«Shadow cabinet»
Moderatore: Cruscanti
«Shadow cabinet»
Prima che troppo si diffonda l’inutile anglicismo, ricordiamo che in italiano si dice governo ombra o gabinetto fantasma/ombra. Dal GRADIT:
Insieme dei politici dell’opposizione, spec. esperti di determinate materie, che svolgono funzioni di serrata critica e contrapposizione alle iniziative del governo ufficiale.
SIN. gabinetto fantasma, gabinetto ombra.
Insieme dei politici dell’opposizione, spec. esperti di determinate materie, che svolgono funzioni di serrata critica e contrapposizione alle iniziative del governo ufficiale.
SIN. gabinetto fantasma, gabinetto ombra.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
A me ne dà 464 o 1440 (in italiano o dall'Italia rispettivamente) contro 33.100, cercando la frase esatta: altrimenti si trova persino questo.Marco1971 ha scritto:11.900 ricorrenze gugoliane (pagine in italiano)...
Guardi qui.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
E, andando a pagina 9, si trova la voce della Wikipedia francese che le ho indicato.Marco1971 ha scritto:Guardi qui.
E sotto cabinet come sinonimo di case, se non erro (a proposito: che stranezza che cabinet sia tanto diffuso nella stessa accezione pur essendo assai meno svelto!).
Pure cercando la frase esatta si hanno parecchi risultati estranei, del resto, per quanto ovviamente si riesca a scovare anche l'originale (o sedicente tale) che non ritiene abbastanza elevato il linguaggio di un giudice costituzionale come Sabino Cassese.
Ultima modifica di Federico in data ven, 29 giu 2007 0:47, modificato 1 volta in totale.
A ogni modo, bisogna sempre attendersi il peggio, coi tempi che corrono. Volevo solo assicurarmi che tutti sapessero delle parole italiane in uso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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