«Plaid»
Moderatore: Cruscanti
«Plaid»
Nella lista viene reso con scialle, coperta, che sono iperonimi. Qui c’è un’unica via, l’adattamento. Un semiadattamento esiste già: pled; allora ne ricaverei pledo. Oppure, mantenendo la grafia originale, plàido (che difficilmente può confondersi coll’arcaico plàito/plàido/plèido ‘lite, piato, causa giudiziaria’). Plèido seguirebbe la pronuncia /plEid/, data per prima nel GRADIT. Tutti rivestimenti inappariscenti.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
E in un negozio di coperte, come se la cava? «Vorrei una coperta»? Penso che il commesso o la commessa le risponderebbe «Che tipo di coperta vuole?», e lei, se non vuole descrivere in lungo e in largo il pledo, dovrà ricorrere al termine specifico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
- Interventi: 1930
- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Io scommetto che, passati i primi secondi, se chiedo un plèdo nel negozio, non mi porteranno un materasso o un guanciale. All’occasione farò la prova: non ho certo paura dello sguardo altrui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Beh, tu e la Giulia avete questa fissazione di cosa dirà la gente, che è anche legittima, non dico il contrario. Ma non ce l’abbiamo tutti, o non in cosí alto grado.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- giulia tonelli
- Interventi: 370
- Iscritto in data: mar, 12 lug 2005 10:51
- Località: Stoccolma
Il punto non e' "cosa dice la gente". Il punto e' che il semplice fatto che in un negozio di coperte se lei chiede un "pledo" capiscono e le vendono un plaid, questo non implica che sia un buon traducente, ne' che abbia qualche speranza di essere usato da altri oltre che da lei. Infatti, anche se uno entra e chiede un matarazzo capiscono e gli vendono un materasso, ma non e' che dall'indomani si mettono a dire matarazzo, non gli viene neanche in mente, catalogano la cosa come stranezza individuale e continuano a dire materasso. Quindi, il fatto che nel negozio capirebbero la parola pledo e' irrilevante ai fini di capire se questa parola possa o meno sostituire plaid.
Lei puo' dire "e a me che importa? se mi capiscono io la uso lo stesso". Ognuno puo' parlare come crede, ci mancherebbe altro, basta farsi capire. Ma probabilmente alcuni qui si chiedono se certe parole abbiano o no il potere di scalzare dei forestierismi nella societa' in generale, piu' che cercare un lessico personale che soddisfi i propri criteri estetici e che nessun altro usera' mai. Ed e' per questo che ci si preoccupa delle reazioni delle persone alle parole, non perche' si ha paura dello sguardo altrui.
Lei puo' dire "e a me che importa? se mi capiscono io la uso lo stesso". Ognuno puo' parlare come crede, ci mancherebbe altro, basta farsi capire. Ma probabilmente alcuni qui si chiedono se certe parole abbiano o no il potere di scalzare dei forestierismi nella societa' in generale, piu' che cercare un lessico personale che soddisfi i propri criteri estetici e che nessun altro usera' mai. Ed e' per questo che ci si preoccupa delle reazioni delle persone alle parole, non perche' si ha paura dello sguardo altrui.
Comunque volevo aggiungere in passando che plaid per me fa parte della lingua madre, anzi della lingua nonna, visto che lo usavano molto frequentemente e senza batter ciglio anche le mie nonne (classe 1895 e 1907, titolo di studio terza e quinta elementare rispettivamente), pronunciandolo /plEt/ (con desonorizzazione della consonante finale tipica del mantovano) sia quando parlavano in dialetto sia quando parlavano in italiano (regionale). Per me, forse in quanto nativo della straniera Padania, pledo sarebbe una parola non solo nuova, ma osticamente innaturale.
Pledo non è un traducente, è l’adattamento completo (o assimilazione totale) di plaid, come ragazzo è l’adattamento, non la traduzione, di raqqaz. I mutamenti linguistici non avvengono mai dall’oggi al domani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ma le rivoluzioni (che vengano dalla base o che siano oligodirette) si`. Mi sembrava di aver capito che si auspicasse la rivoluzione, guidata da qualche indomito eroe della lingua, non un cambiamento spontaneo e dai tempi lunghi.Marco1971 ha scritto: I mutamenti linguistici non avvengono mai dall’oggi al domani.
Fuori dalle battute, quello su cui per mio conto non mi stanco di insistere - da totale profano - e` che non e` piu` possibile continuare a ragionare con gli schemi passati. Non siamo piu` ai tempi in cui raqqaz diventava ragazzo, i tempi sono cambiati, c'e` la globalizzazione! C'e` l'influenza della lingua scritta, l'alfabetizzazione di massa, i meccanismi sono diversi!!!
Ma tanto so gia` la risposta: "gli spagnoli..."
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Infatti, è perfettamente inutile proseguire la discussione su questo punto, già ampiamente trattato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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