Nell’italiano antico, dove aveva anche — seppure le attestazioni siano poche — valore temporale. Ne propongo tre esempi:
«Presso era ’l tempo dove Amor si scontra
con Castitate, et agli amanti è dato
sedersi inseme, et dir che lor incontra.»
(Petrarca, Canzoniere, 315, 9-11; 1304-1374)
«E presso a noi altri la Luna è detta comunemente di quel mese dove fornisce, secondo quel verso: In quo completur mensi lunatio detur.»
(Garzoni, La piazza universale, Disc. VI.6; 1589)
«Esso è veramente un lavoro compito, e l’Europa le è debitrice di un poeta, finora quasi ignoto, e vissuto in un secolo dove la poesia fu cosí rara. Tutte le opinioni e le congetture da Lei esposte in questa nuova edizione, mi persuadono pienamente.»
(Leopardi, Lettere, 317, a B. G. Niebuhr; 1824)
I dizionari di oggi non riportano questa valenza di dove, tranne, naturalmente, il Battaglia (e il Tommaseo), che gli dà la marca d’uso «Ant.», cioè «antico». Eppure si leggono — e si sentono — spesso frasi come:
«…con temperature elevate soprattutto nel fine settimana dove sono stati raggiunti e superati i 30°C» o
«Settembre è il mese dove ogni giocatore dà tutto quello che gli è rimasto dopo una lunga ed estenuante stagione, il mese dove ogni partita è una finale…»
Questi esempi tratti da internet sembrano testimoniare una generalizzazione del dove temporale invece dell’in cui/nel quale che almeno io mi sarei aspettato. Ritorno alle origini? Ne dubito. Influsso del francese o di qualche dialetto? Forse. Che ne pensate?
A me, fuori della poesia o d’una prosa letteraria particolarmente raffinata, non piace affatto: diventa insulso, e preferirei, nei casi in cui è possibile, il piú elegante «che polivalente».
«Dove» con valore relativo temporale
Moderatore: Cruscanti
Il "dove" temporale
Il quesito di Marco è rimasto orfano per diversi giorni, ma la Befana, appena passata, ha portato nel suo sacco un po’ di carbone che mi ha dato l’ultima dose di energia per tentare una timida risposta.
Il fatto è che prima di esprimermi riguardo all’uso del “dove” temporale intendevo effettuare una ricerca in tutti i miei scritti, operazione comunque lunga nonostante l’ausilio degli strumenti informatici. Il mio timore era di predicare bene dopo aver, magari inconsapevolmente, già razzolato male... Ebbene, alla fine delle ricerche ho appurato che nel mio libro non ho mai usato il “dove” temporale, mentre l’ho trovato una sola volta in un mio articolo tecnico, nella frase: «In alcuni settori (edilizia, impiantistica e affini) il rispetto delle norme di sicurezza (vedi anche Legge 494 dove applicabile) è regolarmente verificato […]». Avrei potuto utilizzare “quando”, tuttavia il “dove” qui ha un significato ipotetico (“nel caso in cui sia”), pertanto non è propriamente attinente al quesito.
In conclusione, fatti salvi i casi citati da Marco, per me rimane valido l’uso appropriato di “in cui/nel quale” al posto del “dove” temporale, lasciando il “che” polivalente al solo ambito informale o allo scritto che intende riprodurre un particolare registro della lingua parlata.
Il fatto è che prima di esprimermi riguardo all’uso del “dove” temporale intendevo effettuare una ricerca in tutti i miei scritti, operazione comunque lunga nonostante l’ausilio degli strumenti informatici. Il mio timore era di predicare bene dopo aver, magari inconsapevolmente, già razzolato male... Ebbene, alla fine delle ricerche ho appurato che nel mio libro non ho mai usato il “dove” temporale, mentre l’ho trovato una sola volta in un mio articolo tecnico, nella frase: «In alcuni settori (edilizia, impiantistica e affini) il rispetto delle norme di sicurezza (vedi anche Legge 494 dove applicabile) è regolarmente verificato […]». Avrei potuto utilizzare “quando”, tuttavia il “dove” qui ha un significato ipotetico (“nel caso in cui sia”), pertanto non è propriamente attinente al quesito.
In conclusione, fatti salvi i casi citati da Marco, per me rimane valido l’uso appropriato di “in cui/nel quale” al posto del “dove” temporale, lasciando il “che” polivalente al solo ambito informale o allo scritto che intende riprodurre un particolare registro della lingua parlata.
Max
A oltre un anno di distanza trovo finalmente un’autorevole – e drastica! – conferma a quanto dicevo. E piú autorevole di Luca Serianni, ditemi voi (dal suo Prima lezione di grammatica, Roma-Bari, Laterza, 2006, p. 160 [grassetto mio]):
Nel complemento di luogo il pronome relativo può essere sostituito da dove: «la città dove abito» (= in cui). È errato estendere il costrutto al complemento di tempo:
molti cittadini si chiedono se il blocco sia produttivo in un giorno dove la circolazione è ridotta [materiali studenteschi].

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