Omaggio di Lord Byron alla lingua italiana

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Decimo
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Omaggio di Lord Byron alla lingua italiana

Intervento di Decimo »

Per deliziare i vostri occhi e le vostre anime e perché possa essere fonte di riflessione, riporto qui di seguito una strofa estratta da Beppo: A Venetian Story (titolo italiano Beppo: una storia veneziana).
È una delle stanze che cantano i piaceri più profondi incontrati dal poeta in Italia, qui attratto dagli incanti della sua lingua incomparabile.
La traduzione è tratta da George Byron - Opere scelte, a cura di Tomaso Kemeny.

[44]

I love the language, that soft bastard Latin,
Which melts like kisses from a female mouth,
And sounds as if it should be writ on satin,
With syllables which breathe of the sweet South,
And gentle liquids gliding all so pat in,
That not a single accent seems uncouth,
Like our harsh northern whistling, grunting guttural
Which we're oblig'd to hiss, and spit, and sputter all.



[44]

Amo il linguaggio, quel soffice latino bastardo
che si scioglie come i baci di una bocca di donna,
e suona come se fosse scritto su raso,
con sillabe dal respiro del soave Meridione,
e liquide gentili che scorrono tutte così tempestive
che neppure un accento pare privo di grazia,
come il nostro aspro fischiare nordico, il grugnire gutturale
obbligati come siamo a sibilare, e a sputacchiare farfugliando.
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bubu7
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Intervento di bubu7 »

Ai grandi poeti è permesso tutto: perfino parlar male della propria lingua! :)
In bocca a un inglese comune le stesse parole mi suonerebbero male.
Ogni lingua ha il suo fascino e la sua bellezza. :)
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
methao_donor
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Intervento di methao_donor »

bubu7 ha scritto:Ai grandi poeti è permesso tutto: perfino parlar male della propria lingua! :)
In bocca a un inglese comune le stesse parole mi suonerebbero male.
Ogni lingua ha il suo fascino e la sua bellezza. :)
Verissimo. Cionondimeno, ho l'impressione che si tenda spesso a disprezzare la propria lingua. E non parlo solo d'italiani.
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