Sensòri
Moderatore: Cruscanti
Sensòri
Sono un appassionato di fantascienza, e in particolare di vecchi film e telefilm di questo genere. In Star Trek (anni 60) e Spazio 1999 (anni 70) ho sentito spesso pronunciare sensòre.
"I sensòri non hanno rilevato tracce di vita sul pianeta."
Siccome io ho sempre detto "sensóri", sono andato a vedere sul DOP, che riporta sensorio (ma non sensore) con plurale -i o -ii. Il DOP indica sensòrio con l'accento grave, e questo mi sta bene, ma non indica quale accento vada sul plurale, e quindi si suppone che prescriva l'accento grave anche per questo. Ed ecco perché i doppiatori, la cui bibbia è il DOP, dicono sensòri.
Ora, ho due domande: sensorio (sostantivo) non l'avevo mai sentito, ma ora so che esiste, e va bene. Ma perché su Zingarelli c'è anche sensóre, con plurale sensóri (accento acuto), come ho sempre detto io, che sul DOP non c'è? Qual è, se c'è, la differenza, dal punto di vista fonetico? Una delle deue accentazioni è da preferire? A me sensòri proprio non piace…
"I sensòri non hanno rilevato tracce di vita sul pianeta."
Siccome io ho sempre detto "sensóri", sono andato a vedere sul DOP, che riporta sensorio (ma non sensore) con plurale -i o -ii. Il DOP indica sensòrio con l'accento grave, e questo mi sta bene, ma non indica quale accento vada sul plurale, e quindi si suppone che prescriva l'accento grave anche per questo. Ed ecco perché i doppiatori, la cui bibbia è il DOP, dicono sensòri.
Ora, ho due domande: sensorio (sostantivo) non l'avevo mai sentito, ma ora so che esiste, e va bene. Ma perché su Zingarelli c'è anche sensóre, con plurale sensóri (accento acuto), come ho sempre detto io, che sul DOP non c'è? Qual è, se c'è, la differenza, dal punto di vista fonetico? Una delle deue accentazioni è da preferire? A me sensòri proprio non piace…
La differenza è questa: il sensóre, i sensóri si riferisce ad apparecchiature ed è solo sostantivo; sensòrio è aggettivo sinonimo di ‘sensoriale’ o sostantivo riferentesi, prevalentemente, alle capacità sensoriali e psichiche. Sebbene il GRADIT dia anche sensòrio, nella terza accezione, come sinonimo di sensóre, mi sembra un uso poco comune (infatti si rimanda a sensóre).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Anche a me sembrava di aver capito così. Però Zingarelli come secondo significato di sensorio dà, laconicamente: (fis.) sensore.
E comunque quello che mi stupisce è che il DOP non riporti sensore, inducendo generazioni di doppiatori a pronunciare "sensori" con la "o" aperta (ma nel doppiaggio contemporaneo mi pare non accada più, per fortuna.) Non è grave?
E comunque quello che mi stupisce è che il DOP non riporti sensore, inducendo generazioni di doppiatori a pronunciare "sensori" con la "o" aperta (ma nel doppiaggio contemporaneo mi pare non accada più, per fortuna.) Non è grave?
Ma sí che il DOP riporta sensóre. Mi pare che i doppiatori di buona scuola si attengano alla distinzione tradizionale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ha proprio ragione, Daniele: ho la stessa sua versione cartacea (1981) e non c’è! Comunque, non sono sicuro che fosse molto usato in passato dai doppiatori (sentendo cose come /'sEmbra/ e tacendo di molte altre)...
Ultima modifica di Marco1971 in data mer, 06 feb 2008 0:22, modificato 1 volta in totale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mi informerò, ma credo che il DOP sia in uso da molti anni, almeno nelle "case di doppiaggio" più serie. Star Trek fu doppiato a Milano, e credo che consultassero il DOP. Tra l'altro a Milano diciamo sensóri, quindi secondo me pronunciavano la o aperta ob torto collo, perché lo diceva il DOP. Le farò sapere.
Buonanotte!
Buonanotte!
Se davvero le case di doppiaggio fanno tanto ricorso al DOP, bisogna aspettarsi miracolosi miglioramenti del doppiaggio grazie alla nuova edizione.
Speriamo.
Speriamo.
C’è da dire però che il luogo (o dovrei dire location?) del doppiaggio non comporta necessariamente il fatto che i doppiatori siano originari del luogo. Né che tutti provengano dalla stessa scuola.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Un piccolo aggiornamento: ho parlato con il doppiatore italiano del capitano Kirk di Star Trek, e ho la conferma che il DOP era usato regolarmente nella sala di doppiaggio nella quale il telefilm fu doppiato.Marco1971 ha scritto:Comunque, non sono sicuro che fosse molto usato in passato dai doppiatori...
Bene, me ne rallegro, e la ringrazio per l’indagine.Daniele ha scritto:Un piccolo aggiornamento: ho parlato con il doppiatore italiano del capitano Kirk di Star Trek, e ho la conferma che il DOP era usato regolarmente nella sala di doppiaggio nella quale il telefilm fu doppiato.


Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
I doppiatori sono (o dovrebbero essere) già preparati, cioè dovrebbero già conoscere la corretta pronuncia. Il direttore di doppiaggio poi, oltre a curare la recitazione, sorveglia che non sfuggano degli errori: per esempio a un doppiatore di Milano può sempre sfuggire un "béne", o un "perchè". Ma poiché nessuno è onniscente e i dubbi sorgono, specialmente nel caso di parole inusuali (politéne o politène?), il dizionario e il DOP sono sempre a portata di mano.Marco1971 ha scritto:i doppiatori non si preparano a casa, prima della registrazione? Lo chiedo perché mi pare strano che si debba aprire un libro proprio in sala di doppiaggio.
Capisco. Eppure, nel doppiaggio di The Hours (2002) – che ho ascoltato per mera curiosità: sono per le versioni originali, eventualmente sottotitolate – si parla di zènzero invece che di zénzero e i condizionali in -rebbe(ro) hanno l’e chiusa anziché aperta: possibilità certamente ammesse dalla «pronuncia moderna» ma non contemplate dal DOP.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Zénzero può sfuggire. Mi stupisce invece la e chiusa nei condizionali. Se mi capita di rivedere il film ci farò caso.Marco1971 ha scritto:Capisco. Eppure, nel doppiaggio di The Hours (2002) – che ho ascoltato per mera curiosità: sono per le versioni originali, eventualmente sottotitolate – si parla di zènzero invece che di zénzero e i condizionali in -rebbe(ro) hanno l’e chiusa anziché aperta: possibilità certamente ammesse dalla «pronuncia moderna» ma non contemplate dal DOP.
Zénzero, mi scusi se insisto, potrebbe sfuggire una volta, non quattro (è costantemente con la e aperta). Ma ci sono diverse scuole di dizione e non tutte adottano lo stesso preciso modello.Daniele ha scritto:Zénzero può sfuggire. Mi stupisce invece la e chiusa nei condizionali. Se mi capita di rivedere il film ci farò caso.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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