Lenizione da /tS/ a /S/

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SinoItaliano
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Lenizione da /tS/ a /S/

Intervento di SinoItaliano »

Come si chiama quel fenomeno fonetico della lenizione da /tʃ/ a /ʃ/?
Cioè la cosiddetta c strascicata di toscani e romani.
Esiste un termine piú specifico di «lenizione»?
Non riesco piú a trovare lo scritto del sig. Infarinato in cui si parlava di ciò.

Forse depalatalizzazione?
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Ferdinand Bardamu
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Intervento di Ferdinand Bardamu »

Credo si tratti di spirantizzazione (anche se [tʃ] non è un'occlusiva, ma l'unione di un tratto occlusivo e di uno fricativo). Ma attendiamo gli esperti.
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Marco1971
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Intervento di Marco1971 »

Sí, e cosí la chiama il Castellani:

Colla spirantizzazione di č intervocalica (da C + E, I) in š, avvenuta nella Toscana centrale durante il sec. XIV, š diviene variante di posizione di č e scompare perciò dal novero dei fonemi. (Arrigo Castellani, Saggi di linguistica e filologia italiana e romanza (1946-1976), Roma, Salerno Editrice, 1980, tomo I, p. 222, n. 5.)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Vi ringrazio!

Ora mi sono ricordato!
Infatti Infarinato chiamava spirantizzazione tutte le peculiarità fonetiche del toscano, compresa la gorgia.
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Infarinato
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Re: Lenizione da /tS/ a /S/

Intervento di Infarinato »

SinoItaliano ha scritto:Come si chiama quel fenomeno fonetico della lenizione da /tʃ/ a /ʃ/?

Forse depalatalizzazione?
Deaffricazione ;) (cfr., e.g., Bertinetto 1997, passim). Spirantizzazione è corretto, ma [nel caso in esame] «meno specifico».
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Grazie, gentile Infarinato, molto [pre'ʃizo] :D come sempre!

Mi ricordavo che era de- qualcosa, ma a quanto pare il mio «depalatalizzazione» non c'entra 'na mazza :D.

Quindi se ho capito bene, «lenizione» è il termine generale e può indicare qualsiasi indebolimento fonetico; «spirantizzazione» è leggermente piú specifico, è come una categoria di trasformazioni fonetiche, che lei ha usato, per esempio, per descrivere tutti i vari fenomeni della gorgia, mentre «deaffricazione» quando un suono affricato diventa non affricato, e.g. /tʃ/ -> [ʃ].

In alcune lingue è presente il passaggio da /t/ a [tʃ] e quello da /d/ a [dʒ], che, se non sbaglio, viene chiamato «palatalizzazione», evidentemente mi ero confuso con ciò.
Come per esempio nella maggioranza degli accenti brasiliani, quando /t/ o /d/ sono seguiti da /i/; e.g. tio ['tʃiʊ]; dia ['dʒiɐ].
Oppure in inglese si verifica il passaggio da /tjV/ a [tʃV] oppure da /djV/ a [dʒV], compreso quando la parola precedente finisce per /t/ o /d/, e quella successiva comincia per /j/; e.g. What you ['wɒtʃu]; around you [ə'raʊndʒu].

Inoltre, in inglese e in siciliano vi è il passaggio da /tr/ a [tʃɹ] e da /dr/ a [dʒɹ].
E.g. true pronunciato piú o meno [tʃɹuː], drive ≈ [dʒɹʌɪv].
Anche in siciliano, se non erro, si trasforma in un suono simile.
In questo caso possiamo parlare altresì di «palatalizzazione»?

Quindi un ipotetico passaggio inverso da /tʃ/ a /t/ o da /dʒ/ a /d/ (se mai esista in qualche lingua) si potrebbe chiamare «depalatalizzazione»?

