Tutti noi abbiamo in repertorio numerosi aneddoti riguardanti gaffe di persone che per ignoranza storpiano clamorosamente qualche parola poco comune in contesti piu` o meno seri, con esiti invariabilmente esilaranti. Quasi sempre questi errori risultano dalla contaminazione analogica tra parole simili per forma e talvolta per significato.
E` il caso di "sboccacciato" - misto tra sboccato, scollacciato e boccaccesco - che ho trovato stamani in una lettera a Servergnini su corriere.it. Pur propendendo per un errore dello scrivente, lo trovo personalmente un'invenzione deliziosa (617 occorrenze al maschile singolare su Google). Voi che ne dite?
Neologismi involontari (?): "Sboccacciato"
Moderatore: Cruscanti
Potrebbe trattarsi di un regionalismo di origine dialettale: nel dialetto milanese dovrebbe esistere sbucascià.
La probabile paretimologia da te proposta potrebbe aver contribuito alla diffusione del termine italianizzato.
Non possiamo escludere, però, che possa essere avvenuto il processo inverso.
Certo, si tratta di una parola che rende bene il concetto...
La probabile paretimologia da te proposta potrebbe aver contribuito alla diffusione del termine italianizzato.
Non possiamo escludere, però, che possa essere avvenuto il processo inverso.
Certo, si tratta di una parola che rende bene il concetto...
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Da qualche sito in rete, tipo questo.Bue ha scritto:Da dove lo evinci? Io sono lombardo, seppur marginale, ma non l'ho mai sentito.bubu7 ha scritto:nel dialetto milanese dovrebbe esistere sbucascià
Però ho usato il condizionale...

La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
Re: Neologismi involontari (?): "Sboccacciato"
Concordo. Saporosa trovata!Bue ha scritto:...lo trovo personalmente un'invenzione deliziosa (617 occorrenze al maschile singolare su Google). Voi che ne dite?


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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