«La caduta di un ragno»
Moderatore: Cruscanti
«La caduta di un ragno»
Le riserve della lingua sono inesauribili... ci dice Maria Luisa Altieri Biagi. Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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Re: «La caduta di un ragno»
Questo articolo su Campanile mi ha fatto venire in mente Felix Krull nel famoso romanzo di Thomas Mann, in cui il protagonista fa una partita di tennis senza avere mai giocato prima, mescolando a errori marchiani (come mancare la palla alla battuta) colpi da manuale. Poi, a mano a mano che gioca e impara i rudimenti, spariscono sia gli errori sia i colpi straordinari e il suo gioco diventa mediocre e migliorerà a poco a poco.Marco1971 ha scritto:Le riserve della lingua sono inesauribili... ci dice Maria Luisa Altieri Biagi. Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
È possibile che in tanti casi l'inventiva abbia bisogno di unirsi all'ignoranza? Forse in fatti di lingua, via via che si sistematizzano e ampliano le proprie nozioni, si finisce per scrivere in modo notarile e non si sa cosa fare coi forestierismi e solo raggiungendo ben altri livelli di sensibilità linguistica si possono avere colpi d'ala?
Re: «La caduta di un ragno»
Grazie, caro Roberto, per queste domande. A mio parere superano per profondità perfino il bell'articolo propostoci da Marco.Freelancer ha scritto: È possibile che in tanti casi l'inventiva abbia bisogno di unirsi all'ignoranza? Forse in fatti di lingua, via via che si sistematizzano e ampliano le proprie nozioni, si finisce per scrivere in modo notarile e non si sa cosa fare coi forestierismi e solo raggiungendo ben altri livelli di sensibilità linguistica si possono avere colpi d'ala?

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Re: «La caduta di un ragno»
Ma non è vero... io non sarei così pessimista. Marco ha in mente il suo chiodino fissino, i forestierismi da adattare. Ma ci sono molti altri ambiti in cui la creatività linguistica secondo me è vivissima - ad esempio il gergo giovanile, di ogni generazione.Marco1971 ha scritto:Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Ma ci sono anche altri àmbiti. Io li ho letti in inglese, ma credo che nelle traduzioni italiane dei libri della saga di Arrigo Vasari (Harry Potter) ci siano moltissime parole inventate. Una per tutte gli schiantesimi (Stunning Spells), parola che trovo geniale.
Sí, ma mi sembra che queste creazioni siano limitate all’effimero, all’aneddotico e allo scherzoso, piú che altro...
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- umanista89
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- Iscritto in data: lun, 14 ago 2006 22:22
Re: «La caduta di un ragno»
Al contrario, l'àmbito giovanile rappresenta la non-creatività per eccellenza. A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale. Nell'odierna gioventú il vero creativo sono io, che parlo come uno di cent'anni fa, cosicché posso insultare le loro madri (cosa oggi molto in voga) con un linguaggio tale che essi neppure se ne avvedano.Bue ha scritto:Ma non è vero... io non sarei così pessimista. Marco ha in mente il suo chiodino fissino, i forestierismi da adattare. Ma ci sono molti altri ambiti in cui la creatività linguistica secondo me è vivissima - ad esempio il gergo giovanile, di ogni generazione.Marco1971 ha scritto:Peccato che non si sfruttino (quasi) piú.
Re: «La caduta di un ragno»
Sì, probabilmente per il singolo giovane è così.umanista89 ha scritto: A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale.
Ma il linguaggio giovanile, nel suo complesso, è sicuramente creativo anche se più nelle forme che nei moduli.
Ogni generazione ha il suo linguaggio giovanile, diverso da quello delle generazioni precedenti, ma simile nelle modalità di comunicazione (gergalità, cripticità...).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Re: «La caduta di un ragno»
Io mi riferivo - come ha afferrato bubu - alla creazione di neologismi gergali come negli anni 60 matusa, negli anni 80 squinzia e sfitinzia, ecc., un processo che oggettivamente non mi sembra non si possa riconoscere come linguisticamente creativo.umanista89 ha scritto:Al contrario, l'àmbito giovanile rappresenta la non-creatività per eccellenza.
A quei neologismi il giovine d'oggi s'uniforma per puro spirito modaiolo e conformismo, senza verun discernimento personale.
Mi spiace deluderla ma, probabilmente sempre a causa della sua giovane eta`, forse non si e` reso conto che:Nell'odierna gioventú il vero creativo sono io, che parlo come uno di cent'anni fa, cosicché posso insultare le loro madri (cosa oggi molto in voga) con un linguaggio tale che essi neppure se ne avvedano.
1) Insultare le madri e` un'abitudine in voga dall'inizio del mondo, sicuramente non piu` in voga ora di quanto non fosse quando lei era ancora nella mente di Dio. Anzi, come sicuramente ben sa, una delle piu` antiche attestazioni scritte del volgare italiano si trova in S.Clemente a Roma ed e` per l'appunto un insulto alle madri.
2) Parlare come uno di cent'anni fa non e` poi una trovata cosi` originale.
Che dire, spero che per coerenza lei vada in giro anche abbigliato come uno di cent'anni fa. E che i suoi professori, coerentemente, abbiano usato e continuino a usare con lei i metodi di cent'anni fa, soprattutto riguardo alle punizioni corporali (tenendo anche presente che cent'anni fa la maggiore eta` si raggiungeva a 21 anni)...
- umanista89
- Interventi: 39
- Iscritto in data: lun, 14 ago 2006 22:22
Re: «La caduta di un ragno»
Eppure io mi esprimo in italiano. Piú su ho scritto che oggi è molto in voga quell'usanza (peraltro mi pareva evidente il carattere ironico delle mie parole), non che non lo era in passato (la differenza mi sembra evidente). Perciò la prima obiezione è pressoché inconsistente.Bue ha scritto:Mi spiace deluderla ma, probabilmente sempre a causa della sua giovane eta`, forse non si e` reso conto che:
1) Insultare le madri e` un'abitudine in voga dall'inizio del mondo, sicuramente non piu` in voga ora di quanto non fosse quando lei era ancora nella mente di Dio. Anzi, come sicuramente ben sa, una delle piu` antiche attestazioni scritte del volgare italiano si trova in S.Clemente a Roma ed e` per l'appunto un insulto alle madri.
2) Parlare come uno di cent'anni fa non e` poi una trovata cosi` originale.
Quanto alla seconda, anche qui ha frainteso le mie parole. Io ho semplicemente osservato che la creatività e l'originalità possono definirsi tali solo se c'è da parte del singolo una scelta: vale a dire che io non sono creativo se seguo l'ultima moda (per quanto in sé stessa creativissima e originalissima), ma se ciò che faccio è dettato da personale discernimento e non da pedissequa emulazione di altri. Tutto il resto,
è grasso che cola.Bue ha scritto:[...] spero che per coerenza lei vada in giro anche abbigliato come uno di cent'anni fa. E che i suoi professori, coerentemente, abbiano usato e continuino a usare con lei i metodi di cent'anni fa, soprattutto riguardo alle punizioni corporali (tenendo anche presente che cent'anni fa la maggiore eta` si raggiungeva a 21 anni)...
Re: «La caduta di un ragno»
Dài, Marco: schiantesimi è molto efficaceBue ha scritto: Una per tutte gli schiantesimi (Stunning Spells), parola che trovo geniale.

Un caro saluto ai cruscanti, non passavo da un po'.
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