Toponomastica e antroponimia
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Toponomastica e antroponimia
Spero sia la sezione giusta dove inserire questo filone.
Ebbene, il mio dubbio è presto detto.
Come vi comportate nell'usare i nomi stranieri di luoghi o persone?
Mi pare di osservare un'inversione di tendenza, che ha portato al sovrapporsi di due usi diversi. Mentre un tempo si adattavano questi nomi, oggi (e non solo in Italia, mi pare) si tende a conservare la forma originale.
Cosí abbiamo, ad esempio: Londra, Parigi, Praga, Germania; Gesù, Riccardo Cuor di leone (o Cuordileone?), Alessandro Mango ecc.
Mentre, per termini entrati nel gergo comune recentemente, si usa la forma originaria. Quindi a nessuno verrebbe in mente Giorgio Cespuglio (o Giorgio Bush). Allo stesso modo, s'inizia a conservare il nome originale delle varie personalità del passato. Ergo abbiamo Friedrich Nietzsche o Wolfgang Amadeus Mozart (rammento di aver letto, in testi più datati, Federico Nietzsche e Volfgango Mozart).
Cosa ne pensate in proposito? Ad esempio, meglio New York o Nuova York? (O altro).
La questione mi lascia un poco perplesso, e mi tocca da vicino pure per motivi strettamente personali. In quanto scrittore fantasy ho una gran mole di nomi (luoghi e persone, appunto) con cui non so esattamente come comportarmi.
Ebbene, il mio dubbio è presto detto.
Come vi comportate nell'usare i nomi stranieri di luoghi o persone?
Mi pare di osservare un'inversione di tendenza, che ha portato al sovrapporsi di due usi diversi. Mentre un tempo si adattavano questi nomi, oggi (e non solo in Italia, mi pare) si tende a conservare la forma originale.
Cosí abbiamo, ad esempio: Londra, Parigi, Praga, Germania; Gesù, Riccardo Cuor di leone (o Cuordileone?), Alessandro Mango ecc.
Mentre, per termini entrati nel gergo comune recentemente, si usa la forma originaria. Quindi a nessuno verrebbe in mente Giorgio Cespuglio (o Giorgio Bush). Allo stesso modo, s'inizia a conservare il nome originale delle varie personalità del passato. Ergo abbiamo Friedrich Nietzsche o Wolfgang Amadeus Mozart (rammento di aver letto, in testi più datati, Federico Nietzsche e Volfgango Mozart).
Cosa ne pensate in proposito? Ad esempio, meglio New York o Nuova York? (O altro).
La questione mi lascia un poco perplesso, e mi tocca da vicino pure per motivi strettamente personali. In quanto scrittore fantasy ho una gran mole di nomi (luoghi e persone, appunto) con cui non so esattamente come comportarmi.
Penso che coi nomi di persona e di luogo non ci sia nulla da fare: bisognava farlo subito e non aspettare diversi secoli. E per i nomi di persona è anche comprensibile rispettare la forma originaria; ma i toponimi, almeno quelli di Stati e di città importanti, si sarebbero dovuti adattare fin dall’inizio.
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Personalmente credo che dei nomi stranieri si debba usare la traduzione qualora questa abbia una certa storia, perciò sicuramente Cartesio, Francesco Bacone, la regina Elisabetta e via dicendo.
Le traduzioni che siano passate attraverso il latino quando questo era lingua franca europea sono a mio parere inattaccabili; non si può dire altrettanto di Alberto Einstein e Leone Trotsky (e qui però si apre il capitolo probabilmente ancor piú spinoso della traslitterazione), che pure si trovano, ad esempio nei nomi delle vie; è sicuramente inaccettabile la traduzione forzata non solo del nome ma anche del cognome, come nel fascista (questo sí) Luigi Braccioforte.
Le traduzioni che siano passate attraverso il latino quando questo era lingua franca europea sono a mio parere inattaccabili; non si può dire altrettanto di Alberto Einstein e Leone Trotsky (e qui però si apre il capitolo probabilmente ancor piú spinoso della traslitterazione), che pure si trovano, ad esempio nei nomi delle vie; è sicuramente inaccettabile la traduzione forzata non solo del nome ma anche del cognome, come nel fascista (questo sí) Luigi Braccioforte.
Forse perché si percepisce che Delhi è toponimo in lingua hindu (?) e il New appiccicato dagli inglesi è ritenuto impunemente traducibile. Mentre New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.Non capisco una cosa: quasi nessuno ormai dice o scrive Nuova York, ma Nuova Delhi sembra riscuotere maggior apprezzamento. Questa differenza di trattamento è giustificata?
Da un punto di vista logico non ha molto senso, ma non sempre gli usi linguistici sono logici, mi pare.
Infatti, questi ibridi mi fanno accapponare la pelle: o si lascia la forma originale tutt’intera (New York), o s’adatta tutta in Nuova Iorca (cfr l’aggettivo e nome nuovaiorchese).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Il nostro Carnby naturalmente scherza.Carnby ha scritto:Nuova Eboraco?



*Capologuogo dello Iorcascia.

Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Ha un suo senso se si considera che leggiamo Delhi all'italiana (tanto varrebbe allora togliere quella h, però), quando è – credo – una traslitterazione inglese di un nome che si dovrebbe pronunciare [d̪ɪlːiː].CarloB ha scritto:Forse perché si percepisce che Delhi è toponimo in lingua hindu (?) e il New appiccicato dagli inglesi è ritenuto impunemente traducibile. Mentre New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.
Da un punto di vista logico non ha molto senso, ma non sempre gli usi linguistici sono logici, mi pare.
D'altronde a volte si incontra persino Mexico City o Cape Town, che non dovrebbero essere giustificati dall'uso locale (spero che usino la loro lingua), e si traducono agevolmente.
Per te intendo
ciò che osa la cicogna quando alzato
il volo dalla cuspide nebbiosa
rèmiga verso la Città del Capo. (Montale, Le Occasioni)
ciò che osa la cicogna quando alzato
il volo dalla cuspide nebbiosa
rèmiga verso la Città del Capo. (Montale, Le Occasioni)
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
Mexico City mi pare un'aberrazione ingiustificabile. E' come se chiamassimo Londra Londres o New York Nueva York.
Per Cape Town il caso forse è un po' diverso, perché la città non fu fondata dagli indigeni, ma dagli europei, e dalla fine del Settecento fu sotto controllo inglese e venne in seguito popolata da immigranti anglofoni o divenuti tali (anche se con il tempo la popolazione nativa, credo principalmente xhosa, è diventata preponderante), quindi Cape Town è un toponimo antico e proprio. O si traduce con Città del Capo o si lascia com'è.
Vorrei però aggiungere (ripetendomi, temo) che come a me dà un po' fastidio vedere tradotto Genova in Gênes/Genua/Genoa (beh, quest'ultima traduzione in realtà non mi dispiace
) o Venezia in Venise/Venice/Venedig, allo stesso modo non mi preoccuperei troppo di tradurre i toponimi altrui. Dove esiste un uso consolidato teniamolo; dove si sta affermando o si è già affermato l'uso dell'originale (come per New York o per l'appunto Cape Town ) accettiamolo senza problemi.
Per Cape Town il caso forse è un po' diverso, perché la città non fu fondata dagli indigeni, ma dagli europei, e dalla fine del Settecento fu sotto controllo inglese e venne in seguito popolata da immigranti anglofoni o divenuti tali (anche se con il tempo la popolazione nativa, credo principalmente xhosa, è diventata preponderante), quindi Cape Town è un toponimo antico e proprio. O si traduce con Città del Capo o si lascia com'è.
Vorrei però aggiungere (ripetendomi, temo) che come a me dà un po' fastidio vedere tradotto Genova in Gênes/Genua/Genoa (beh, quest'ultima traduzione in realtà non mi dispiace

Da notare che i nomi dei sovrani (tranne quelli «esotici» come Haakon) vengono sempre adattati. Ci sono strane eccezioni però, come Juan Carlos: forse «re Giancarlo» suona troppo «plebeo»?Marco1971 ha scritto:Penso che coi nomi di persona e di luogo non ci sia nulla da fare: bisognava farlo subito e non aspettare diversi secoli.
Lingua hindi semmai. Hindu (in italiano indù) è il sostantivo/aggettivo relativo alla religione induista.CarloB ha scritto:Forse perché si percepisce che Delhi è toponimo in lingua hindu
Infatti portoghesi e spagnoli dicono, rispettivamente, Nova Iorque e Nueva York. E sulla Wikipedia latina è spuntata una Urbs Novum Eboracum... Generalmente le altre lingue non traducono.CarloB ha scritto:Mentre New York fu denominata così dagli inglesi negli anni '60 del Seicento, e tradurre il New sembra una forzatura, la creazione di un ibrido mezzo inglese e mezzo italiano.
In hindi è Dillii (la seconda i è lunga) e in urdu Dehli (non sono sicuro sulla lunghezza dell'ultima vocale). Riguardo al digramma lh potrebbe trattarsi di un'antica traslitterazione inglese di «l» geminata o di una trascrizione approssimativa del nome urdu della città.Federico ha scritto:Ha un suo senso se si considera che leggiamo Delhi all'italiana (tanto varrebbe allora togliere quella h, però), quando è – credo – una traslitterazione inglese di un nome.
Invece qui si sostiene un possibile incrocio di Dillii con Delphi.
A me dà un po' fastidio Göteborg, che in passato veniva spesso chimata Gotemburgo, come fanno ancor oggi spagnoli e portoghesi (oggi si può trovare, raramente, anche Gothenburg, all'inglese). La pronuncia italiana di Göteborg è molto differente da quella locale, per cui sarebbe bene usare la parola italiana (tra l'altro simile alla forma inglese, che è sempre la più «cool»). Analoghe considerazioni potrebbero valere per Bruxelles (da preferirsi Brussel o Brusselle) e Gent/Gand (da preferirsi Ganda, dato che in questo caso non c'è coerenza e, a seconda dei casi, prevale la forma fiamminga o quella vallone).CarloB ha scritto: Dove esiste un uso consolidato teniamolo; dove si sta affermando o si è già affermato l'uso dell'originale (come per New York o per l'appunto Cape Town ) accettiamolo senza problemi.
Scusate, ma cos’è questa storia di Capetown? La mia Enciclopedia Universale Garzanti, alla voce Capetown, scrive:
nome inglese di –> Città del Capo.
Stiamo regredendo, cancellando i nomi italiani per sostituirli coi corrispondenti inglesi?
nome inglese di –> Città del Capo.
Stiamo regredendo, cancellando i nomi italiani per sostituirli coi corrispondenti inglesi?
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
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