«Sdarsi»
Moderatore: Cruscanti
«Sdarsi»
Lola Ponce, co-vincitrice del Festival di Sanremo, secondo il cronista del "Quotidiano Nazionale-Resto del Carlino" si sdava, languida e sensuale. Cito a memoria e non ho visto, quindi non posso giudicare.
Ma sdarsi nei vocabolari in linea ha significati opposti: rinunciare a fare o smettere di fare, oppure impegnarsi a/nel. Il Garzanti in linea qualifica la prima accezione di regionale toscana e la seconda di non comune. Ma, a pensarci bene, è proprio quest'ultima che mi sembra più frequente. Sdarsi mi pare sia inteso come sinonimo di abbandonarsi, concedersi.
E allora?
Ma sdarsi nei vocabolari in linea ha significati opposti: rinunciare a fare o smettere di fare, oppure impegnarsi a/nel. Il Garzanti in linea qualifica la prima accezione di regionale toscana e la seconda di non comune. Ma, a pensarci bene, è proprio quest'ultima che mi sembra più frequente. Sdarsi mi pare sia inteso come sinonimo di abbandonarsi, concedersi.
E allora?
Il Battaglia dà anche il senso di «lasciarsi andare a un comportamento biasimevole o volgare», con quest’esempio di Arbasino:
Teneva tra le sue checche leoni e leopardi addomesticati da bravissimi domatori, e li faceva arrivare di colpo già alle prime portate, e nessuno sapeva che fossero ammaestrati e si sdavano in terrori ridicoli.
Teneva tra le sue checche leoni e leopardi addomesticati da bravissimi domatori, e li faceva arrivare di colpo già alle prime portate, e nessuno sapeva che fossero ammaestrati e si sdavano in terrori ridicoli.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Sí, Carlo, si usa prevalentemente nel senso di «perdersi d’animo, perdere interesse, scoraggiarsi».
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Per completezza, ecco quel che ne dice Luciano Satta nel suo Parlando e scrivendo (Firenze, Sansoni, 1988, p. 228):
L’articolo continua e si citano altri verbi: sdoppiar[si] (nelle corse automobilistiche, ecc.), sgommare (con s- intensiva), disudire e persino disessere!Sdare È un verbo toscano che non ha trovato buona accoglienza, anche se è accolto dai vocabolari. Gli scrittori, i toscani compresi, temono che non sia capito bene. L’uso prevalente è quello della forma intransitiva pronominale, in parole povere un falso riflessivo: mi sdo (o mi sdò; ma non c’è ragione di accentare), ti sdai, si sdà. Vale perdere interesse o applicazione, e anche scoraggiarsi: «Ho cominciato quel lavoro, ma poco dopo mi sono sdato». Talvolta, nel parlato, è usato come transitivo nel senso di deprimere, far cascare le braccia: «È un brav’uomo, ma mi sdà subito».
E poi, verbo toscano quanto si vuole, noi ricordiamo di averlo trovato soltanto, tra gli scrittori di oggi, nel lombardo Arbasino: «Tutta la sua disinvoltura, dal momento che lui comincia a andar giú pesante, si sdà in una paura femminile tradizionale di fronte a un attacco d’urto?». Qui il verbo acquista varie sfumature e coloriture, intorno a ridimensionarsi, ridursi, umiliarsi, aduggiarsi.
Forse non piace, di questo verbo, la troppo facile confezione con il prefisso sottrattivo s- (sottrattivo, ossia che in questo caso ha il valore di smettere di e simili). Ma verbi cosí fatti non mancano davvero e hanno qualche efficacia. Qui non si vuole raccomandare l’impiego di sdare, sdarsi, beninteso; ma solo affermare la sua naturalezza di struttura e di contenuto semantico. È vero che non ci siamo abituati; e di certo pochi sanno di altri verbi, che esistono a dispetto dei vocabolari che li tacciono (e in parecchi casi fanno bene a tacerli). Nei proverbi del Giusti, per esempio, si può trovare uno sgodere: «Chi ha goduto, sgoda». Ma è obbligatorio anche citare quel noto sgannare di Dante, per liberare dall’inganno, dall’apparenza.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Prego.CarloB ha scritto:Molte grazie, caro Marco. Si impara sempre. Ma stando così le cose l'espressione che ho trovato nel "Carlino" risulta poco chiara.


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Allora è l’accezione 4 del GRADIT, e 2 del Devoto-Oli (da cui cito):
sdarsi² 2. Impegnarsi a fondo, mettercela tutta: ottimo lavoro, questa volta ti sei proprio sdato!
E sdarsi significa anche:
3. Profondersi, sciogliersi, effondersi (con la prep. in): s. in complimenti.
Verbo polisemicissimo!
sdarsi² 2. Impegnarsi a fondo, mettercela tutta: ottimo lavoro, questa volta ti sei proprio sdato!
E sdarsi significa anche:
3. Profondersi, sciogliersi, effondersi (con la prep. in): s. in complimenti.
Verbo polisemicissimo!

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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