Saremo tutti di noi
Moderatore: Cruscanti
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- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Saremo tutti di noi
Buonasera a tutti.
Spero di non aver sbagliato sezione.
Vorrei avere vostro parere sulla frase "siamo tutti di noi".
La trovate corretta o no? Se sì, potreste spiegarmi se vi è una regola grammaticale che "regolamenta" quel "di" davanti al pronome "noi", per lo meno riferendoci al famoso "italiano standard"?
Il dubbio m'è venuto leggendo una discussione su un forum di lingue.
Se è ammesso inserire nella discussione un collegamento a siti "concorrenti" fatemelo sapere, sarò felice di farvi leggere le varie opinioni.
(Un ragazzo di Firenze afferma che l'espressione è utilizzata dagli adolescenti nella sua città).
Grazie in anticipo
Spero di non aver sbagliato sezione.
Vorrei avere vostro parere sulla frase "siamo tutti di noi".
La trovate corretta o no? Se sì, potreste spiegarmi se vi è una regola grammaticale che "regolamenta" quel "di" davanti al pronome "noi", per lo meno riferendoci al famoso "italiano standard"?
Il dubbio m'è venuto leggendo una discussione su un forum di lingue.
Se è ammesso inserire nella discussione un collegamento a siti "concorrenti" fatemelo sapere, sarò felice di farvi leggere le varie opinioni.
(Un ragazzo di Firenze afferma che l'espressione è utilizzata dagli adolescenti nella sua città).
Grazie in anticipo
Naturalmente è lecito dare un collegamento, quand’è pertinente, come in questo caso.
Il gentile Fausto Raso mi ha fatto sapere della risposta di chi cura il sito Treccani.
Io, per me, non ho mai sentito l’espressione (né un mio carissimo amico di Roma, né gli altri miei cari amici che ho consultato), e la giudicherei piú severamente di quanto non faccia la redazione del sito Treccani.
Il gentile Fausto Raso mi ha fatto sapere della risposta di chi cura il sito Treccani.
Io, per me, non ho mai sentito l’espressione (né un mio carissimo amico di Roma, né gli altri miei cari amici che ho consultato), e la giudicherei piú severamente di quanto non faccia la redazione del sito Treccani.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 70
- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Il collegamento è proprio quello, e l'ultimo intervento della discussione è il mio!
In realtà non sono rimasta colpita dal fatto che si usasse in alcune regione del nord Italia, quanto dall'intervento di un ragazzo che affermava fosse in uso tra gli adolescenti (la sua città è Firenze). Neanch'io ho mai sentito quest'espressione.
La risposta del servizio Treccani poi, la trovo incompleta. Come ho già scritto precedentemente nel mio intervento del collegamento citato da Marco71. Grazie per la risposta.
Attendo anche qualche altro parere.
In realtà non sono rimasta colpita dal fatto che si usasse in alcune regione del nord Italia, quanto dall'intervento di un ragazzo che affermava fosse in uso tra gli adolescenti (la sua città è Firenze). Neanch'io ho mai sentito quest'espressione.
La risposta del servizio Treccani poi, la trovo incompleta. Come ho già scritto precedentemente nel mio intervento del collegamento citato da Marco71. Grazie per la risposta.
Attendo anche qualche altro parere.
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- Interventi: 341
- Iscritto in data: gio, 14 set 2006 23:04
- Località: Finlandia
Personalmente mi sono imbattuto in questa espressione la prima volta qualche giorno fa, quando me ne parlò proprio Marco.
Pel resto, mai sentita, né da fiorentini né dalle mie parti (Livorno), neanche nel linguaggio giovanile, che del resto è quello che ho più "sott'occhio".
Appena mi sarà possibile chiederò a due amiche, rispettivamente di Roma e Milano...
Mi associo poi ai commenti sulla risposta della Treccani.
Riguardo all'espressione, sinceramente sono dubbioso riguardo alla sua correttezza.
In primo luogo devo dire che non mi è chiaro il senso. O meglio, mi pare si possano attribuire due significati diversi, e non ho ancora capito, sinceramente, qual è quello corretto (o se lo sono entrambi).
D'altronde, così, a occhio, non mi sovviene alcuna ragione per bollarla come scorretta. Mah...
Comunque sia, personalmente non la userei mai in un linguaggio "formale" perché non mi pare punto elegante, né informalmente proprio perché, appunto, non l'ho mai sentita e non me ne è chiaro il significato.
Pel resto, mai sentita, né da fiorentini né dalle mie parti (Livorno), neanche nel linguaggio giovanile, che del resto è quello che ho più "sott'occhio".
Appena mi sarà possibile chiederò a due amiche, rispettivamente di Roma e Milano...
Mi associo poi ai commenti sulla risposta della Treccani.
Riguardo all'espressione, sinceramente sono dubbioso riguardo alla sua correttezza.
In primo luogo devo dire che non mi è chiaro il senso. O meglio, mi pare si possano attribuire due significati diversi, e non ho ancora capito, sinceramente, qual è quello corretto (o se lo sono entrambi).
D'altronde, così, a occhio, non mi sovviene alcuna ragione per bollarla come scorretta. Mah...