Purtroppo non ci capisco nulla dei termini tecnici fonetici, come affricate, palatali, occlusive, ecc.
Sono solo un appassionato di fonetica che ha imparato qualcosina da autodidatta, chiedo scusa se nel presente intervento ho scritto qualche boiata. :wink:
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Intervento di Infarinato »

SinoItaliano ha scritto:Quindi se ho capito bene, «lenizione» è il termine generale e può indicare qualsiasi indebolimento fonetico…
Meglio: consonantico;)
SinoItaliano ha scritto:…«spirantizzazione» è leggermente piú specifico, è come una categoria di trasformazioni fonetiche, che lei ha usato, per esempio, per descrivere tutti i vari fenomeni della gorgia, mentre «deaffricazione» quando un suono affricato diventa non affricato, e.g. /tʃ/ -> [ʃ].
Sí, non si tratta di «piú o meno specifico», ma dell’aspetto/esito che si vuol sottolineare, tenendo presente (1) della fonologia [eventualmente diacronica] della lingua in questione e (2) della terminologia tradizionalmente usata nella relativa letteratura scientifica.
SinoItaliano ha scritto:In alcune lingue è presente il passaggio da /t/ a [tʃ] e quello da /d/ a [dʒ], che, se non sbaglio, viene chiamato «palatalizzazione», evidentemente mi ero confuso con ciò.
Sí, o anche (piú precisamente —considerazioni di cui sopra a parte) affricazione. Palatalizzazione chiamerei la fase [t > tʲ] o tutta la sequenza [t > tʲ > ʧ]. E palatalizzazione è tradizionalmente chiamato il passaggio di [ke/i ge/i] latine alle [proto]romanze (e italiane) [ʧ ʤ], mentre il passaggio da [tj dj] a [ʦ ʣ] è un caso di assibilazione. Entrambi sono casi di affricazione.

Come ben si vede da quest’esempio, palatalizzazione e assibilazione sono al contempo termini piú e meno specifici di affricazione. ;)
SinoItaliano ha scritto:Inoltre, in inglese e in siciliano vi è il passaggio da /tr/ a [tʃɹ] e da /dr/ a [dʒɹ].
E.g. true pronunciato piú o meno [tʃɹuː], drive ≈ [dʒɹʌɪv].
Anche in siciliano, se non erro, si trasforma in un suono simile.
In questo caso possiamo parlare altresì di «palatalizzazione»?
Sono fenomeni lievemente diversi: in entrambi i casi, però, parlerei sempre di affricazione.
SinoItaliano ha scritto:Quindi un ipotetico passaggio inverso da /tʃ/ a /t/ o da /dʒ/ a /d/ (se mai esista in qualche lingua) si potrebbe chiamare «depalatalizzazione»?
Sí, o, per quanto detto sopra, anche deaffricazione, ma ovviamente in un senso diametralmente opposto a quello relativo al passaggio [genericamente centromeridionale] da [ʧ] intervocalico a [ʃ]: in questo caso si perde un’affricata trasformandola in una fricativa (e quindi spirantizzandola ;)), in quelli l’affricata si perde trasformandola in occlusiva.
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SinoItaliano
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Intervento di SinoItaliano »

Spettabile Infarinato,
La ringrazio per il suo intervento molto esaustivo. :)
Anche se ci ho messo un bel po' per capirlo.

Purtroppo credo che non posso capire questi concetti in pieno, senza sapere cosa significhino "palatale", "affricata". "occlusivo", ecc. ecc. e tutti i termini tecnico-specialisti della fonetica.

Quindi mi sembra di aver capito che qualunque termine si usi per indicare un mutamento fonetico, si tratta sempre di una «classe» di mutamenti, per esempio «affricazione» significa da un suono non affricato a un suono affricato, «deaffricazione» da un suono affricato a uno non affricato, e cosí via.

Io invece credevo erroneamente che esistessero termini univoci per indicare il passaggio da un fonema X a un fonema Y.
Evidentemente mi sbagliavo alla grande. :oops:
Questo di sette è il piú gradito giorno, pien di speme e di gioia: diman tristezza e noia recheran l'ore, ed al travaglio usato ciascuno in suo pensier farà ritorno.
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