«vr-» a inizio di parola

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G. M.
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«vr-» a inizio di parola

Intervento di G. M. »

Qualche tempo fa mi sono accorto della rarità —potrei quasi dire assenza: il GDLI registra solo un termine, antico— del gruppo vr a inizio di parola, mentre all'interno si trova in tanti termini anche comuni (avrei, Ginevra, vivremo, manovra...).
C'è qualche regola che mi sfugge per cui non si può avere vr- iniziale in italiano? O è invece una sequenza lecita, ma solo rara per motivi diciamo "contingenti"?
valerio_vanni
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di valerio_vanni »

G. M. ha scritto: gio, 26 mar 2020 15:51 Qualche tempo fa mi sono accorto della rarità —potrei quasi dire assenza: il GDLI registra solo un termine, antico— del gruppo vr a inizio di parola, mentre all'interno si trova in tanti termini anche comuni (avrei, Ginevra, vivremo, manovra...).
C'è qualche regola che mi sfugge per cui non si può avere vr- iniziale in italiano? O è invece una sequenza lecita, ma solo rara per motivi diciamo "contingenti"?
Come struttura sillabica è sicuramente lecita, infatti la troviamo senza problemi all'interno delle parole.
Tra l'altro si può notare la pochezza della regoletta "stanno a inizio sillaba le consonanti che potrebbero stare a inizio parola": i bambini, a orecchio, imparano correttamente a sillabare le parole sopra elencate, alla pari di quelle con strutture analoghe aprire, Abruzzo, Africa. Senza alcuna necessità di andare a cercare l'esistenza di Vrate o Vrenna.

Non so quale sia stata la sua sfortuna nello sviluppo storico: per certo ci sono stati scambi tra la b e la [v].
Da caballus e habere la b è diventata v . Nel caso di Vrate è successo il contrario, ma anche all'interno della parola non mi vengono in mente casi di largo uso.

Probabilmente qualcuno ha informazioni più precise.
Daphnókomos
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di Daphnókomos »

Siccome non voglio pregiudicarmi assolutamente il divertimento della ricerca per la condivisione :mrgreen:, v'informo che l'Olivetti contiene vriesia, vredenburgite e vrbaite, variante grafica (e solo grafica) di urbaite.
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di Infarinato »

G. M. ha scritto: gio, 26 mar 2020 15:51 C'è qualche regola che mi sfugge per cui non si può avere vr- iniziale in italiano? O è invece una sequenza lecita, ma solo rara per motivi diciamo "contingenti"?
Nella «bibbia» della fonologia italiana (Žarko Muljačić, Fonologia dell’Italiano, Bologna, «Il Mulino», 1972), al §35 (Gruppi iniziali bifonematici [CC, CR, CJ], sott. mia) l’autore si limita a constatare che «[t]utti i fonemi occlusivi e /f/ si combinano con /r/: primo, trave, credo, brache, dragone, grado, frana; /v/ si combina con /r/ solo in posizione mediana; per es.: avrò» (sott. mia).

Il fatto che il Muljačić poi aggiunga che «[s]olo in voci straniere (per lo piú in nomi propri) si notano i nessi /tl/ e /vl/: tlissi, Vladimiro. Non è noto alcun esempio con /dl/» dimostra come le parole con /vr/ iniziale siano cosí rare da non meritare nemmeno di essere menzionate tra i forestierismi.

Sul piano diacronico, il motivo per il quale parole con /vr/ iniziale non sono presenti nel nostro patrimonio lessicale, né come parole di tradizione ininterrotta né come voci dotte, è presto spiegato. In latino, dove u V, che, com’è noto, valeva —limitandoci al contesto tautosillabico— [uː, u] (ū /uː/) o [ʊ] (ŭ /u/) davanti a consonante e in posizione finale e [w] (u /w/, spesso scritto v nei testi moderni) davanti a vocale (tranne che nei dittonghi rari —mai iniziali— ŭī /uiː/ [ʊi(ː)] e ŭĭ /ui/ [ʊɪ], ma esistono ovviamente anche le sequenze eterofoniche iniziali [di lessema] /wiː/ [wiː] e /wi/ [wɪ]), si dànno solo esempi di ur iniziale con u vocalico /uː, u/.

Ora, nel passaggio dal latino all’italiano si ha dapprima (in epoca imperiale o tardo-repubblicana) un passaggio da [b] intervocalico e da [w] a [β]: e.g., habēre /habe̍ːre/ [hɐˈbeːɾᴇ] > [ɐˈβeːɾᴇ], uīnum /wı̍ːnʊm/ [ˈwiːnʊ̃] > [ˈβiːnʊ]. Poi, piú o meno nel IV sec., si ha il passaggio da [β] a [v]: [ɐˈβeːɾᴇ] > [aˈveːɾe] /ave̍re/ avere, [ˈβiːnʊ] (> [ˈβiːno]) > [ˈviːnσ] /vı̍no/ vino.

Quanto agli esiti di u vocalico, è superfluo ricordare che essi sono la /u/ e la /o/ italiane, a seconda dei casi (in sede tonica: /u/ da /uː/ e /o/ da /u/ [e da /oː/]; in sede atona, sempre /o/).

