Dunque, il pensiero corre intorno ai participi. Il presente ha sempre valore attivo. Ma il passato? A differenza del latino (in cui il valore attivo rimane solo nei deponenti transitivi), in italiano il participio passato può avere valore attivo, ma - mi si spiega nelle grammatiche - unicamente coll'aiuto dell'ausiliare: essere o avere. Ne deduco che, laddove non vi sia l'intervento dell'ausiliare ("ho mangiato", "ho camminato", "sono caduto"), il participio passato ha sempre valore passivo. Serianni porta come esempio il participio passato assoluto, e cita Manzoni:
«il signore entrò, e data un'occhiata per la camera, vide Lucia»,
spiegando che la forma esplicita dell'espressione in oggetto è: «essendo stata data un'occhiata». Mi domando perché non potrebbe invece essere esplicitata cosi: «avendo [il signore] dato/a un'occhiata», nel qual caso il participio assumerebbe, mi pare, un valore attivo.
Faccio un altro esempio di participio assoluto:
«Amatolo, lo abbandonò»: come è possibile interpretare passivamente questo participio (una temporale: «dopo che lo ebbe amato») in presenza del pronome enclitico che è inequivocabilmente oggetto del verbo amare?
Datemi una mano a capire, vi prego!
