Ha ragione (eh sì, sono di nuovo qui al computer), l'esempio di Berruto - che ho accettato troppo di fretta - non è calzante; tempo definito viene adoperato in luogo di part time solo in certi casi, quindi purtroppo non corrobora la sua tesi. Occorrerebbe vedere quanti forestierismi veramente il linguaggio burocratico ha bloccato o è riuscito a scalzare. Certamente il linguaggio burocratico ha la possibilità di ignorare i forestierismi, come nel caso della cosiddetta legge sulla privacy in cui questa parola non compare mai, ma sempre e solo riservatezza; ma devo confessare che in questo momento non mi vengono in mente esempi di forestierismi in uso spodestati dal linguaggio burocratico.Marco1971 ha scritto:Propongo la lettura di quest’articolo.
Le occorrenze gugoliane di a tempo parziale ammontano a 674.000.
A domani.
«Morbus anglicus»
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Dove in effetti si può trovare un indizio per comprendere il significato di a tempo definito: poiché in mancanza di specificazione l'orario è quello del contratto nazionale, condizione necessaria perché un dipendente sia a tempo parziale è che nel suo contratto si sia definito un orario alternativo.Marco1971 ha scritto:Propongo la lettura di quest’articolo.
Non è una spiegazione molto diretta, comunque: non è un caso che a tempo parziale sia piú diffuso.

Forse ho io un esempio: la recente legge proposta dal Ministro per le telecomunicazioni Gentiloni emenda la precedente (la cosiddetta Gasparri, credo) sostituendo a spot (suppongo seguito dall'attributo pubblicitario) messaggio.Freelancer ha scritto:ma devo confessare che in questo momento non mi vengono in mente esempi di forestierismi in uso spodestati dal linguaggio burocratico.
P.s.: preserale è chiarissimo e diffuso, ma non lo vedo registrato: c'è nel GRADIT o lo dobbiamo segnalare?
Ultima modifica di Federico in data dom, 10 dic 2006 1:41, modificato 1 volta in totale.
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Sí, è nel GRADIT :Federico ha scritto:P.s.: preserale è chiarissimo è diffuso, ma non lo vedo registrato: c'è nel GRADIT o lo dobbiamo segnalare?
Prima attestazione: Repubblica, 1999.preserale […] s.m. TS, telev., fascia oraria di programmazione che va dalle 18 alle 20, particolarmente strategica perché trainante per i telegiornali di prima serata.
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Devo segnalare questa pagina dell’Accademia della Crusca, sul Convegno internazionale Lingua italiana e scienze, tenutosi nel febbraio 2003. Cliccando sul nome di ciascun intervenuto si può leggere un sunto. Segnalo, in particolare questo e questo.
Do inoltre il collegamento al sito dell’Associazione Italiana per la Terminologia.
Do inoltre il collegamento al sito dell’Associazione Italiana per la Terminologia.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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Buonasera.
Sono nuova, mi è stato gentilmente segnalato questo sito da un utente di un altro forum di lingue.
Ho un dubbio atroce.
Durante una lezione sull'evoluzione della nostra lingua nell'ultimo secolo, un insegnante ha accennato al fatto che l' "invasione" da parte dell'inglese possa essere stata "inizializzata" - in qualche modo- anche dalla presenza degli americani in Italia verso la fine della II guerra mondiale e nei primi anni successivi. Successivamente il fenomeno avrebbe preso piede nelle modalità note a tutti, come quella dello sfruttamento impeccabile dei mezzi di comunicazione e l'azione di "tartassamento" in tutti i campi: dalla pubblicità allo sport, dalla moda al cinema e così via.
Poiché in rete non trovo quasi nulla, mi piacerebbe avere le vostre opinioni a riguardo.
Grazie anticipatamente.
Sono nuova, mi è stato gentilmente segnalato questo sito da un utente di un altro forum di lingue.
Ho un dubbio atroce.
Durante una lezione sull'evoluzione della nostra lingua nell'ultimo secolo, un insegnante ha accennato al fatto che l' "invasione" da parte dell'inglese possa essere stata "inizializzata" - in qualche modo- anche dalla presenza degli americani in Italia verso la fine della II guerra mondiale e nei primi anni successivi. Successivamente il fenomeno avrebbe preso piede nelle modalità note a tutti, come quella dello sfruttamento impeccabile dei mezzi di comunicazione e l'azione di "tartassamento" in tutti i campi: dalla pubblicità allo sport, dalla moda al cinema e così via.
Poiché in rete non trovo quasi nulla, mi piacerebbe avere le vostre opinioni a riguardo.
Grazie anticipatamente.
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- Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
- Località: Finlandia
Sinceramente l'idea di un "manipolamento" dall'alto e volontario mi pare affatto inverosimile.
In realtà, l'attuale situazione italiana mi sembra spiegabilissima a partire da osservazioni del tutto generali sulla nostra cultura, storia e società.
La sua teoria, inoltre, non ispiega la presenza di forestierismi in altre lingue (sebbene in modi e quantità molto diversi).
E, soprattutto... perché mai qualcuno dovrebbe "spingere" in tal senso consapevolmente?
In realtà, l'attuale situazione italiana mi sembra spiegabilissima a partire da osservazioni del tutto generali sulla nostra cultura, storia e società.
La sua teoria, inoltre, non ispiega la presenza di forestierismi in altre lingue (sebbene in modi e quantità molto diversi).
