Il "piú acerrimo" nemico
Moderatore: Cruscanti
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Il "piú acerrimo" nemico
Sentito al tg1 delle 13.30: "...il suo piú acerrimo nemico...". Da far drizzare i capelli a uno scolaretto di III elementare. È possibile che ancora ci sia "gente" che non sa riconoscere se un aggettivo è già di grado superlativo assoluto?
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Il Gabrielli, nel suo dizionario bivolume, dice questo:
Ognuno sa che il conte Guicciardi fu il più acerrimo impugnatore del progetto del duca Melzi... (Rovani, Cento anni, Libro 17, 3.)
Né Pirandello né Rovani ignoravano la grammatica; ma, come dice il Gabrielli, s’è indebolita la coscienza del valore originario di superlativo (anche perché quelli in -èrrimo sono pochi). Non griderei l’anatema...
Un altro esempio letterario:Essendo nell’uso di molto attenuato il valore di superl., si incontra a volte anche il superl. relativo il piú acèrrimo: Il mio piú acerrimo nemico (Pirandello); ma non si direbbe mai ‘il piú acríssimo’.
Ognuno sa che il conte Guicciardi fu il più acerrimo impugnatore del progetto del duca Melzi... (Rovani, Cento anni, Libro 17, 3.)
Né Pirandello né Rovani ignoravano la grammatica; ma, come dice il Gabrielli, s’è indebolita la coscienza del valore originario di superlativo (anche perché quelli in -èrrimo sono pochi). Non griderei l’anatema...

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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