Se i docenti stessi non padroneggiano bene la lingua non ci si può stupire del basso livello di competenza linguistica (tra parentesi, nel bar che frequento d’estate ho letto quest’anno tutt’un articolo sull’eventuale ammissione dei cani nel locale; c’era scritto igene e evaquazioni).
Ma quella lingua si chiama d’una patria, la quale convertisce i vocaboli ch’ella ha accattati da altri nell’uso suo, et è sí potente che i vocaboli accattati non la disordinano, ma ella disordina loro.
C'è un certo gusto del sensazionalismo, nell'articolo. Come dire che ci sono chirurghi che ammazzano i pazienti sul tavolo operatorio o ingegneri che costruiscono ponti destinati a crollare al passaggio del primo treno o avvocati che non son capaci di difendere bene le ragioni dei clienti o notai che sbagliano i rogiti. Certo che può accadere: i poco competenti purtroppo esistono e purtroppo si trovano in ogni categoria professionale: a questo 'un c'è vverso di riparare, direbbe la zia di Empoli.
Ciò premesso, bisognerebbe forse distinguere tra l'uso di un gergo inutilmente criptico, pomposo e alla fine vuoto, che va nettamente condannato (scrivere e parlare chiaro per me dovrebbe essere annoverato tra i doveri morali) e gli errori veri e propri, che in qualche caso sono semplici sviste di battuta non corrette per (deplorevole, certo) pigrizia. In qualche caso invece non lo sono. E derivano da una scarsa cura dell'italiano in ogni grado di istruzione.
A lungo i pedagogisti sedicenti illuminati hanno tuonato contro i temi. Ma il tema è sempre stato la sola occasione per lo studente di mostrare come sa esprimersi in lingua. Sbagliato infliggere temi impossibili e pedanti: su questo non ci piove. Ma basta dare il seguente tema: Come ho passato le vacanze di Natale. Chiunque può scriverlo; non servono le tanto deprecate nozioni; occorrono soltanto ingegno e padronanza di espressione. E su come viene svolto il tema ce ne sarebbe da discutere in classe....