Ecco le mie risposte al
questionario elaborato da
Ladim.
Colgo l'occasione per ringraziarlo nuovamente per lo sforzo che ha profuso nella sua stesura.
Ladim ha scritto:Impostare un discorso su un orientamento sociale e linguistico, per quel che ci riguarda, chiederebbe di coinvolgere le categorie in uso di diamesia, diastratia e diafasia (per quanto mi riguarda, potrei solo auspicarlo)?
Sì, senza dubbio.
Ladim ha scritto:Quale di queste tre è maggiormente coinvolta nella neoformazione di un sostituto?
Direi le varianti diastratica e diafasica; sicuramente meno la variante diamesica.
Ladim ha scritto:Ovvero: è possibile integrare la creazione linguistica con precise considerazioni diastratiche, diamesiche e diafasiche?
Direi di sì. Direi, anzi, che è indispensabile farlo. Naturalmente quest'operazione presuppone conoscenze linguistiche ampie e profonde. Per la creazione linguistica c'è poi bisogno d'integrare le conoscenze colla creatività: mi viene in mente un Migliorini. Personalmente sono lontano mille miglia da un Migliorini e non posseggo nemmeno quell'ampiezza e profondità di conoscenze tale da permettermi la definizione precisa di una griglia generale di accettabilità
strutturalsociolinguistica.
Avverto in maniera più o meno intuitiva l'inaccettabilità di un termine o di un procedimento e, in singoli casi felici (o infelici) come quello di
ludomanetta, provo a esplicitare queste sensazioni.
Ladim ha scritto:Per quanto concerne la diastratia: è l'«italiano senza aggettivi», ovvero quello «comune», a cui dobbiamo rivolgerci per pensare i nostri sostituti (ma allora che senso avrebbe parlare di diastratia?)?
Dovremmo rivolgerci non all'«italiano senza aggettivi» bensì all'italiano «comune» nell'ambiente di diffusione del forestierismo. In questo modo continua ad avere un senso parlare di diastratia (e di diafasia).
Ladim ha scritto:L'espressività e la percezione colta di una parola non subentrano all'uso?
Anche all'uso, ma non solo. Il materiale grezzo che noi usiamo per costruire il neologismo possiede già una sua espressività e viene percepito, ad esempio, come più o meno colto (
ludo, gioco; acqua, idro-; equino, ippico...).
Ladim ha scritto:In quale modo è possibile misurare la 'resistenza all'uso' di una parola? Attraverso la distinzione del 'più noto', 'meno noto', 'più familiare', 'meno familiare'? Oppure 'più italiano', 'meno italiano'? (?!) O del diacronicamente recente? Del diatopicamente neutro?
Sì, sono tutte variabili da tenere in considerazione, come fattori facilitanti. Possiamo valutare gradazioni all'interno di una categoria orientandoci sempre verso il termine con minore resistenza; quindi: più noto, più familiare... Ricordiamoci che dobbiamo combattere contro termini stranieri più o meno radicati, non possiamo permetterci il lusso di trascurare la più piccola arma in nostro possesso.
Ladim ha scritto:È possibile definire una griglia predefinita che possa riordinare pacificamente i modi sociolinguisticamente accettabili della composizione...
È possibile
provare a definire una griglia da integrare in tempi successivi. Che la sistemazione al suo interno dei modi sociolinguisticamente accettabili sia
sempre «pacifica», anche se la griglia fosse definita da specialisti, ho i miei dubbi.
Ladim ha scritto:Dire che l'inversione dei costituenti «fa male» all'italiano che cosa significa? Snaturamento della struttura italiana?
Sì, sicuramente della struttura classica dell'italiano (ma per me che non sono un purista,
snaturamento non ha un senso molto negativo, si avvicina a quello di
cambiamento,
ampliamento [vedo con piacere e sorpresa che questo tipo di cambiamenti più profondi non disturbano
Marco1971]).
Ladim ha scritto:Andare contro l'accettabilità senz'altro, quindi contro l'uso?
Non necessariamente uno snaturamento va contro l'accettabilità sociolinguistica, soprattutto se esso esprime una nuova tendenza nella lingua e soprattutto se (come ci ricordava
Infarinato) vi è una convergenza tipologica a livello del gruppo linguistico romanzo o più estesamente dell'Europa occidentale (il famoso gruppo SAE,
Standard Average European).
Ladim ha scritto:Perché un 'elemento' più diffuso dovrebbe essere sociolinguisticamente più accettabile? Di quale 'diffusione' stiamo parlando? Di quella relativa a una frequenza d'uso? O di quella relativa a un'attendibile produttività morfologica?
Qui convergono due accezioni di
accettabilità. Quasi sicuramente sono in parte responsabile dell'aver provocato una certa confusione tra le due accezioni:
accettabilità, come probabilità per un sostituto di essere accettato;
accettabilità, come costruzione buona perché potenzialmente produttiva o, meglio, strutturalmente ben costruita... Nella pratica a volte è possibile scindere i due significati, a volte essi si compenetrano.
Ladim ha scritto:Il nostro «ludomanetta» si segnala per essere particolarmente inaccettabile dal punto di vista diastratico, diafasico?
Secondo me sì. Questo è l'aspetto sociolinguistico e, in questo caso,
inaccettabile significa che ha scarse possibilità di essere accettato.
Ladim ha scritto:...o è inaccettabile dal punto di vista strutturale (e quindi anche nella morfologia, come nella microsintassi, la struttura può appoggiare valutazioni di natura sociolinguistica?)?
Secondo me è inaccettabile anche dal punto di vista strutturale. Ma in questo caso
inaccettabile significa che non risponde ai criteri aurei delle costruzioni italiane ma potrebbe, forse proprio per questo motivo, essere più accettabile sociolinguisticamente, perché le costruzioni all'inglese
sanno di moderno.
Ladim ha scritto:A me pare di aver capito che cosa intende Lei quando mi parla d'inaccettabilità; eppure quel «sociolinguisticamente» mi pare poco motivato
Può in parte aver ragione. Sto volutamente
abusando del termine, uscendo probabilmente dai classici confini semantici del termine specialistico, sperando di far intendere il suo senso comune: fattori sociali in senso lato che condizionano l'accettabilità di un traducente.
Ladim ha scritto:Insomma, come possiamo [...] stabilire linguisticamente l'improbabilità di un uso, specie se dietro a quest'ultimo non vi è, ne vi può essere, nessuna spinta culturale reale su cui poter fermare le nostre considerazioni («ludomanetta», al riguardo, non accoglie alcuna forma di spinta culturale proprio perché è nato qui, ancora fuori dell'uso)?
Ecco, come già accennavo, non è vero, secondo me, che
ludomanetta non possegga alcuna spinta culturale. I suoi componenti, la loro organizzazione sintattica, la sua terminazione, il suo suono, la sua musicalità, sono intrisi di valenze culturali. Per alcuni di questi elementi può giudicare solo l'artista, il bravo onomaturgo; per altri, un dilettante come me, che mastica un po' di linguistica (e questa non è falsa modestia ma reale consapevolezza della pochezza delle mie conoscenze) può provare a imbastire qualche argomentazione e sollevare qualche critica.