Comunque sia, personalmente non la userei mai in un linguaggio "formale" perché non mi pare punto elegante, né informalmente proprio perché, appunto, non l'ho mai sentita e non me ne è chiaro il significato.
Il sonno della ragione genera mostri.
Non l'ho mai sentita, per quanto mi riguarda.
Ma mi stupisce il Treccani che scrive "diffuso soprattutto nella lingua parlata" e non sconsigli l'uso di una simile sgrammaticatura
Ma mi stupisce il Treccani che scrive "diffuso soprattutto nella lingua parlata" e non sconsigli l'uso di una simile sgrammaticatura
Felice chi con ali vigorose
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________
Arianna
le spalle alla noia e ai vasti affanni
che opprimono col peso la nebbiosa vita
si eleva verso campi sereni e luminosi!
___________
Arianna
Invece è proprio la specificazione tra virgolette che rende inappropriata una condanna della costruzione.arianna ha scritto: Ma mi stupisce il Treccani che scrive "diffuso soprattutto nella lingua parlata" e non sconsigli l'uso di una simile sgrammaticatura
Dando per scontato che l'espressione sia effettivamente diffusa nel parlato (e una ricerca in rete lo suggerisce [è presente anche in una canzone di Ramazzotti]) la risposta del redattore del sito Treccani mi sembra corretta.
Infine il senso dell'espressione si desume chiaramente dalla risposta sul sito Treccani e da alcuni interventi dell'altro forum (in cui sembra emergere un'influenza dialettale sulla costruzione).
La lingua è un guado attraverso il fiume del tempo. Essa ci conduce alla dimora dei nostri antenati.
V. M. Illič-Svitič
V. M. Illič-Svitič
- u merlu rucà
- Moderatore «Dialetti»
- Interventi: 1340
- Iscritto in data: mar, 26 apr 2005 8:41
Per quanto mi riguarda, il senso dell'espressione m'è abbastanza chiaro, tuttavia non l'ho mai sentita usare nel parlato; nello scritto la censurerei nel 90% dei casi.
La lingua di Ramazzotti, detto per inciso, è molto aderente al linguaggio giovanile, specie quello del nord.
La lingua di Ramazzotti, detto per inciso, è molto aderente al linguaggio giovanile, specie quello del nord.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
In ogni caso, sembra un modo di dire, com’è stato detto, limitato al parlato giovanile. Lasciamo loro la libertà di esprimersi informalmente come gli piace.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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- Interventi: 70
- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Tra questo filone e quello del collegamento, c'è un riferimento al dialetto nella zona di Brescia e in Liguria...mentre per Firenze c'è solo la conferma tra i giovani nell'altra discussione. Per quanto riguarda il linguaggio giovanile io ho cuginetti adolescenti ma non l'ho mai sentito.
Grazie per le vostre opinioni!
Grazie per le vostre opinioni!
- Infarinato
- Amministratore
- Interventi: 5298
- Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 10:40
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- Interventi: 70
- Iscritto in data: mar, 11 dic 2007 17:33
Grazie per l'intervento!Federico ha scritto:L'espressione criptica e gergale probabilmente serve a ribadire l'«appartenenza solidale a un gruppo omogeneo, distinto da altri» [che parlano in italiano], per citare la risposta dal sito Treccani.
La risposta del Treccani che citi è quella della "discordia", nel senso che, così come ho scritto nella discussione del collegamento contenuto nel primo messaggio di Marco71, per me è una risposta incompleta alla richiesta del lettore.
A me sarebbe piaciuto capire se vi fosse qualche regola grammaticale che regolasse il "di" davanti al "noi" et similia. Partitivo errato o che?
Come giustamente detto da altri, il senso è più o meno comprensibile per tutti...per ora siamo fermi alla possibilità di qualche influenza da regionalismi o gergo giovanile.
G.De Rienzo, nella sua rubrica Scioglilingua del Corriere, dà una risposta un po' più decisa (la risposta è contenuta nell'ultimo messaggio del collegamento di cui parlavo prima!)
Infatti, grammaticalmente parlando, tutti non ammette la preposizione di e si unisce direttamente ai pronomi personali, anteposto o posposto: tutti noi/noi tutti, tutti voi/voi tutti, tutti loro/loro tutti.
Non è certo da escludere l’influsso dell’espressione (in inglese sciatto, ma, mi confermano parlanti nativi britannici, usata) We’ll be all of us. Ma sembra ancor piú plausibile l’ascrizione del costrutto ai dialetti settentrionali in cui è presente.
Personalmente, stante che quest’espressione contrasta colla sintassi italiana stàndara, ne sconsiglierei l’uso fuori del gergo giovanile.
Non è certo da escludere l’influsso dell’espressione (in inglese sciatto, ma, mi confermano parlanti nativi britannici, usata) We’ll be all of us. Ma sembra ancor piú plausibile l’ascrizione del costrutto ai dialetti settentrionali in cui è presente.
Personalmente, stante che quest’espressione contrasta colla sintassi italiana stàndara, ne sconsiglierei l’uso fuori del gergo giovanile.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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