La scomparsa di Giovanni Nencioni

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Marco1971
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La scomparsa di Giovanni Nencioni

Intervento di Marco1971 »

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
l'italiana
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Intervento di l'italiana »

Mi spiace Marco...un abbraccio :oops: :(
Bue
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Intervento di Bue »

Aggiungo un collegamento a questo articolo
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Incarcato
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Iscritto in data: lun, 08 nov 2004 12:29

Intervento di Incarcato »

Grazie del collegamento, Bue, ho letto con interesse.
I' ho tanti vocabuli nella mia lingua materna, ch'io m'ho piú tosto da doler del bene intendere le cose, che del mancamento delle parole colle quali io possa bene esprimere il concetto della mente mia.
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Marco1971
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Iscritto in data: gio, 04 nov 2004 12:37

Intervento di Marco1971 »

Grazie, Bue, per questi articoli. :)

Mi dispiace solo che l’italiano sia poco curato; si vedano molte virgole fuori posto e queste due frasi:

*…offriva ai lettori risposte su quesiti inerenti l’uso della lingua italiana…

*…per risollevare l’istituzione dalle difficoltà che versava in quel momento.


Inerente si costruisce sempre con a (inerenti all’uso...), e versare, nel senso di «trovarsi», è intransitivo e richiede la preposizione in (...dalle difficoltà in cui versava...). Nencioni sicuramente ne sarebbe stato amareggiato.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
LCS
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Iscritto in data: ven, 16 set 2005 12:32

Intervento di LCS »

Cari Utenti,
con un poco di ritardo, riporto l'articolo dedicato a Giovanni Nencioni apparso sul "Sole 24 ore" di domenica 4 maggio 2008, a pagina 33.
Addio a Giovanni Nencioni

Il custode della lingua

di Franceso Sabatini*

Pochi sanno della vita piena di svolte di Giovanni Nencioni, grande linguista italiano ed europeo della generazione che ha attraversato il Novecento e ha messo fermamente il piede anche nel secolo successivo. L'uomo dall'espressione sempre distesa e conciliante, il gentiluomo fiorentino che invitava amabilmente i visitatori ad affacciarsi dalle grandi vetrate della sua casa-biblioteca sul Lungarno, il professore che trattava con immancabile garbo gli studenti, celava uno spirito inquieto, sempre proteso ad adeguare la propria visione dei fatti allo stimolo dei tempi.

Nato a Firenze nel settembre 1911 e scomparso ieri, Nencioni si laurea in legge con Piero Calamandrei, evita di dedicarsi alla vita forense, come avrebbe voluto suo padre, si cerca un posto a Roma, al ministero dell'Istruzione, dove lavora dal 1937 al '51. È nel gabinetto del ministro Bottai; arrivano gli anni tremendi delle persecuzioni razziali e si adopera, copertamente, per proteggere insegnanti e impiegati della comunità ebraica: nel '43 nasconde in casa propria i rotoli della Torah. Intanto, nella città che si ridesta dalla tragedia, nella Roma che egli ama sempre di più - amava citare passi del d'Annunzio romano - frequenta intellettuali di punta, i filosofi del diritto Capograssi e Lopez, il francesista Trompeo, l'archeologo Pugliese Carratelli, il linguista Bertoldi.

Attraverso le frequentazioni romane la mente di Nencioni viene catturata dal nesso tra diritto e linguaggio ed ecco che, spinto da Bertoldi, il ministeriale diventa linguista, seguendo una linea che lo differenzia nettamente dal tardo idealismo crociano.
Nel 1951 è professore di Glottologia a Bari per tre anni, poi passa all'Università di Firenze, da dove nel '70 passerà alla Normale di Pisa. È la storia della lingua italiana la disciplina nella quale emerge velocemente, come l'instauratore deciso ed equilibrato di una prospettiva capace di abbracciare la dimensione sociale e quella individuale della lingua, e si dedica ad applicarla alle più diverse fasi della nostra storia linguistica, letteraria e civile. Chi, dei suoi allievi e degli studiosi di due o tre generazioni successive alla sua, non si è nutrito delle sue meravigliose, terse e vibranti pagine su Dante, Ariosto, Guicciardini, Michelangelo, Vasari, Vico. Leopardi, Manzoni, De Sanctis, Verga, Pirandello e sull'«italiano in movimento»?

E poi, c'è l'accademico della Crusca. Dal 1953 è incaricato di disegnare il progetto per il nuovo Vocabolario storico dell'italiano: impresa ciclopica, che gli verrà subito affidata, da Bruno Migliorini e Giacomo Devoto, quando, due anni dopo, entra nell'Accademia. L'impresa decolla (diventerà l'attuale Opera del Vocabolario Italiano) e si apre alle tecnologie informatiche. La Crusca diventa l'epicentro di nuovi studi di grammatica e di lessicografia, si arricchisce di grandi fondi bibliografici, si proietta più decisamente in Europa, con nomine di accademici in Russia, Svezia, Inghilterra, Francia, Germania, Paesi balcanici e poi negli Stati Uniti d'America. La quadrisecolare istituzione si lega alle più giovani società e associazioni di linguistica italiana, diventa una vera piazza d'incontri dei linguisti italianisti di tutto il mondo. È anche questo un grandioso lascito di Nencioni, presidente della Crusca per 28 anni.

* Presidente dell'Accademia della Crusca
ECG
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Federico
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Località: Milano

Intervento di Federico »

Grazie, LCS.
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