fabricam: dalle tre iniziali auf si fece a ufo”. A parte queste spiritose amenità, merita qualche attenzione anche l’opinione già espressa dal Diez, che ricordava il got. ŭfiô ‘abbondanza’, o, piú precisamente, il ‘superfluo’, ma gli argomenti a suo favore sono invero debolissimi (Corominas). Infine un’altra proposta: la presenza della base, ufo, ufa tanto in Italia (anche mer.), quanto nella penisola iberica, può indirizzare verso una comune base osco-umbra, rafforzata dalla caratteristica -f- intervocalica, cui corrisponde in lat. -b-, che V. Pisani (in Romanica 372-377) ritrova in un ricostruito òsco *ad ūfar, pari ad un lat. *ad ūber, col sign. dell’avv. ūbertim ‘abbondantemente, copiosamente’.
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Ho trovato, forse, la frase a cui lei fa riferimento [omissis] c’è comunque un’idea di furberia [...]
Si, è quella. L'«idea di furberia» rende bene il concetto.
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

marcocurreli ha scritto:L'«idea di furberia» rende bene il concetto.
La ringrazio. A proposito, le è capitato di sentire anche il verbo ṡfroṡài (mi pare strana quella [z] davanti a una costrittiva non sonora) citato da Cortelazzo e Marcato?
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u merlu rucà
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Intervento di u merlu rucà »

Ferdinand Bardamu ha scritto:Riporto la voce «Sfroso» del Dizionario etimologico dei dialetti italiani di Manlio Cortelazzo e Carla Marcato, Torino: «UTET», 2005:
  • Sfróṡo, sm. (lombardo, veneto). ‘Contrabbando’, usato specie nell’espressione di sfroṡo ‘di contrabbando, di nascosto’, nota anche nel lunigianese de sfroṡu.
    Si tratta di forme deverbali dal lombardo e veneto sfroṡa(re), emiliano sfruṡàr, ligure (genovese) sfrožà, sfronžà (di qui passate al sardo campidanese ṡfroṡài), toscano settentrionale sfroṡare ‘frodare il dazio’, voci ricondotte ad un latino parlato *fraudiāre da fraus, fraude ‘frode’, oppure ad un *frosāre di tradizione semidotta costruito sul nominativo fraus. Deverbali sono anche il lombardo ed emiliano sfrus ‘contrabbando’.
Il DELI conferma l'etimo *fraudiāre che avevo presupposto partendo dal ligure occ. anche se non spiega s-, per il quale è da ipotizzare ex-. Anche *frosāre, però, potrebbe essere alla base del lig. occ.
Largu de farina e strentu de brenu.
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marcocurreli
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Intervento di marcocurreli »

Ferdinand Bardamu ha scritto:A proposito, le è capitato di sentire anche il verbo ṡfroṡài (mi pare strana quella [z] davanti a una costrittiva non sonora) citato da Cortelazzo e Marcato?
No, non l'ho mai sentito. L'origine genovese del verbo campidanese è menzionata anche nel sito di Tonino Rubattu, sezione etimologie genovesi, dove per il genovese è riportata la voce sfrouxá.
sfrouxá: sfrosai
sempervirens
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Intervento di sempervirens »

L'espressione "Fare il portoghese" potrebbe rendere l'idea?
Io nella mia lingua ci credo.
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