E, soprattutto... perché mai qualcuno dovrebbe "spingere" in tal senso consapevolmente?
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- Interventi: 70
- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Grazie per la risposta!
Per quanto concerne la teoria, non escludo che sia una sua idea, nel senso che tra le varie ipotesi abbia messo in luce questo aspetto per sottolineare la tendenza americana all' "espansione" in diverse direzioni.
Per quanto concerne il fatto che si possa o meno applicare ad altre lingue non saprei rispondere, dal momento che si parlava solo di italiano.
Tornando al discorso, se può esser utile, si parlava della prima fase dell'influenza dell'inglese sulla nostra lingua. Si è accennato al fatto che dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, il numero di parole inglesi è aumentato con un ritmo sempre più rapido: di quelle attualmente in uso, un quarto sono entrate tra il 1950 e il 1975, più della metà negli ultimi trent’anni.
Lui si riferiva alla prima fase di questa "invasione", che certamente è stata ampiamente influenzata da un sapiente uso dei mezzi di comunicazione, accennando però anche al fatto che ancor prima gli americani avevano certamente "dato spunto" al fenomeno proprio stando da noi (nel dopoguerra, dalla fine anni '40 in poi)
Per quanto concerne la teoria, non escludo che sia una sua idea, nel senso che tra le varie ipotesi abbia messo in luce questo aspetto per sottolineare la tendenza americana all' "espansione" in diverse direzioni.
Per quanto concerne il fatto che si possa o meno applicare ad altre lingue non saprei rispondere, dal momento che si parlava solo di italiano.
Tornando al discorso, se può esser utile, si parlava della prima fase dell'influenza dell'inglese sulla nostra lingua. Si è accennato al fatto che dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi, il numero di parole inglesi è aumentato con un ritmo sempre più rapido: di quelle attualmente in uso, un quarto sono entrate tra il 1950 e il 1975, più della metà negli ultimi trent’anni.
Lui si riferiva alla prima fase di questa "invasione", che certamente è stata ampiamente influenzata da un sapiente uso dei mezzi di comunicazione, accennando però anche al fatto che ancor prima gli americani avevano certamente "dato spunto" al fenomeno proprio stando da noi (nel dopoguerra, dalla fine anni '40 in poi)
Ma come può un manipolo di americani, sparsi nelle varie basi militari (che poi non credo esistano solo in Italia, ce ne sono molte in Germania!), influire sulla lingua, dato anche che si tratta soprattutto di persone che interagiscono tra di loro, nelle varie comunità anglofone? Le ragioni, cred’io (:)), sarebbero piuttosto quelle evocate da methao_donor. Il tutto ovviamente sproporzionato dai mèdia, che non hanno perlopiú alcuna coscienza del loro ruolo linguistico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 70
- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Ecco un articolo trovato per caso e d’un certo interesse (e gli perdoniamo i pochi errori). A proposito del titolo, l’autore scrive:
NOTA SUL TITOLO: il titolo del presente articolo è stato liberamente tratto dall’omonimo di Arrigo Castellani, pubblicato in Studi Linguistici Italiani, Salerno Editrice (1988), ed è apparso particolarmente idoneo, sia per la sua concisione che per l’attinenza con gli argomenti trattati.
NOTA SUL TITOLO: il titolo del presente articolo è stato liberamente tratto dall’omonimo di Arrigo Castellani, pubblicato in Studi Linguistici Italiani, Salerno Editrice (1988), ed è apparso particolarmente idoneo, sia per la sua concisione che per l’attinenza con gli argomenti trattati.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
- Freelancer
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- Iscritto in data: lun, 11 apr 2005 4:37
Ho scorso brevemente l'articolo e purtroppo a causa della mole di lavoro non avrò tempo di approfondirlo per alcuni giorni, ma ho subito notato che questo signore ha copiato parti intere di alcuni miei articoli senza farne accenno, inserendole direttamente nel corpo del testo come se fossero sue. Mi riferisco alla sezione 2.1 dove si parla di refer to, di bulleted list, di seamless integration, di user-friendly ecc. Ho osservato questo in rete altre volte, sempre con riferimento ai miei articoli - la probabilità di essere scoperti è bassa - ciò nonostante dispiace questa mancanza etica da parte di chi si occupa, come lui, professionalmente di traduzione.Marco1971 ha scritto:Ecco un articolo trovato per caso e d’un certo interesse (e gli perdoniamo i pochi errori). A proposito del titolo, l’autore scrive:
NOTA SUL TITOLO: il titolo del presente articolo è stato liberamente tratto dall’omonimo di Arrigo Castellani, pubblicato in Studi Linguistici Italiani, Salerno Editrice (1988), ed è apparso particolarmente idoneo, sia per la sua concisione che per l’attinenza con gli argomenti trattati.
Sono d’accordo con lei! È inaccettabile! Magari glielo segnali, visto che ha lasciato un indirizzo elettronico.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Dove ha pubblicato i suoi articoli? Tendenzialmente le pubblicazioni scientifiche ad accesso aperto (Open Access), grazie alla disponibilità in rete, sono confrontate con strumenti automatici per rilevare i plagi. (Magari ne parliamo in un altro filone.)Freelancer ha scritto:Ho osservato questo in rete altre volte, sempre con riferimento ai miei articoli - la probabilità di essere scoperti è bassa - [...].
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