Non credo sia registrato e chiedo scusa per la spintezza.
M’è venuta in mente una possibile italianizzazione: pocherello (da pocher[e] e [spogliar]ello). Si fa un pocherello?
«Che ne dite?» «Non saprei...» (dal libretto del Barbiere di Siviglia)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
Carine entrambe le proposte.
Se usassi quella di Incarcato quasi tutti potrebbero "intuire" la cosa, mentre la proposta di Marco potrebbe nascondere delle belle sorprese
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.