
esempio --> esempî.
So che questo discorso non vale se al singolare -io è preceduto dalle consonanti dolci c e g.
Volevo sapere se ci sono altre eccezioni oltre a questa.
Grazie anticipatamente.
Moderatore: Cruscanti
Vede, Roberte: come in molti altri casi, la regol[ett]a in questione non è che l[’ imperfett]a semplificazione di tutta una serie di ragioni fonomorfologiche da una parte, ed etimologiche dall’altra.Robertus ha scritto:Di norma tendo a scrivere il plurale dei nomi uscenti in -io (-i atona) ponendo l'accento [che poi accento non è] circonflesso sulla -i del plurale:
esempio --> esempî.
So che questo discorso non vale se al singolare -io è preceduto dalle consonanti dolci c e g.
Volevo sapere se ci sono altre eccezioni oltre a questa.
Concordo.Infarinato ha scritto:Ovviamente, su tutto prevale l’uso (aggiungerei colto, ma oggi ciò potrebbe suonare snobistico), per cui certe grafie (incluse quelle che ricorrono all’accento circonflesso
) sono decisamente inusuali, e quindi [in generale] poco «raccomandabili».
Cosa le devo dire, caro Roberto? Io mi atterrei all’etimologia o, perlomeno, alla tradizione letteraria: certe parole uscenti in io (i atona) possono infatti ammettere al plurale la variante in -ii/-î perché a un certo punto si è adottata anche una pronuncia latineggiante in /-ii/, non sempre etimologicamente giustificata.Robertus ha scritto:Se io, però, volessi adoperare il circonflesso, dovrei attenermi a delle «norme» precise (tenendo conto anche delle etimologie delle singole parole) o potrei «liberamente» seguire, come sempre, le regol[ett]e su riportate?
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