Sentite ciò che sostiene il linguista del Corriere della Sera
Ecco la mia risposta:
Il quesito credo che meriti una risposta piú dettagliata, trattandosi di un verbo riflessivo apparente.
Con i riflessivi apparenti (quelli in cui le particelle pronominali sono complemento di termine), dunque, l’accordo con il soggetto si può o non si può fare, dipende dal gusto di chi parla o scrive. Si può, dire, per esempio: mi sono lavato le mani o mi sono lavate le mani; ci siamo voluto bene o ci siamo voluti bene. Nel caso in questione, quindi, tutt’e due le forme sono corrette. Quando, però, l’oggetto è posto prima del verbo ed è nuovamente rappresentato dai pronomi “lo”, “la”, “li”, “le”, “ne” l’accordo si deve fare sempre con il nome al quale si riferisce: le mani me le sono lavate; bene ce ne siamo voluto, eccome.
Fausto Raso
Riflessivi apparenti
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Riflessivi apparenti
«Nostra lingua, un giorno tanto in pregio, è ridotta ormai un bastardume» (Carlo Gozzi)
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
«Musa, tu che sei grande e potente, dall'alto della tua magniloquenza non ci indurre in marronate ma liberaci dalle parole errate»
Condivido la sua necessaria risposta, caro Fausto. Ma aggiungerei che Mi sono lavate le mani appartiene ormai a un registro letterario. Non è, insomma, una formulazione neutra nell’italiano normale.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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