Mi sembra interessante, per quanto attiene ai forestierismi, questo articolo di Gian Luigi Beccaria
Una mia modesta aggiunta alle parole di Beccaria.
Chi ascolta i radiotelegiornali o legge gli articoli dei giornali o assiste a qualche conferenza non deve essere costretto a portarsi dietro un vocabolario di inglese per “interpretare” ciò che ascolta o legge. Si tratta, in ultima analisi, anche di “buona educazione”: non tutte le persone, anche se “acculturate”, conoscono l’inglese (o il francese).
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Ultima modifica di Fausto Raso in data sab, 16 feb 2008 0:33, modificato 1 volta in totale.
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Equilibrate, armoniche, compiute. Di cui s’è perso il gusto....come tutti i monosillabi stranieri di aspro suono, sembra esercitare una specie di incanto su le nostre orecchie in confronto delle piane, equilibrate, armoniche, compiute parole di nostra lingua.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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