In ogni caso, niente /vr/ inziale. ;-)
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G. M.
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di G. M. »

Come sempre, grazie mille a Infarinato per l'ampiezza e la precisione delle spiegazioni. :)
Fuori tema
Non riesco a visualizzare un simbolo fonetico, che però penso mi serva per capire: dove scrive «da [w] a [􏰁β]», il simbolo davanti alla beta mi appare come un quadratino bianco, e idem dove ricorre più avanti. Di che simbolo si tratta?
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Infarinato
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di Infarinato »

Fuori tema
G. M. ha scritto: mer, 01 apr 2020 14:29 Non riesco a visualizzare un simbolo fonetico, che però penso mi serva per capire: dove scrive «da [w] a [􏰁β]», il simbolo davanti alla beta mi appare come un quadratino bianco, e idem dove ricorre più avanti. Di che simbolo si tratta?
Nessun simbolo. Si tratta semplicemente di un artificiale residuo di un copincolla da un mio vecchio «papiro». Rimosso. :-D
Ligure
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di Ligure »

Infarinato ha scritto: mar, 31 mar 2020 17:59
G. M. ha scritto: gio, 26 mar 2020 15:51 C'è qualche regola che mi sfugge per cui non si può avere vr- iniziale in italiano? O è invece una sequenza lecita, ma solo rara per motivi diciamo "contingenti"?
Nella «bibbia» della fonologia italiana (Žarko Muljačić, Fonologia dell’Italiano, Bologna, «Il Mulino», 1972), al §35 (Gruppi iniziali bifonematici [CC, CR, CJ], sott. mia) l’autore si limita a constatare che «[t]utti i fonemi occlusivi e /f/ si combinano con /r/: primo, trave, credo, brache, dragone, grado, frana; /v/ si combina con /r/ solo in posizione mediana; per es.: avrò» (sott. mia).
A margine della chiarissima spiegazione fornita in merito da Infarinato (che si ritova nel suo intervento e che non ho direttamente riferito solo per non appesantire la citazione) e proprio in relazione al verbo "avere" - di cui Infarinato ha fornito la "transizione evolutiva" a partire dal latino -, si può notare come nella voce verbale avrò riportata dal Muljačić - a differenza delle altre che presentano sequenze del tipo di /Cr/ conformi ai rispettivi etimi delle voci - si possa riscontrare il nesso /-vr-/ - certamente non etimologico - solo in quanto determinato da intervenuta sincope. Nel caso specifico a partire dall'esito - perfettamente regolare nella sua formazione "perifrastica" - averò.

Per chi fosse interessato a leggere qualcosa sul fenomeno di sincope che si verificò nel futuro di alcuni verbi come pure sulla persistenza - fino a tempi "storicamente" recenti - di forme non sincopate che noi, tuttavia, non utilizziamo più, inserisco un riferimento piuttosto sintetico:

http://www.treccani.it/enciclopedia/sin ... Italiano)/

P.S.: si può anche notare come in tradizioni linguistiche regionali, diverse dalla lingua italiana di matrice toscana, alle forme verbali sincopate della lingua nazionale corrispondano ancora esiti locali che - nel corso della loro evoluzione - non hanno manifestato questo specifico fenomeno linguistico, per quanto il riferimento incluso non ne tratti.

P.P.S.: se pure non citate dal Muljačić esistono parole - come, ad es., "livrea" e "levriero" - in cui si può riscontrare /-vr-/ non determinato da sincope vocalica, ma si tratta di francesismi e, se si esaminano singolarmente, si desume facilmente che i processi evolutivi che stanno alla base delle voci "livrée" e "lévrier" a partire dai loro rispettivi etimi sono, comunque, tali da non aver potuto trovare corrispondenza nell'evoluzione della lingua italiana.
domna charola
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Re: «Vrenda» etc.

Intervento di domna charola »

In effetti /vr-/ esiste in inizio parola anche altrove, mi viene in mente su due piedi il torrente Vrenda, affluente del Chiese. Siamo in provincia di Brescia, quindi tutt'altra area linguistica, ed è un toponimo riportato sulle carte topografiche militari, quindi teoricamente ufficiale... non so l'origine precisa del nome, magari viene da qualche voce preitaliana e pre-latina, boh?... però ormai è entrato nell'uso da tempo con questa forma.
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di G. M. »

Con vr- iniziale nel DOP in Rete si trovano: Vrana (toponimo doppio, in italiano anche, rispettivamente, Urana l'uno e Aurana o Laurana l'altro), Vratislao, [vrbaite,] l'appena citato Vrenda, Vrenna (cognome), Vricella (cognome) e Vru (toponimo).
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Carnby
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Re: «vr-» a inizio di parola

Intervento di Carnby »

Mi sentirei solo di aggiungere l’onomatopea vrum (inglese vroom), ma siamo al margine estremo dell’italiano...
Daphnókomos ha scritto: sab, 28 mar 2020 16:58 vrbaite, variante grafica (e solo grafica) di urbaite.
Ma siamo sicuri? Il termine deriva dal mineralogista boemo Karel Vrba, per cui mi aspetterei una pronuncia /verbaˈite/.
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