Freelancer ha scritto:No, umanista89, non esiste una parola intrisecamente bizzarra. Come lo stile non sta né nell'uomo né nelle cose ma è un rapporto fra l'uomo e le convenzioni linguistiche proprie della comunità in cui vive (mi preme precisare che questa frase è parafrasi di quanto scritto da Giacomo Devoto), la bizzarria di una parola non sta nella parola stessa ma nel rapporto che essa ha con le altre.
Ribadisco che per stabilire il concetto di bizzarro (o buffo che dir si voglia), basta considerare che significa "in stridente contrasto con la normalità". Nessuna delle parole simili a *guò (quelle esistenti, beninteso) citate da Marco - giù, gnu, blu , gru ecc. - è bizzarra perché sono normali, sono usate da tutti. Invece *guò sarà perfetta sul piano fonetico, morfologico e chi più ne ha più ne metta, ma contrasta con la normalità perché esiste già un'altra parola - wok - usata da tantissime persone.
Lei indirettamente conferma quanto ho sostenuto io. Certo, io non ho mai pensato di attribuire chissà quale «scientificità» al concetto di
bizzarria: concordo pienamente con lei che è qualcosa di convenzionale, perché una parola che (e qui me lo lasci ripetere)
per ragioni fonetiche e/o morfologiche suoni
diversa dalle altre (o almeno diversa dalla maggior parte) è «oggettivamente» bizzarra (oggettivamente, sí, ma non nel senso che è legge di natura: nel senso che, in un ambito comunque relativo e convenzionale come quello linguistico-comunicativo, trova riscontro in parametri oggettivi, cioè «convenzionalmente» ritenuti tali). Quanto a
guò, in sostanza lei mi dà pienamente ragione: è bizzarra non perché abbia in sé stessa qualche caratteristica che la renda tale, bensí è bizzarra perché nuova. Ma a questo punto non posso che rimandare a quanto ho scritto prima, coi relativi esempî (
grattacielo su tutti): l'elemento novatorio è per sua natura transeunte, e pertanto se i mezzi di comunicazione di massa iniziassero a utilizzarla, non suonerebbe piú a nessuno bizzarra. Il nodo della questione è quello già trattato prima: qualunque parola è bizzarra quando è nuova, mentre solo alcune parole sono sempre bizzarre. Quest'ultimo punto è inconfutabile: lungi da me il voler «scientificizzare» il concetto di bizzarria, resta innegabile che una parola come
perdindirindina è oggettivamente (pur nei limiti che ho individuati sopra) bizzarra.
Lei dice:
guò è bizzarra perché è nuova e perché esiste già
wok che fa ampiamente alla bisogna. D'accordo: ma allora converrà che basterebbe che si diffondesse su larga scala (e lei saprà meglio di me che poteri diffusionali ha oggidí la tivvú) per farla diventare,
ipso facto, «normale». Laddove presentasse caratteristiche fonetiche particolari (se fosse, mettiamo, *
guogguorogguò) avrebbe un'oggettiva bizzarria che neppure l'uso su larga scala potrebbe cancellare. E qui entra in gioco il fatto che è foneticamente e morfologicamente consimile a tante altre parole d'uso comune: cosí stando le cose, basterà che la usi qualche giornalista per una settimana perché diventi
normale e passi sulla bocca di tutti, non le pare?